Il segno del Tau
Scritto da MARIA NISII.
Il Signore gli disse: «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». (Ez 9,4)
Nel contesto delle visioni di giudizio su Gerusalemme,a causa del peccato di idolatria di cui si è macchiato il popolo, il profeta Ezechiele vede un uomo vestito di lino, con una borsa da scriba, al quale Dio ordina di segnare la fronte di una parte degli uomini. Il segno richiama l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, il tau. Ed è segno di distinzione: i segnati infatti si salveranno.
Troviamo un riferimento analogo nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. Al capitolo 7 viene posto il sigillo sulla fronte di 144.000[1]uomini, detti “servi del nostro Dio”, ma sarà solo al capitolo 14 che si spiegherà in che cosa consistequesto sigillo:
E vidi: ecco l’Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. (Ap 14,1)
In questo caso il segno sulla fronte indica l’appartenenza irreversibile a Dio e a Cristo-Agnello. L’immagine richiama la consuetudine di imprimere a fuoco nella carne degli schiavi il nome del proprietario, generalmente eseguita sull’avambraccio. In Apocalisse si riprende l’uso modificandolo: il nome è scritto e non impresso a fuoco, ed è posto sulla fronte invece dell’avambraccio. La fronte indica la persona, e il legame non è quello tra schiavo e padrone. L’appellativo di “servo” (Ap 7) è infatti altamente positivo, in quanto attribuito anche allo stesso autore (Ap 1,1) e a Mosè (15,3).
David Maria Turoldo, teologo, prete e poeta, scrive una poesia richiamando questo segno di tradizione biblica, che applica al battesimo. Scritta in prima persona, come un’esperienza autobiografica, parla dal punto di vista di chi, ormai anziano, ripensa alle parole semplici che il padre gli ha rivolto da bambino. Semplici ma importanti, perché la fede è espressa nei termini di vita libera.
Eppure avanti di passare all’altra
Riva, pace mi dona
Il sapere quanto
Saggia era la parola
Dettami ancora fanciullo
Da mio padre:
“che a tutto doveva bastare
Il battesimo; e di nessun’altra
Appartenenza, libera
Vita fossi a segno
Della stessa fede”.
Sapere che tutto già era
Lavato dal sangue di Lui,
e di quanta libertà
sarebbe costata.
E toccare con mano come
Ogni peccato era consunto
Mentre si compiva.
E bruciare dal desiderio
Di essergli degno, fino
A fare dei giorni
Altari di cenere. E così
Senza rimpianti, mondato
Alla fine dallo stesso mio pianto
Presentarmi a Te, col segno
In fronte del solo “Tau”…
(D. M. Turoldo, Col segno in fronte)
Il “tau”, in quanto ultima lettera dell’alfabeto ebraico, dice il senso di compimento della rivelazione.L’esserne segnati indica pertanto l’appartenenza al disegno redentivo. Si tratta allora di un segno di salvezza, come il battesimo appunto. Una salvezza sotto il segno della libertà. Una salvezza di cui essere degni. Una salvezza che muove e commuove. Un piccolo segno – non ne occorrono altri.
__________________________________
[1] Si tratta di un numero simbolico che chiede al lettore uno dei tanti interventi interpretativi nel testo. Qui dovrà eseguire una piccola operazione matematica per comprenderne il significato, ovvero: 12 (come le tribù d’Israele, dunque rappresentativo del popolo ebraico) x 12 (come gli apostoli, indice del popolo della nuova alleanza) x 1000 (il tempo dell’intervento di Gesù Cristo risorto nella storia).
Fig. 3 – Iscrizione graffita al di sopra della base di un vaso di bucchero frammentario configurato a testa di guerriero da Caere, tumulo III della Banditaccia. Terzo quarto del VII sec. a.C. (da Cristofani – Rizzo 1985). 50 Per molti dei testi ricordati, in considerazione della produzione ceretana o del luogo di ritrovamento meridionale, si e parlato di scelte settentrionali della scrittura 53 o di influenza della committenza nelle caratteristiche grafiche, specialmente in considerazione dell’uso del