Se è Francesco a riscrivere Giuseppe
Scritto da LORENZO CUFFINI.
Siamo al 20 marzo, e Giuseppe, il santo, lo abbiamo appena festeggiato.
Ma quest’anno, in barba al popolare detto, passata la festa NON SI GABBA lo santo. Il fatto è che quest’anno, il 2021, è stato proclamato “Anno di San Giuseppe”. E’ stato il Papa ad indirlo, l’8 dicembre scorso, nel giorno in cui ricorrevano i 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica. “Al fine di perpetuare l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, Papa Francesco – si legge nel decreto del Vaticano – ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe”.
Con l’occasione, Francesco ha anche scritto una Lettera Apostolica – Patris Corde – che inizia con queste parole: Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli «il figlio di Giuseppe».
Questa lettera, che è documento tutto da leggere ed in grandissima parte destinato alla riflessione sul tema della paternità, porta però, in preambolo, una considerazione sulla figura dello sposo di Maria più generale e, al contempo, fortemente attualizzata. Francesco scrive infatti nelle prime righe della sua Lettera di voler parlare di:
“questa straordinaria figura, tanto vicina alla condizione umana di ciascuno di noi. Tale desiderio è cresciuto durante questi mesi di pandemia, in cui possiamo sperimentare, in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che «le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. […] Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti».[6] Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza. A tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine”
Così Giuseppe, prima ancora che padre e sposo, viene colto nella sua esistenza comune, feriale, in buona parte anonima, eppure fondamentale e determinante per la Storia intera della salvezza. E, in questo, accomunato a quella folla di persone che oggi, in questo anno Covid, con le loro analoghe vite altrettanto comuni, feriali e quasi anonime, risultano fondamentali e determinanti per la società tutta e per l’esistenza di moltissimi di noi.
Mi viene in mente un caro amico che, vivendo in famiglia una situazione fortemente segnata dalle condizioni di salute della moglie, scherzando parlava di sé come di un “marito sangiuseppato ”. Il che non era affatto megalomania, quanto un modo ironico per indicare una situazione che si era pensata, programmata, sognata in un modo , e dovuta affrontare in tutt’altra e impensabile maniera. Ugualmente han fatto tutti coloro che Francesco indica nella sua Lettera: tutti quei medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose; ebbene di tutti potremmo dire che sono altrettanti uomini e donne sangiuseppati . Senza averlo minimamente voluto, si son trovati a fronteggiare una realtà più grande di loro, sono restati e restano al loro posto, rendendo così possibile che la storia di tutti ( la loro e degli altri) potesse e possa andare avanti: e senza farci sopra tante storie.
Insomma, Giuseppe, con la sua presenza indispensabile, ma fuori dai riflettori, è contemporaneamente la rappresentazione di molti che in questo anno sono stati incongruamente etichettati come eroi, – mentre continuavano a fare quello che hanno sempre fatto, senza che mai nessuno se li filasse – e il modello a cui quelle stesse persone possono fare confidente riferimento. E, al contempo, tutti costoro diventano una attualizzazione, e in certo senso, una incarnazione attuale, se non di Giuseppe e della sua peculiare e straordinaria sorte, certamente del suo ruolo e del suo modo di essere. E ci aiutano anche a riflettere sulla sua personalità e psicologia, umanizzandocelo, per dir così; scongelandolo dal freezer delle statue, dei presepi e delle pale d’altare dove lo abbiamo ibernato e dove siamo distrattamente portati ad abbandonarlo.
Un aspetto merita ancora una sottolineatura. Come Giuseppe, anche i suoi emuli di oggi (magari inconsapevoli ) non solo assicurano presenza, ruolo e lavoro, ma esercitano ” ogni giorno pazienza e infondono speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità”, scrive il papa. Vero. A dimostrazione, proponiamo uno tra i tanti contributi filmati che in quest’anno di pandemia hanno affollato la rete. Come si legge nella presentazione su youtube
“Il personale sanitario del Comprensorio sanitario di Merano si è messo in gioco sulle note di \”Jerusalema\” per lanciare un messaggio di speranza e spensieratezza nei giorni che precedono il Natale. Così medici e infermieri, volontari di soccorso e non solo hanno ballato nei corridoi del Comprensorio diretto da Irene Pechlaner.” Guarda il video a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=sEvg6vnuad0
Scrive Francesco che a tutti loro va una parola di riconoscimento e di gratitudine. Siamo d’accordo, e ci piace esprimere anche da parte nostra entrambi i sentimenti. Il tempo degli effimeri “andrà tutto bene” e degli arcobaleni beneauguranti e favolistici è finito da un pezzo . Ma abbiamo capito – ed è già tanto – che tutto “andrà” e continuerà comunque ad andare. Grazie alla piccola folla dei nostri sangiuseppe senza volto e senza nome.
______________________________
- In copertina: l’attore Oscar Isaac, che interpreta Giuseppe nel film Nativity .
- A questo link, il testo integrale della lettera apostolica Patris Corde di papa Francesco: