Nel nome di Ftah: da Aida al Principe d’Egitto.

Scritto da LORENZO CUFFINI.
Cosa possono avere a che fare la grandiosità scenica e la complessità musicale di un’opera come l’Aida di Verdi e un cartoon tra i più popolari? E in che modo entrambi possono svelare agganci più o meno diretti ed evidenti alla Scrittura, fino ad evocarla agli occhi dello spettatore?
Quando vidi per la prima volta Il principe d’Egitto, il film di animazione del 1998, e poi tutte le altre innumerevoli in cui l’ho rivisto a casa insieme a mia figlia piccola, e successivamente ancora, i richiami che mi sono venuti alla mente sono stati tre. Il primo, del tutto ovvio, alla Bibbia: trasposizione della storia di Mosé narrata nel libro dell’Esodo, il film è una vera e propria riscrittura di Scrittura: secondo i canoni del disegno animato. Il secondo, altrettanto diretto, è a I Dieci comandamenti, il kolossal cinematografico del 1956, a cui esplicitamente il prodotto targato Spielberg si richiama. Il terzo, un poco più nascosto e personale, è a Giuseppe Verdi e alla sua opera forse più famosa e teatralmente spettacolare, Aida. Come si vede, non è che questi rimandi siano frutto di chissà quale geniale ispirazione: è l’Egitto dei Faraoni a fare da denominatore comune e da “navetta” tra i diversi contesti narrativi nella mia mente di spettatore.
La concatenazione delle suggestioni funziona nei due sensi. Non solo da Mosè a Verdi, diciamo, ma anche in direzione contraria. Mi è capitato recentemente di ascoltare l’intera esecuzione di Aida alla radio, dunque senza la fascinosa messa in scena teatrale, e , giunto a un certo punto, di sorprendermi a pensare a Mosè, che mi è arrivato in mente “veicolato” dalle immagini disegnate del Principe, che a loro volta si portavano a rimorchio quelle datate e fragorose del filmone holliwoodiano con tanto di dialoghi epici e tonanti. Il gancio che ha fatto scattare il meccanismo dell’ assonanza e dell’ associazione di idee è stato in questo caso una paroletta, Ptah. Ptah, o Ftah nella sua versione italianizzata, è il nome del dio egizio che viene invocato nella seconda scena del primo atto dell’opera di Verdi: Possente, possente Ftah.
E lo stesso nome (lo stesso dio) è evocato in un’altra scena “sacerdotale”, quella del Principe d’Egitto in cui l’esilarante duo di sacerdoti alla corte del Faraone danno mostra dei loro poteri e dei loro prodigi nella scena Stai cercando solo guai.
Non sono in grado di imbastire una dotta trattazione su una eventuale vena biblico/religiosa nel laicissimo Giuseppe Verdi, né una lettura comparata dell’antico Egitto nella storia delle regie teatrali e cinematografiche moderne. Molto piu’ terra terra, questa personale triangolazione di citazioni mi fa toccare con mano, nel mio piccolissimo, quanto la Bibbia con le sue storie e i suoi personaggi sia a tal punto impastata nella cultura e nella tradizione occidentale – ben oltre l’ambito della fede – da permearne il substrato più profondo, quello che può affiorare in ogni momento, evocato da un gesto, un’immagine, una emozione, una suggestione, una atmosfera. Constatazione banale, ma con l’autenticità dell’esperienza diretta. Il che dimostra anche perché, si sia credenti o meno, le storie della Scrittura continuino a restare a ogni generazione vive, presenti, in grado di parlarci e dirci qualcosa. Alla faccia della conclamata secolarizzazione dei tempi o dell’indifferenza religiosa certificata dalle numerose analisi sociologiche.
_____________________________________
- La registrazione del brano di AIDA è tratta da : Giuseppe Verdi/Aida – Antalya State Opera and Ballet..June 13, 2017, Première.
- Il brano Stai cercando solo guai, è tratto da IL PRINCIPE D’ EGITTO; nella versione originale si intitola Playing with the Big Boy ed è cantato in inglese da Steve Martin e Martin Short. La versione e in italiano è cantata da Neri Marcoré e Francesco Vairano.