Apocalisse: un tempo contro il tempo
Scritto da MARIA NISII.
Non vi sarà più tempo! (Ap 10,6)
Nel secondo grande romanzo di Dostoevskij, L’Idiota (1869), la maggior parte delle citazioni bibliche sono tratte dal libro dell’Apocalisse. Eppure, nonostante i tanti riferimenti, è tutt’altro che immediato acquisirne la suggestione. L’atmosfera dell’ultimo libro della Bibbia è presente nei rimandi espliciti disseminati lungo il testo, ma ancor più contribuisce a delineare il mondo ritratto, di cui diventa chiave di lettura.
La vicenda ruota attorno a un’intuizione di partenza: dar vita a un personaggio che incarni il carattere ideale della bellezza, che l’autore attribuirà non senza una vena ironica al protagonista, il principe Myskin. L’appellativo che dà il titolo al romanzo gli deriva dalla malattia mentale che lo ha colpito sin da bambino e da cui, dopo il lungo soggiorno in una casa di cura in Svizzera, sembra essere guarito. Il suo arrivo a Pietroburgo direttamente dall’Europa darà inizio al racconto.
Il coinvolgimento nelle vicende dei personaggi ai quali il principe si lega, il suo sentirsi diviso tra due donne e l’immersione nella rete di male esemplificata – tra gli altri – dal giovane Ippolit, gravemente ammalato di tisi, causano la ricaduta nella malattia epilettica. È appena prima della nuova crisi che Myskin esprime il cambiamento della percezione di sé con una citazione esplicita di Apocalisse – Non vi sarà più tempo (Ap 10,6), mentre era arrivato in Russia dicendosi “ho tutto il tempo che voglio”.
In questa fase pre-epilettica il protagonista sperimenta barlumi di ipervisione quasi beatifica, che acuiscono la sua separazione dal mondo, in cui sta sempre e ancora tentando di far parte. L’armonia che intravede in questi istanti lo proietta in una dimensione di bellezza atemporale, che lega l’ideale edenico (rappresentato dal paradiso genesiaco, che è stato per lui il tempo di degenza in Svizzera e da cui esce con grandi aspettative in termini di tempo a disposizione) e lo sguardo escatologico (più tipico di Apocalisse, in cui il tempo è vicino – Ap 1,3c). Inizio e fine, come l’alfa e l’omega, che fanno del personaggio di Myskin qualcosa di più di un ideale cristico malriuscito, come tanti critici hanno sostenuto.
È ancora con la citazione di Ap 10,6 che il giovane Ippolit mostra agli amici un rotolo sigillato (altro riferimento ad Apocalisse) contenente la propria confessione. Ma nella generale atmosfera di sovreccitazione della festa, la narrazione si fa carica di ironia e fraintendimento, anche nel suggerimento di mangiare il rotolo piuttosto che leggerlo (richiamo a 10,9: Prendi e mangialo). Ma quel non vi sarà più tempo è per il giovane tisico segno del proprio dramma, nella consapevolezza di un tempo che si rende indisponibile. L’ossessione del tempo da parte di Ippolit torna anche nell’uso dell’espressione giovannea sull’ora – a cui il Gesù del quarto vangelo fa ripetutamente riferimento per parlare della croce -: “Non berrò più. Che ore sono? No, non serve, so che ora è. L’ora è arrivata!”.
Il tempo di crisi ritratto nell’Idiota, che pure connota l’epoca di persecuzione delle chiese a cui si rivolge Giovanni da Patmos, è dunque segnato dalla percezione temporale di un giovane tisico che si vede precocemente strappato alla vita e da quella di un altro giovane che, tornato in patria guarito, ripiomba presto nella malattia psichiatrica quasi come rifugio dal mondo corrotto in cui non sa integrarsi.
L’apocalisse di Dostoevskij parla dunque della crisi del tempo presente così com’è percepita dai giovani.Sarà ancora così per i nostri Millenials?
- In copertina: A. Dürer, I quattro cavalieri dell’Apocalisse