IMMAGINAZIONE
Scritto da GIAN LUCA CARREGA.
Al maestro di spiritualità Ignazio di Loyola siamo debitori di molte pregevoli intuizioni, tra le quali spicca la compositio loci, ovvero la capacità di ricostruire nella nostra mente le ambientazioni degli eventi descritti dalla Scrittura. Al suo tempo si poteva contare sull’ausilio dei dipinti, delle statue e delle vetrate delle chiese, oggi abbiamo a disposizione anche le diverse fiction che ripropongono le vicende dei personaggi biblici, talvolta con bizzarra inventiva e talvolta con ricostruzioni abbastanza meticolose. Tutto ciò non è comunque bastato a purificare la nostra immaginazione da evidenti incongruenze con l’ambiente mediterraneo antico e i vari Gesù biondi con occhi azzurri e le Madonne dall’incarnato pallido sono un esempio sotto gli occhi di tutti. Ma questo è un problema minore.
Ci sono poi dei limiti ricostruttivi che incidono sulla reale comprensione della dinamica secondo cui si svolge una scena nel racconto dell’autore sacro. Prendo come riferimento l’episodio dell’incontro tra Filippo e l’eunuco di Atti 8,26-40. A parte una serie di informazioni storiche per inquadrare la scena (cos’è un eunuco? Va inteso solo come sinonimo di dignitario o si trattava davvero di un evirato? Dove si trova il regno di Etiopia di Candace? ecc. ecc.) ci sono anche dei presupposti culturali che vanno tenuti presente per capire come si articola la scena. Filippo è a piedi eppure va più veloce del carro. Possibile? Sì, un carro dell’epoca non ha niente a che vedere con le carrozze dei nobili o con i carri del Far West ed è un mezzo di locomozione molto lento, che però dà la possibilità di viaggiare più comodi e di poter portare con sé bagagli e vettovaglie in abbondanza.
Luca parla solo di Filippo e dell’eunuco: dobbiamo presumere che viaggiasse da solo? La cosa è praticamente impossibile, il rischio di briganti era elevatissimo e l’uomo (benestante) doveva contare su una scorta armata e su dei servi confacenti alla sua dignità, tra i quali almeno un autista per il carro. E poi c’è la curiosa menzione del libro che l’uomo sta leggendo, un rotolo del profeta Isaia. Conosceva l’ebraico? Ciò è molto improbabile, doveva trattarsi di una traduzione in aramaico o in greco, lingue più diffuse e quindi a portata di un uomo colto del tempo. E come fa Filippo a sapere che l’eunuco sta leggendo proprio Isaia? Certo non poteva scorgere un’etichetta sul rotolo! È chiaro che l’uomo sta leggendo ad alta voce, come era prassi nel mondo antico (Agostino ancora nel quarto secolo si stupirà che Ambrogio legga in silenzio, un comportamento ritenuto anomalo).
Dunque l’immaginazione è importante per “vivere la Bibbia”, ma è un po’ come la coscienza: va alimentata ed educata, altrimenti si atrofizza o cresce storta.