Il Fuoco purgatorio
Scritto da NORMA ALESSIO.
Qual è il destino degli uomini nel momento che intercorre tra la morte e il Giudizio finale? Qual è la sorte delle anime dei defunti, costrette ad attendere la resurrezione finale? Queste sono domande che i cristiani si pongono da sempre. Il tema dell’aldilà ispirò, oltre a una rilevante letteratura, anche una ricca iconografia dovuta alla fantasia creativa degli artisti, da quelli medioevali in poi, che riguardava il Giudizio Universale o Finale (vedi https://scrittoridiscrittura.it/senza-categoria/il-giudizio-finale) in cui appaiono l’Inferno, per i peccatori dannati e il Paradiso per i buoni beati.
E i peccatori pentiti dove si trovano? Se le immagini, attraverso i dipinti, dell’Inferno e del Paradiso, interpretano passi della Scrittura, il terzo luogo dell’aldilà, il Purgatorio, sembra non avere riferimenti nelle scritture.Tuttavia qualche studioso ha ritenuto di trovare un richiamo ai luoghi dell’aldilà nel versetto 2 del capitolo 14 del Vangelo di Giovanni in cui «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore» e nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi (3,11-15) in cui si evoca il fuoco, «(…) l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà la ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco invece sarà consumata dal fuoco, ne avrà danno, però si salverà, ma come attraverso il fuoco», e ancora in Malachia (3,3): «Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’oblazione secondo giustizia».
Questo terzo luogo, di “passaggio” per andare in Paradiso, comparve in un testo ufficiale del secondo concilio di Lione (1274) e approfondito dai concili di Firenze (1439) e in quello di Trento (1563) e fu concepito come un fuoco in cui le anime sono immerse, così che talvolta viene confuso nelle opere d’arte con quello infernale soprattutto quando è all’interno del tema del Giudizio finale. In tutti i Giudizi affrescati su un’unica parete normalmente si ritrova la divisione netta della scena in due spazi: l’Inferno a sinistra e il Paradiso a destra, nel mezzo la transizione del Purgatorio (quando è presente). I peccati da cui le anime del Purgatorio devono purificarsi sono i sette vizi capitali e nei dipinti del Giudizio Finale ritroviamo le immagini che li rappresentano: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola, lussuria. Con la scrittura della Commedia nel XIV secolo, Dante Alighieri descrive in modo dettagliato i tre luoghi dell’aldilà rendendoli “immaginabili” e “rappresentabili”, così che gli artisti trovarono spunti per le loro raffigurazioni.
Vediamo ora di riconoscere il Purgatorio all’interno dell’enorme Giudizio Universale della controfacciata della Chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino (PE) affrescato da un artista ignoto verso la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento. L’interpretazione data ha influenze orientali, soprattutto nel cosiddetto “ponte del Capello”. Essa raffigura, al di sopra di un fiume di pece, un ponte che si restringe al centro fino a diventare sottile come un capello; solo poche anime che lo attraversano riescono a superare la prova e a passare dall’altra parte dove le accoglie un angelo addetto a condurle al Paradiso o all’Inferno: ma c’è chi barcolla sotto il peso della colpa, scivola, cade ed è trascinato via dai gorghi del fiume infernale. A poca distanza dal ponte attende le anime S. Michele, intento alla loro “pesatura”. Sarà questo il ponte Purgatorio?
Diversa è la rappresentazione del Giudizio Universale di Bartolomeo di Tommaso da Foligno dipinto intorno al 1450 su richiesta della famiglia Paradisi nella Cappella omonima, della chiesa di San Francesco a Foligno. Qui il Giudizio è distribuito sulle tre pareti: la centrale reca le immagini del Giudizio Universale e il Paradiso; la parete di destra l’Inferno e specularmente a sinistra il Purgatorio e il Limbo. In questo modo sono distinguibili i diversi mondi dell’aldilà. Il Purgatorio è strutturato come l’Inferno in un sistema ipogeo di caverne sovrapposte, brulicanti di peccatori. Si riconoscono dalle scritte le prigioni che ospitano gli accidiosi, i vanagloriosi, gli avari, gli iracondi e i lussuriosi, il cui atteggiamento – rispetto ai dannati dell’Inferno – non è la disperazione. Qui non vi sono diavoli torturatori, ma angeli che si lanciano sulle anime per aiutarle a uscire dagli avelli del Purgatorio e raggiungere la visione di Dio dopo la purificazione e l’espiazione dei peccati.
A Gris, comune di Bicinicco (UD), nella chiesa di Sant’Andrea, il Purgatorio (in basso, a sinistra), è parte di un Giudizio Universale affrescato da Gaspare Negro e il figlio Arsenio tra il 1531 e il 1534, immaginato come una grande cisterna di marmo bianco che contiene una gran folla di corpi nudi che si purificano tra le fiamme. I purganti espiano la loro colpa con gli occhi rivolti al cielo, nella speranza di un intervento divino che metta infine termine alle loro sofferenze.
Dal XVII secolo numerosi sono i dipinti che raffigurano solamente il Purgatorio, ora incentrato sulla liberazione delle anime a seguito di preghiere per i morti, così come sostenuto nel periodo della Controriforma, e compaiono alcuni santi quali intercessori presso la Trinità. Nelle opere ritroviamo sempre più le anime tra le fiamme e i simboli di morte. In alcuni casi viene inserito Gregorio Magno che celebra la messa (una delle trenta messe ininterrotte cosiddette gregoriane) a suffragio dei defunti, pratica particolarmente diffusa nel Medioevo. A Tournai, in Belgio, nella cappella di San Luigi della cattedrale di Notre – Dame, nel dipinto dell’artista fiammingo Peter Paul Rubens del 1636, gli angeli scendono dal Cielo e sollevano dalle fiamme i purganti che hanno terminato il periodo della pena facendoli salire fino a Dio Padre, al figlio Gesù e allo Spirito Santo per l’intercessione di Maria e Giovanni Battista.
A San Lorenzo di Sebato (BZ), nella cinquecentesca cappella funebre Egerer della chiesa parrocchiale, sull’altare oltre, a una pala raffigurante il Paradiso, la Trinità, gli angeli, gli apostoli e i beati, con in basso l’Inferno, vi è un complesso gruppo di statue settecentesche con le allegorie del Tempo e della Morte, due personaggi vestiti di nero in ginocchio e, soprattutto, un riferimento chiaro al Purgatorio: delle statue a mezzobusto di corpi sofferenti in catene tra le fiamme del fuoco purificatore, che esprimono una tensione verso la futura liberazione. Chiuso in una nicchia protetta da una grata vi è anche un secondo gruppo scultoreo di anime purganti in gesti di preghiera che si rivolge al cielo e invita i vivi alle diverse forme di suffragio per affrettare i tempi dell’espiazione, come un carcere in cui i prigionieri attendono la loro liberazione.
La dimensione della salvezza delle anime viene completata anche con la costruzione di chiese, soprattutto al centro e sud Italia, da parte di confraternite con denominazioni riferite al Purgatorio. E’ il caso di quella del Purgatorio Nuovo di Matera (il corpo principale progettato dall’ingegner Giuseppe FANTONE, 1726-1747), sulla cui imponente facciata convessa, realizzata da Vitantonio Buonvino e Bartolomeo Martemucci, vi sono rilievi con numerosi richiami allo stato delle anime in grazia che devono espiare: la lunetta con le fiamme di fuoco e un corpo emergente, un’anima dannata tra due scheletri di cui uno con la falce, allegoria della morte; i teschi diffusi sul portale ligneo in 36 riquadri che rappresentano prelati, regnanti e popolani ordinati; due nicchie con, da un lato, le sculture di San Michele Arcangelo che impugna la spada per debellare il peccato e dall’altro l’arcangelo Raffaele. Nella parte superiore sono visibili angeli e ancora penitenti avvolti nelle fiamme mentre al centro è presente una Madonna con bambino.
Ottimo e ricco di spunti. Grazie
Una osservazione grafica: perché le immagini sono DOPO il testo? Non sarebbe meglio il contrario?
Prima guardo e poi leggo il commento. Altrimenti leggo alla cieca e, all’inizio p, non si sa se continua l’introduzione.