Chi è Amalek?
Scritto da MARIA NISII.
Si radunarono allora tutti gli anziani d’Israele e vennero da Samuele a Rama. Gli dissero: «Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non camminano sulle tue orme. Stabilisci quindi per noi un re che sia nostro giudice, come avviene per tutti i popoli».Agli occhi di Samuele la proposta dispiacque, perché avevano detto: «Dacci un re che sia nostro giudice». (1Sam 8,4-6)
Saul è il primo re di Israele, chiesto con insistenza dal popolo che fino a quel momento – dall’ingresso nella Terra Promessa – era stato guidato dai Giudici nella lotta degli avversari (S’l in ebraico significa chiedere, interrogare, consultare: Saul è il re chiesto a Dio dal popolo). Samuele, profeta e giudice di Israele, considera tale richiesta un rifiuto dell’ordine divino, ma YHWH decide di concederla a condizione che il re si mantenga fedele alla legge.Saul invece infrange per due volte le prescrizioni: la prima volta esegue un sacrificio in assenza di Samuele, la seconda, nella campagna contro Amalek, risparmia il bestiame e il re invece di applicare la norma dello sterminio.
Samuele disse a Saul: «Il SIGNORE mandò me per ungerti re del suo popolo, d’Israele; ascolta dunque quel che ti dice il SIGNORE. Così parla il SIGNORE degli eserciti: “Io ricordo ciò che Amalec fece a Israele quando gli si oppose nel viaggio mentre saliva dall’Egitto. Ora va’, sconfiggi Amalec, vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene; non lo risparmiare, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini“». Saul dunque convocò il popolo e ne fece la rassegna a Telaim: erano duecentomila fanti e diecimila uomini di Giuda. Saul giunse alla città di Amalec, pose un’imboscata nella valle e disse ai Chenei: «Andatevene, ritiratevi, allontanatevi dagli Amalechiti, perché io non vi distrugga insieme a loro; infatti voi vi comportaste amichevolmente verso tutti i figli d’Israele quando salirono dall’Egitto». Così i Chenei si ritirarono dagli Amalechiti.Saul sconfisse gli Amalechiti da Avila fino a Sur, che sta di fronte all’Egitto; prese vivo Agag, re degli Amalechiti, e votò allo sterminio tutto il popolo, passandolo a fil di spada. Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio delle pecore, dei buoi, gli animali della seconda figliatura, gli agnelli e tutto quel che c’era di buono; non vollero votarli allo sterminio, ma votarono allo sterminio ogni cosa senza valore e inutile. (1Sam 15)
Secondo logica l’atteggiamento di Saul potrebbe apparire pietoso nei confronti del re e interessato nel risparmiare il gregge buono. È così che interpreta Riccardo Bacchelli nella sua riscrittura Il pianto del figlio di Lais (1945):
«il re aveva creduto di conformarsi all’utile della nazione col distribuire e non distruggere quelle ricchezze, mentre lasciar la vita al re Agag si poteva difendere come accorto provvedimento opportuno, per non concitare ancor di più contro Israele i già troppi nemici e già troppo inferociti dall’odio inveterato e da un timore nuovo» (p. 11).
Il testo biblico però non pare d’accordo e offre un’altra prospettiva, che può risultare spiazzante se non se ne comprende il senso. Il profeta Samuele accusa infatti Saul di aver infranto la legge e gli comunica il ripudio di YHWH: il regno passerà ad altra dinastia. Il personaggio di Saul, così delineato, scelto e presto ricusato, dovrà misurarsi con il nuovo eletto –e, come visto nell’episodio su Gionata (https://scrittoridiscrittura.it/senza-categoria/davide-e-gionata?fbclid=IwAR07mcTEqMtJlB4ghzBDbKFEBm5ItjBKd_s7x3CG3gd6iGSZE3I47mDDNvw) un non meglio precisato malessere di carattere psichico risolve brillantemente il confronto sul piano narrativo. Nel rapporto con Davide (il giovane pastore e già unto re mentre Saul è ancora regnante), il personaggio di Saul assumerà dunque soprattutto un carattere tragico.
Se ricostruiamo tale vicenda regale è perché c’è qualcosa di interessante da capire nella figura di Amalek e nella legge dello sterminio. Come visto Saul è stato punito da YHWH con il ripudio per aver infranto le sue leggi, eppure per le stesse azioni Davide “la passa liscia” (1Sam 30). Che cosa ci stiamo perdendo?
Prima di proseguire con la nostra vicenda, ricordiamo che la Bibbia è parola di Dio in parole di uomini. Per questo è tipico di tali racconti accostare in una sola trama due livelli: il progetto divino e la contingenza delle libertà umane – come commenta P. Ricœur: “il testo mira a comunicare la convinzione che il progetto divino, sebbene ineluttabile, si realizza soltanto per il tramite di ciò che si definisce la riluttanza umana… si potrebbe dire che una teologia che mette a confronto l’inevitabilità del progetto divino con la riluttanza delle azioni e delle passioni umane è una teologia che genera il narrativo, o meglio una teologia che indica la modalità narrativa come la sua principale modalità ermeneutica”. Se consideriamo, ad esempio, la promessa di Dio ad Abramo di essere una grande nazione e poi di lì a poco la decisione di Abramo di esporre Sara alle mire del faraone pur di salvarsi, ci accorgiamo del grande rischio che ha corso di mettere in pericolo il progetto di Dio su colei da cui ci si aspettava la discendenza (Gen 12,11-20).
Qualcosa di analogo avviene anche nella vicenda di Davide e Saul. Dal punto di vista storico-esegetico, ricordiamo che, a differenza di Saul, Davide ha operato in assenza di Samuele, rappresentante del vecchio “partito yahwista” e mediatore della parola divina (contingenza umana). La nuova via aperta da Davide non ha quindi ostacoli dopo la morte di Samuele e il nuovo profeta, Natan, non sembra mostrare interesse per tali questioni (altra questione contingente, dipendente dalla libertà umana). E tale nuovo ordine è evidente nel trattamento del bottino di battaglia contro Amalek, che a suo tempo aveva causato la riprovazione di Saul, e che ora Davide si sente libero di disciplinare secondo nuove norme, facendo partecipare alla suddivisione anche coloro che non hanno combattuto. Si tratta di un rinnovato concetto di giustizia che prevede un diverso sistema di distribuzione della ricchezza, ma è soprattutto frutto dell’audacia di un uomo che ha la stoffa per diventare re prima di esserlo a tutti gli effetti (il progetto divino si realizza mediante la contingenza della libertà umana).
Secondo Roberto Calasso, «Gli eletti non sono mai semplicemente coloro che accumulano meriti. Se così fosse, il mondo sarebbe una interminabile e tediosa lezione di morale. Con la sua ossessiva concentrazione su ciò che implica essere eletti, la Bibbia sprigiona una altissima tensione romanzesca. Eletto è chi fa procedere le storie – e la storia. Ma questo non garantisce che gli eletti facciano sempre il bene e neppure che siano alleati fra loro. Saul e David erano entrambi eletti, ma Saul tentò a lungo, e in vari modi, di uccidere David. E al tempo stesso ne era irresistibilmente attratto.
[…] David era isolato in una guaina invisibile, grazie all’occulta protezione di Samuele. E soprattutto si avvertiva in lui qualcosa di allarmante, che non si osava nominare. David non era un singolo. Era già una stirpe» (Il libro di tutti i libri, Adelphi, 2019, p. 41-2).
A partire da qui, possiamo ora provare a offrire qualche pista di lettura sulla figura simbolica rappresentata da Amalek, personificazione del male e nemico onnipresente della storia veterotestamentaria, avversario per eccellenza del popolo. In Dt 25, 17-19 tra i precetti del pio ebreo, ricorre anche quello che ammonisce il ricordo di quanto Amalek ha fatto al popolo, ovvero l’essersi opposto al passaggio di Israele (1Sam 15,1-3). Per questa ragione viene condannato con la legge dello sterminio:
Ricòrdati di ciò che ti ha fatto Amalèk lungo il cammino, quando uscivate dall’Egitto: come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito. Non ebbe alcun timor di Dio. Quando dunque il Signore, tuo Dio, ti avrà assicurato tranquillità, liberandoti da tutti i tuoi nemici all’intorno nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti in eredità, cancellerai la memoria di Amalèk sotto il cielo. Non dimenticare!
Amalek è il male esternizzato in un nemico storico, ma può anche rappresentare il male riconoscibile nell’interiorità di ogni essere umano. Avergli attribuito un nome è una modalità narrativa di indubbia efficacia, che individua e isola la fonte di disturbo, la causa di separazione dell’uomo da se stesso.
«fra la storia e la natura c’è come un taglio: una differenza, una soluzione di continuità, un divorzio. E che io ritengo esserne responsabile Amalec: l’anti, colui che è contro. In presenza di un miracolo, l’ignorante dichiara: È una deviazione delle leggi naturali. Sbaglia: il miracolo ripara, al contrario, il divorzio fra natura e storia!» (Carlo Coccioli, Davide, p. 62).
La punizione di Saul per non aver applicato la legge dello sterminio con Amalek viene quindi riletta ironicamente da Calasso dicendo che «Saul commise allora un errore carico di conseguenze. Avrebbe dovuto ragionare da teologo o da metafisico. Ma era solo un guerriero» (p. 32). Se infatti ci fermiamo alle parole della legge divina sullo sterminio, tra le parole più dure della Bibbia ebraica, non possiamo che inorridire:
Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall’Egitto. Va’ dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini». (1Sam 15, 2-3)
Per evitare di misurarsi con la complessità del testo, si tende a evitarne il riferimento per la violenza esplicita di cui è portatore. Invece, come visto, se Amalek non è semplicemente un nemico storico ma immagine di male, che questo vada “sterminato”, eliminato senza risparmiarne nemmeno la più piccola parte, i conti allora cominciano a tornare.
I midrash, versione giudaica di riscrittura biblica, dispiegano una grande creatività nell’interpretazione dei testi, rileggendoli alla ricerca dello spirito, ossia delle trame celate nelle profondità della scrittura. I midrash sottopongono il testo a costante interrogazione, grazie al principio dell’inesauribilità della parola rivelata: «Tutto avviene in maniera tale che questi eventi fondanti si dilatano e dispiegano le proprie conseguenze, i propri effetti, molto in avanti nella connessione storica, continuando così a essere significativi per noi» (D. Banon, La lettura infinita). Lo vediamo all’opera con un esempio relativo al nostro caso, tratto dalla genealogia dei figli di Esaù (Gen 36,22):
I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna.
Il Talmud (Sanhedrin 99b) spiega che Timna era di stirpe regale (a partire da alluf, capo senza corona detto di Lotan in Gen 36,29) e che, volendo convertirsi, si era recata da Abramo, Isacco e Giacobbe. Poiché però questi non l’avevano accolta, era diventata concubina di Elifaz, figlio di Esaù (Gen 36,12): «Meglio essere serva in questa nazione che signora in un’altra», si era infatti detta la donna.
Da quell’unione nacque Amalek, eterno nemico di Israele, il quale, così riletto, diventa il frutto del rifiuto subito da Timna, una dimostrazione di come la libera interpretazione di un nome, a partire dalla radice (mana è impedire, rifiutare; si è cioè impedito a Timna di convertirsi), sappia efficacemente ripensare all’odio di Amalek per Israele riconducendolo al rifiuto di aprirsi all’altro.
Chi è allora Amalek? Nipote di Esaù (fratello imbrogliato da Giacobbe che per questo inizia a odiarlo e desiderare di ucciderlo), Amalek sembra concentrarne i lati negativi, diventando infine una specie di simbolo di tutti i nemici che perseguiteranno gli ebrei nella storia. Da una storia di fratelli alla storia di popoli nemici, dal male che si subisce al male che si cova nel cuore. Forse un po’ troppo per il “povero” Amalek… infatti gli anziani stanno ancora discutendo…