A un furbo, un furbo e mezzo
Scritto da GIAN LUCA CARREGA.
La visita dei Magi a Betlemme si conclude con un fuori programma: “avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). Sebbene la tradizione li consideri dei sapienti (in inglese la cosa è ancora più evidente essendo indicati come “Wise Men”), i Magi non dimostrano particolare sagacia se non si sono accorti di che furfante sia il sovrano e qualche notizia avrebbero ben potuto raccoglierla chiacchierando con qualcuno dei suoi sudditi. Così appare strano che abbiano bisogno di una dritta ricevuta in sogno per prendere questa decisione. Ma la cosa si comprende meglio se pensiamo che Matteo vuole farci capire che il regista di questa burla ai danni di Erode si rivela essere Dio stesso. Erode aveva simulato un reale interesse religioso verso il presunto re dei Giudei, celando così le sue vere intenzioni, cioè di sbarazzarsi al più presto di questo potenziale concorrente. I Magi potevano ignorare questo inganno, ma Dio veglia sulle sorti del Bambino e agisce di conseguenza.
A dire il vero non è la prima volta nella Bibbia che si diverte alle spalle di qualche gradasso. Gli egiziani avevano tormentato il popolo ebraico sottoponendolo ai lavori forzati, ma poco prima di fargli lasciare il paese Dio suggerisce ai suoi protetti di farsi “prestare” dai vicini egiziani oggetti d’oro e d’argento, che ovviamente non restituiranno mai e saranno una sorta di indennizzo per i patimenti subiti (Es 11,2-3).
Una beffa elaborata è quella che troviamo in 1Re 22,1-38. I re di Giuda e di Israele decidono di muovere un attacco al re di Aram e consultano i profeti per comprendere se la loro iniziativa avrà successo o meno. I profeti di corte annunciano un grande successo, ma per sicurezza viene convocato anche Michea figlio di Imla, noto come profeta di sventure… Michea dapprima sta al gioco e pronostica una grande vittoria, ma poi diventa serio e annuncia la sconfitta. Interessante è la spiegazione che dà all’opinione espressa dai suoi colleghi: è stato Dio stesso a confonderli per ingannare i due re. Verrebbe da pensare che ora Dio si sia pentito della burla e che grazie al saggio consiglio di Michea i due re se ne staranno buoni buoni e invece al v.29 ci viene detto che i due re marciarono incontro alla disfatta… Qui il Signore sembra volersi divertire alle spalle di chi è così testardo da non voler seguire i giusti consigli anche quando sa che dovrebbe fidarsi.
Neppure Gesù è estraneo a scherzetti ai danni dell’Avversario. Nell’episodio dell’esorcismo dell’indemoniato geraseno (Mc 5,1-20) Gesù appare stranamente condiscendente alla richiesta di Legione di permettergli di prendere possesso di una mandria di porci dovendo sloggiare dall’uomo che aveva tormentato a lungo. In realtà Gesù sa benissimo come andrà a finire, con la mandria che si precipita nel dirupo e distrugge definitivamente il demonio.
In un certo senso anche la Passione di Gesù risponde a questa logica. Il Principe di questo mondo pensa di eliminare Gesù con la morte, ma in realtà questa diventa l’occasione per distruggere la morte tramite la Risurrezione e l’apparente sconfitta di Gesù si trasforma nella vittoria definitiva sul male. Chi voleva uccidere è rimasto ucciso.
La morale che soggiace a questi episodi è piuttosto semplice: nonostante gli sforzi di alcuni per trarre vantaggio dalle situazioni per il proprio interesse, Dio si rivela più scaltro di loro e ritorce contro i malvagi la loro stessa astuzia.
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- In copertina: Peter Ustinov nei panni di Erode in ” Gesù di Nazaret” di Franco Zeffirelli, 1977