Vangelo Style
Scritto da MARIKA BONONI.
Barbon Style, può accadere che a Torino… scritto da Enrico Chierici (Neos Edizioni, 2017) è un libro ambientato in parte su un tram.
Due ragazzi, Marco e Fiore, si conoscono e viaggiano insieme, condividendo rotaie e vita. A un certo punto lui regala a lei due libri, uno di questi è il Vangelo. Non si tratta di una riscrittura nel vero senso del termine (il racconto procede oltre questo episodio, lo supera e continua nella sua corsa verso il finale) tuttavia è interessante la chiave interpretativa che il diciannovenne propone alla sedicenne Fiore, insieme alla reazione della ragazza e alla sua rilettura. Il Vangelo nelle parole di Marco (il personaggio di Chierici) è “un fiume pieno di sorprese […] non è né lento né ombroso” e “normalmente ci si può fare del bel rafting” (p.81), una descrizione accattivante anche se lei reagisce seccata, col tono di chi è appena cascata nella rete del solito predicatore. Decide però di raccogliere la sfida, lo legge e l’autore – grazie al suo personaggio – ha la possibilità di tratteggiare alcuni protagonisti del testo sacro usando uno slang adolescenziale.
Maria, nelle riflessioni di Fiore, lungi dall’essere la “solita figura velata di azzurro”, assume le sembianze di una “giovane squaw” (p.85) simile alla sua amica Marghe per l’aspetto e a se stessa per la condizione sociale, dimostrando con ciò di aver colto una vicinanza che supera i luoghi e il tempo. L’attualizzazione così fantasiosa non le impedisce di cogliere “qualcosa di importante” che non viene esplicitato e in questo modo l’autore rispetta non solo la psicologia del giovane personaggio, ma anche e soprattutto il mistero che rimane appena evocato.
Poi arriva Zaccaria, un potentissimo Jimi Hendrix privo di droghe, capace di parlare di sole e pace, luce e tenebre, con la stessa potenza della sua chitarra elettrica. Giovanni Battista: “magro e barbuto […] i capelli rasta pieni di fumo e sterpi secche” (p.86), un novello street-artist che con le sue profezie visionarie oggi avrebbe cambiato il volto della sua città, il “Leone del deserto” tradotto in lingua corrente e caratterizzato da uno degli aspetti centrali della sua narrazione: la radicalità della scelta di vita.
Infine il “folle tra le folle”, Gesù, un ribelle che se fosse vissuto oggi avrebbe avuto molti like sulla sua pagina, ma pochi followers (p.86). Sì perché sono proprio gli adolescenti post-moderni coloro che colgono l’enorme portata “sovversiva” del suo messaggio, insieme alla difficoltà di tradurlo in azione fintanto che si rimane ancorati a ideali stereotipati e a valori preconfezionati. Invece, anche se a Fiore Maria ricorda la sua amica Marghe, Giovanni Battista una sorta di guru rasta e Gesù è un Gesù bellissimo dal sorriso degno di un attore del calibro di Brad Pitt, quella sera in lei la paura lascia spazio alla speranza e il dolore alla pace: “Il mio giogo giova. Il mio peso non pesa” (p.87) scrive nel suo taccuino dopo aver letto il “Discorso della montagna”.
Barbon Style, due giovani vite agli antipodi condividono all’improvviso un tratto di adolescenza che pare azzerare di colpo le distanze. Il libro che cela al suo interno un piccolo tesoro: un “Vangelo style”.