Io voglio sapere
Scritto da LORENZO CUFFINI.
Esiste une riscrittura per immagini?
La risposta è tanto ovvia da rendere provocatoria la domanda. Certo che sì: tutta l’arte figurativa sacra, il teatro dal tempo delle Laudi e delle sacre rappresentazioni in giù, fino al cinema- dai suoi albori ad oggi- lo dimostrano senza dubbi. Quello che è meno scontato è constatare che anche le “ semplici” immagini di cronaca possono riscrivere, magari senza volerlo, una pagina di Bibbia. Anche se scattate soltanto per descrivere e documentare la realtà di un fatto.
Quella qui sopra, per esempio, è la fotografia della statua di Gesù vandalizzata nella chiesa della Flagellazione a Gerusalemme, prima tappa della Via Dolorosa nella Città Vecchia. La statua lignea è stata rovesciata e sfregiata con un martello, da parte probabilmente di un estremista religioso anticristiano, peraltro arrestato e attualmente indagato. Ma guardandola, più che la notizia, grave e odiosa di per sé, il credente sente risuonare al suo orecchio:
- Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». E molti altri insulti dicevano contro di lui.
- I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
- Il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno..
- Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. - Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Ok: è solo una foto. Ok: è solo una statua. Il fatto è che la violenza di cui è stata fatta oggetto è vera e concreta, veri e concreti i colpi, segno di un vero e concreto odio, che richiama alla mente, attualizzandolo, quello esercitato duemila anni or sono, in ben altra tragedia, sull’Originale in carne, ossa e Spirito. E’ qualcosa di più di una suggestione: è la prova tangibile che la violenza e l’aggressività covano sotto la cenere e restano pronte ad esplodere . Questa immagine è ri-scrittura, seppur pallida, della violenza e della aggressività narrate dai Vangeli . Ed è in grado di colpire più e meglio di una pagina scritta.
Dunque: cronaca che, indirettamente, riporta alla mente la Scrittura. Ma il binomio, funziona anche in altro modo. C’è anche chi, muovendosi in senso contrario, per dir così, sente il bisogno di testare la Scrittura – e la fede di cui è espressione e rivelazione- passandole alla verifica della cronaca minuta e quotidiana. E’ il caso di quell’anima ardente e splendida, ma quanto scomoda nella sua fede accesa e ispida, di David Maria Turoldo. Il quale scrive una poesia, una preghiera non preghiera, come spesso si potrebbero definire le sue composizioni. Una manifestazione di fede, protesta, rivendicazione, passione, amore. La intitola “ Io voglio sapere”. Prete, uomo di Dio, Turoldo è come se dicesse: tutto vero, tutto bello, ma… oppure: poche storie! Io voglio sapere come stanno le cose veramente. Sottintendendo che non gli bastano le enunciazioni di fede e di principio; i fatti di ogni giorno e della vita pongono domande urgenti e irrinunciabili proprio a quelle enunciazioni e a quei principi. Nessuno si scandalizzi di questo atteggiamento: che è di grande fede. La fede non è dichiarare una verità conclamata e incontestabile: per dire che un geranio è un geranio, non occorre alcun atto di fede, solo una banalissima constatazione lapalissiana. L’atto di fede diventa necessario e si materializza quando, ponendosi domande , tante, tutte, comprese le più scomode e le meno semplici, anche quelle che portano fino al confine labile e drammatico con la negazione di Dio, tu arrivi a poter dire : le conosco, le riconosco, me le pongo e mi interrogo. Per qualcuna ho una risposta, per molte altre no: ma è lì che chiudo gli occhi e salto, dalla terraferma della certezza tangibile al vuoto senza rete della fede nel mio Dio.
Questo lungo elenco di questioni, che Turoldo cocciutamente ripropone, con quel suo insistere sull’Io voglio sapere, trova , nel rapporto tra fede e cronaca e storia, continui rimandi e agganci. Ne fornisco qualche esempio tra i tanti possibili, pescato dalla lettura dei giornali di questa ultima settimana.
IO VOGLIO SAPERE (David Maria Turoldo)
.
Io voglio sapere
se Cristo è mai stato creduto,
se è venuto e viene e verrà;
o sia appena un’invenzione
per un irreale gioco del Signore
di contro al cupo
giorno dell’uomo
Io voglio sapere
se veramente qualcuno crede
e come è possibile credere:
se almeno i fanciulli
-avanti ogni cultura-
vedono ancora il Padre.
Io voglio sapere
se l’uomo è una fiera
ancora sulle soglie della foresta:
se la ragione è una rovina
.
Io voglio sapere
se il nostro vivere è appena una difesa
contro la vita degli altri:
questo uomo bianco
il più feroce animale
sempre all’assalto
contro ogni altro uomo,
o maledetto occidente.
Io voglio sapere
se ci sono ancora gli assoluti,
o se io sono sacerdote
di colpevoli illusioni;
se è vero che saremo
finalmente liberi
se saremo ancora liberi
se saremo mai liberi.
Io voglio sapere
qual è il potere di resistere,
se sopravvivrà ancora l’amore,
se pure è mai esistito.
Io voglio sapere
se resisterà ancora Cristo,
perché, se no, mi ammazzo
Io voglio sapere
se l’uomo cresce
e quale sarà l’intelligenza
d’un abitante della metropoli:
se la scienza non sia la morte
e questa macchina
non sia la nostra bara d’acciaio
Io voglio sapere
se esiste una forza salvatrice
e se nasce a Natale;
che almeno la Chiesa non sia
la tomba di Dio,
l’ultima sconfitta dell’uomo.
Io voglio sapere
se la pace è possibile
se la giustizia è possibile
se lo spirito è più forte della forza.
Io voglio sapere
se qualcuno ha fede ancora
in un futuro.
Io voglio sapere
se Cristo è veramente risorto,
se la Chiesa ha mai creduto
che sia veramente risorto.
Io voglio sapere
perché allora è una potenza,
e perché non va per le strade
come una follia di sole
a dire: Cristo è nato! Cristo è risorto!
E perché non rinuncia alle ricchezze
per questa sola ricchezza di gioia.
Perché?
Mia chiesa amata e infedele,
mia amarezza di ogni domenica,
chiesa che vorrei impazzita di gioia.
Perché?
Io voglio sapere.
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- Le immagini sono tratte dai siti online di Avvenire, Vatican news, L’Osservatore Romano, Agensir
Questa lettura mi ha condotto ad un altro pensiero.
Nella catechesi pare che raccontiamo cose “del passato”, di un Gesù di altri tempi, che non appartiene alla nostra vita.
Se provassimo invece a rileggere i fatti di cronaca e gli avvenimenti della vita, con relative immagini, alla luce della Scrittura, non sarebbe questa una migliore e più efficace catechesi?
Grazie e cordiali saluti.