“Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”
Scritto da NORMA ALESSIO.
“Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7,14)
Osservando alcune raffigurazioni della natività di Gesù notiamo un personaggio insolito, di cui molte volte è controversa l’ identificazione: è l’ostetrica, o la levatrice, di nome Salome citata nel protovangelo di Giacomo del II secolo, uno dei testi cosiddetti apocrifi.
Nel raccontare l’avvenimento, questo testo aggiunge dei dettagli che nei vangeli canonici non troviamo: Io, Giuseppe,… Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: “Dove vai, uomo?”. Risposi: “Cerco una ostetrica ebrea”.( …) “. E la ostetrica andò con lui. Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. L’ ostetrica disse: “Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele”.Uscita dalla grotta l’ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: “Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura“. Rispose Salome: “(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito”. Entrò l’ostetrica e disse a Maria: “Mettiti bene. Attorno a te, c’è, infatti, un non lieve contrasto”. Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: “Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata”. (…) Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: “Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia”. Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: “L’adorerò perché a Israele è nato un grande re”. E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata.
L’annuncio e il concepimento di Gesù è già anticipato con grande solennità nel brano di Isaia che lo presenta come un segno divino, suscitando l’attesa di un concepimento straordinario. L’evangelista Matteo, a conferma di ciò, aggiunge: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi“. (Mt 1, 22-23).
Spesso, e soprattutto nelle icone della tradizione orientale, sono normalmente in due le donne che assistono Maria, sempre intente a lavare il piccolo Gesù, a porgerglielo per la poppata, a stemperare l’acqua nel bacile o ad asciugare i panni, mentre nelle natività dell’arte occidentale la figura della levatrice entra in scena in modi diversi: come nell’affresco di Giotto nella Cappella Scrovegni, dove una donna, che potrebbe essere Salome, è discosta, ai margini della capanna incassata nella roccia, e si china per sorreggere il bambino fasciato.
Un altro esempio è la levatrice dell’ Adorazione dei pastori di Georges de La Tour (1644), esposta a Parigi al Museo del Louvre. La donna non sa cosa guardare, se la ciotola d’acqua calda inutilizzata che ha in mano o quel Bambino venuto al mondo senza aiuto, senza doglie di parto, nato senza sangue, né lacrime. Le mani giunte di Maria proiettano sul petto, un’ombra che assume la forma di ali di colomba e ricorda le parole dell’angelo a Maria “lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. (Lc 1-35) che va a sottolineare l’evento straordinario.
Nell’Adorazione dei pastori di Pieter Paul Rubens del 1608 (pala d’altare per la cappella Costantini nella chiesa di San Filippo Neri a Fermo nelle Marche, ora conservata alla pinacoteca), la vecchia levatrice è accanto ai pastori e mostra a Maria le mani, fissandola in volto.
Ancora, in una miniatura nel Libro delle ore (1420 circa) della Natività di Spitz Master, conservato al The J. Paul Getty Museum di Los Angeles, l’ostetrica compare alle spalle della Vergine, con l’aureola dorata, in devota venerazione, perfetta imitatrice di Maria, nella posa e persino nell’abito, ma ancora senza le mani, che però stanno prontamente arrivando “in volo”, portate da un cherubino.
Infine nella Natività di Gesù di Lorenzo Lotto del 1528, conservato nella Pinacoteca nazionale di Siena, Salome – protagonista del miracolo della guarigione delle mani invalide, simbolo del dubbio che la donna ebbe sulla verginità di Maria – sono ritratte dal pittore nell’istante in cui sono rattrappite ambedue, e non una, come nel Protovangelo di Giacomo che le resta come “bruciata” o “inaridita” per aver voluto saggiare nell’intimo l’integrità di Maria.
Il dubbio rimane sulla reale identità di questo personaggio e sul suo ruolo nella scene ritratte dai pittori, ma quello che è certo è che il mistero della verginità di Maria è unico e irripetibile, come spiega Benedetto XVI nell’Angelus dell’8 dicembre 2011 (*), e il suo significato spirituale è legato alla fede di ogni cristiano.
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(*) http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2011/documents/hf_ben-xvi_ang_20111208.html
- In copertina: Rubens, particolare del Volto di Vecchia dall’Adorazione dei pastori di Fermo sopra citata.