Per quel che ve ne importa…
6 Aprile 2023Lorenzo Cuffini
Scritto da LORENZO CUFFINI.
Una riscrittura per il Giovedì Santo
Il credente è spesso fortunato ad avere a disposizione qualcuno che rilegga e interpreti un brano di Vangelo inforcando le lenti della assoluta laicità. Questo – quasi sempre – gli permette di recuperare una freschezza di visione e l’impatto originario di quel che è scritto ed è avvenuto, superando la spessa patina della abitudine all’ascolto e della stessa devozione che talvolta finiscono per smorzarne la forza dirompente.
Prendiamo, senza che nessuno si scandalizzi, l’ Ultima Cena, momento fondante e cruciale per ogni cristiano. Quando, cinquant’anni esatti fa, nel 1973, Norman Jewison firmò la versione cinematografica del già celebre musical Jesus Christ Superstar di Rice & LLoyd Webber, il capitolo dedicato a questo episodio (The Last Supper) fu quello che suscitò fra i cattolici maggiori perplessità e polemiche. Privo di qualunque prospettiva sacramentale, letto in chiave tutta umana, l’episodio ci viene raccontato come momento di fondamentale incomprensione e quasi incomunicabilità tra Gesù e i suoi apostoli, distanti anni luce dalla consapevolezza dei fatti e dalle intenzioni profonde del loro Maestro. Momento di drammatico confronto con Giuda – che da lì parte per consumare materialmente il suo tradimento – di solitudine crescente e pesante per il Rabbi, che assaggia tutta intera la lontananza siderale tra se stesso e i suoi seguaci pronti, da lì a poco, a lasciarlo solo.
Ecco i testi in italiano:
Giovedì notte, l’ultima cena
[Apostoli]
Guarda tutte le mie prove e tribolazioni
Che affogano in un bel calice di vino
Non disturbatemi ora, perché vedo le risposte
Finché questa sera sarà questa mattina, la vita è bella
Ho sempre sperato di diventare un apostolo
Sapevo che ce l’avrei fatta se ci avessi provato
Così quando andremo in pensione potremo scrivere i vangeli
Così parleranno ancora di noi quando saremo morti.
[Gesù]
La fine…
È solo un po’ più dura quando arriva portata da degli amici
Per quel che ve ne importa questo vino potrebbe essere il mio sangue
Per quel che ve ne importa , questo pane potrebbe essere il mio corpo
La fine!
Questo è il mio sangue che bevete
Questo è il mio corpo che mangiate18
Se vorrete, ricordatevi di me quando mangiate e bevete…
Devo essere impazzito se penso che sarò ricordato, sì
Devo essere uscito di senno!
Guardate le vostre facce vuote!
Il mio nome non significherà niente
Dieci minuti dopo che sarò morto!
Uno di voi mi rinnegherà
Uno di voi mi tradirà –
[Apostoli]
Non io! Chi potrebbe? Impossibile!
[Gesù]
Pietro mi rinnegherà tra poche ore soltanto
Tre volte mi rinnegherà e questo non è tutto ciò che vedo
Uno di voi che siete qui a cena, uno dei miei dodici prescelti
Se ne andrà per tradirmi –
[Giuda]
Piantala con questi discorsi teatrali! Tu sai bene chi –
[Gesù]
Perché non vai a farlo?
[Giuda]
Vuoi che lo faccia?
[Gesù]
Sbrigati, ti aspettano
[Giuda]
Se tu sapessi perché lo faccio…
[Gesù]
Non m’importa perché lo fai!
[Giuda]
Pensare che ti ammiravo
Ma ora ti disprezzo
[Giuda]
Tu vuoi che lo faccia!
E se io restassi qua a rovinare le tue ambizioni?
Cristo, te lo meriti!
[Gesù]
Sbrigati, sciocco, sbrigati e vai
Risparmiami i tuoi discorsi, non voglio sapere – VA’!
[Apostoli]
Guarda tutte le mie prove e tribolazioni
Che affogano in un bel calice di vino
Non disturbatemi ora, perché vedo le risposte
Finché questa sera sarà questa mattina, la vita è bella
Ho sempre sperato di diventare un apostolo
Sapevo che ce l’avrei fatta se ci avessi provato
Così quando andremo in pensione potremo scrivere i vangeli
Così parleranno ancora di noi quando saremo morti.
[Giuda]
Uomo triste e patetico, guarda dove ci hai portato
I nostri ideali ci muoiono attorno è tutto per colpa tua
Ed ora la cosa più triste di tutte –
Qualcuno doveva consegnarti
Come un criminale qualsiasi, come un animale ferito
Un’autorità sbiadita
Un’autorità sbiadita
Un’autorità sbiadita, sbiadita ed esaurita
[Gesù]
Vattene! Stanno aspettando! Vattene!
Stanno aspettando te!
[Giuda]
Ogni volta che ti guardo, non capisco
Perché lasci che le cose che hai fatto ti scappino così di mano
Le avresti gestite meglio se tu le avessi pianificate –
[Apostoli]
Guarda tutte le mie prove e tribolazioni
Che affogano in un bel calice di vino
Non disturbatemi ora, perché vedo le risposte
Finché questa sera sarà questa mattina, la vita è bella87
Ho sempre sperato di diventare un apostolo
Sapevo che ce l’avrei fatta se ci avessi provato
Così quando andremo in pensione potremo scrivere i vangeli
Così parleranno ancora di noi quando saremo morti.
[Gesù]
Nessuno vuol vegliare con me?
Pietro? Giovanni? Giacomo?
Nessuno vuole aspettare con me?
Pietro? Giovanni? Giacomo?
Puo’ risultarci ostico e sgradevole quel Per quel che ve ne importa premesso alle parole per noi divenute parte della liturgia eucaristica, pronunciate per giunta al condizionale della possibilità (potrebbe essere il mio corpo, potrebbe essere il mio sangue), e dunque per noi teologicamente scorrette. Ma, qui più che mai, giova ricordare che una riscrittura è, appunto, ri-scrittura: non sostituisce in alcun modo la Scrittura stessa. E dunque nulla interferisce con il piano della fede e del Credo. Puo’ però aiutarci a riscoprire il significato sconvolgente, letteralmente, di quelle parole, che noi ormai ascoltiamo come fossero piane e naturali, dopo una vita di consuetudine e di pratica che ce le rende talmente familiari da addomesticarcele e depotenziarne la portata.
Interessante ricordare anche un film di decadi successivo, assai popolare e discusso anch’esso, ma per motivi tutti diversi e in certo senso opposti, La Passione di Cristo di Mel Gibson, che si proponeva al contrario un chiaro intento apologetico nel raccontare gli ultimi tre giorni di vita di Gesù. Ebbene anche qui, in un’ atmosfera completamente differente, è raccontato di come il solo Giovanni, rimasto con Maria ai piedi della croce, viva in quel momento e sotto l’urto emotivo e concreto della esperienza visiva diretta della crocifissione, la rivelazione del significato vero e sconvolgente di quella cena. In un rimando di immagini tra il vedere la croce innalzarsi davanti a lui e ripensare al gesto del pane levato in alto in offerta, tra il vedere il legno intriso e gocciolante di sangue e ripensare al vino versato attorno alla tavola dell’Ultima Cena.
Insomma: lasciamoci provocare senza fuggire davanti a quelle parole ” Per quel che ve ne importa” e, come inconsueto momento di riflessione sul Giovedì Santo, sentiamole come rivolte a noi, pronunciate per noi. Ne conseguono alcune domande non facili, ma provvidenziali:
Mi importa? Ci credo veramente? Quel pane, quel vino: potrebbero essere o “sono“?
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