Inizio del vangelo secondo Matteo riscritto da Pasolini

15 Febbraio 2020Lorenzo Cuffini

Scritto da DARIO  COPPOLA.

 

Nel 1964 Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini esce al cinema. Il film è in bianco e nero e dura 142’.

 

 

Le musiche, scelte con la scrittrice Elsa Morante (che compare anche nel film Accattone), sono di Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Sergei Prokof’ev, Anton Webern.

Inoltre compaiono:  Negro spirituals,

 

Canti rivoluzionari russi, scelti da Luis Bacalov,

 

 

Missa luba congolese, poi portata al Concilio Vaticano II dal cardinal Rugambwa (*)

 

Il film è dedicato «Alla cara, lieta e familiare memoria di Giovanni XXIII» da poco scomparso.

Ne ripercorreremo qui, sequenza per sequenza, tutta la trama. Oltre che un’analisi, il nostro percorso sarà una vera meditazione, perché l’opera pasoliniana è una citazione quasi letterale del testo di Matteo, non scevra di suggestivi momenti di creatività artistica.

Vangelo dell’infanzia (**)

La prima sequenza, omessa la genealogia iniziale, è un primissimo piano di Maria, seguito da quello di Giuseppe, ispirato a Masaccio:

è l’annunciazione, nella quale appare l’arcangelo Gabriele, ma nel film si sente Giovanni Battista pronunciare la profezia di Is 7, 14: «Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio, e a lui sarà dato il nome di Emmanuele» (Mt 1, 23).

 

 

Il silenzio sovrasta le inquadrature: Maria e Giuseppe non parlano. L’arrivo dei magi, commentato da uno spiritual, e la corte di Erode, sono interpretati da attori italiani non professionisti, dal marcato accento calabrese: il regista, attento alla questione della lingua, esalta le parlate locali italiane nei suoi film. Bambini vocianti corrono in molte scene, alternandosi a momenti contemplativi.

Pasolini sostituisce al sogno descritto da Matteo l’apparizione dell’angelo ai magi, il quale li invita a cambiar strada; la scena è avvolta dal silenzio.

Viene descritta la fuga in Egitto, su sottofondo mozartiano, con partenza all’alba, non di notte come nel testo di Matteo. La citazione di Os 11 «Dall’Egitto ho chiamato il Figlio mio» (Mt 2, 15b) è pronunciata dalla voce fuori campo di Giovanni Battista.

I soldati di Erode, con armature medievali, attuano la strage degli innocenti; le scene violente sono rese in modo farsesco, come muti affreschi del Trecento e del Quattrocento, sulla musica di Prokof’ev tratta dall’Aleksandr Nevskij.

 

 

Erode, morto, è ripreso dal fondo del letto, come Ettore Garofolo in Mamma Roma. L’angelo riappare a Giuseppe, sulla musica di Bach; poi si vede Gesù bambino, in braccio a Giuseppe.

Dal battesimo al ministero pubblico

Trent’anni dopo, Giovanni Battista battezza, su sottofondo spiritual: si riconosce ora la voce di chi ha annunciato i brani profetici citati da Matteo. Tra gli ascoltatori del Battista, Pasolini inserisce Giovanni e Giacomo di Zebedeo.

 

 

I farisei passano osservando dall’alto. Essi indossano abiti ispirati a Piero della Francesca, Storie della vera croce, Arezzo (1447-1466) (***)

Per la prima volta, sul commento mozartiano, compare Gesù adulto, interpretato da Enrique Irazoqui e doppiato nella versione italiana da Enrico Maria Salerno. Gesù dice a Giovanni Battista: «Lascia fare, per ora è conveniente a noi che adempiamo ogni giustizia» (Mt 3, 15b).

 

Seguono le tre tentazioni, introdotte dalla musica di Bach: il diavolo è interpretato da un uomo che, fallito il suo tentativo, se ne va. La scena successiva inquadra il Battista imprigionato, mentre si sente la sua voce, fuori campo, citare Is 9,1: «Il popolo che giace nella tenebra ha veduto una grande luce» (Mt 4, 16a). Inizia così il ministero pubblico di Gesù che lascia Nazaret per Cafarnao: significativo è il commento degli inni rivoluzionari russi ai passi di Gesù tra i campi mietuti dai contadini. Guardandoli, Gesù dice, nel testo della Pro Civitate: «Ravvedetevi [Convertitevi, ndr] perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4, 17b).

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(*) Bongioanni M., Pasolini e i suoi film, Centro Studi Cinematografici, Torino 1964, p.32.

(**)  Ivi, p. 29.

(***) Ivi, p.22.

 

 

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