Chi è il terzo che ti cammina accanto?

27 Aprile 2019Lorenzo Cuffini

 

 

Scritto da  MARIA NISII.

 

Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto?
Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme
Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca
C’è sempre un altro che ti cammina accanto
Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato
Io non so se sia un uomo o una donna
– Ma chi è che ti sta sull’altro fianco?

(T.S. Eliot, La terra desolata, vv. 360-66)

 

 

Ne La terra desolata, poema del 1921, scritto da Eliot [1] all’indomani della prima grande guerra, il mondo ritratto è sterile, svuotato, banale. Il caos percepito in quel particolare momento storico non consente la possibilità di una coerenza narrativa o di una scrittura tradizionale. Il linguaggio riflette dunque il tempo vissuto, e il poeta dà forma a quel caos adottando il “metodo mitico”, ovverosia costruendo il suo testo in dialogo con altri testi del passato o, come egli stesso scrive in chiusura, puntellando le sue rovine (di una civiltà in crisi) con frammenti (letterari, mitici, antropologici che lo stesso Eliot si preoccupa di evidenziare, corredando il testo di note).

L’ultima sezione della Terra desolata, a cui appartengono i versi sopra citati, si apre con un riferimento al Getsemani – come il poeta spiega in nota:

 

Duccio di Buoninsegna, Gesù Catturato, 1308-1311, Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo, Siena.

 

Dopo la luce delle torce rossa su facce sudate

Dopo il gelido silenzio nei giardini

Dopo l’agonia in luoghi pietrosi

Le grida e i pianti…

 

A questo richiamo segue il confronto tra quel racconto antico e il presente storico:

 

Colui che era vivo è ora morto

Noi che eravamo vivi stiamo ora morendo

Con un po’ di pazienza

 

E se gli uomini stanno morendo, la terra su cui poggiano è altrettanto sfinita, sterile, desertica:

 

Qui non c’è acqua ma solo roccia

Roccia e niente acqua e la strada sabbiosa…

Il sudore è secco e i piedi stanno nella sabbia

Se solo ci fosse acqua tra la roccia

Morta bocca montuosa di denti cariati che non può sputare…

 

All’improvviso però, in questo orizzonte senz’acqua e senza speranza, irrompe l’imprevisto. Il Terzo, l’Altro – la novità che apre un cammino fino a quel momento chiuso solo sul sé.

 

Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto?
Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme

 

Nel cammino di due, si lascia intravedere la presenza di un terzo. È una storia antica e sempre nuova, dalle molte implicazioni e derive possibili: due che camminano (come sulla strada per Emmaus), un terzo tra i due, ma accanto all’altro e non a sé. Ebbene, chi è costui?

 

Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca 

C’è sempre un altro che ti cammina accanto 

Che scivola ravvolto in un ammanto bruno, incappucciato 

Avvolto in un manto scuro, incappucciato: un essere irriconoscibile, che non si dà al riconoscimento. Lo si può solo percepire senza comprenderne il come. Alla vista diretta non appare, mentre emerge in quella obliqua – quando guardo innanzi a me… c’è un altro accanto. La vista obliqua lascia intravedere altro, quel sentire ampliato e amplificato sul di più. L’obliquo è il modo in cui si dà a conoscere il mistero, fuori dalla certezza del vedere diretto e trasparente, è l’ipervisione del veggente e lo sguardo della fede, che non si ferma all’apparenza ma la penetra.

L’occhio obliquo è quello dell’uomo dopo la caduta – offuscato, che non può più riconoscere il divino a prima vista. Come nel Paradiso perduto di Milton: “gloriosa apparizione, se quel giorno dubbio e paura fisica non avessero tanto offuscato l’occhio di Adamo”.

 

È solo la percezione di un attimo, in un frammento presto superato, dimenticato, per lasciare spazio al movimento successivo. È l’ispirazione di un istante di luce in mezzo al deserto – senz’acqua e carico dei lamenti degli uomini. In questa landa desolata, in cui anche la terra è spaccata, screpolata e le torri crollano, l’unico linguaggio possibile corre sul filo di sutura che puntella le rovine. E il mistero è luccichio offuscato, forse quell’ordine desiderato nel finale, che all’improvviso si fa spazio nelle trame sì intrecciate ma non per questo più comprensibili. La terra desolata è ancora abitata da una presenza Altra e, per quanto irriconoscibile, ti cammina accanto.

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[1] Dello stesso poeta inglese, è stato pubblicato in questo blog Natale: cantare il tempo (15/12/2017).

  • In copertina : Janet Brooks-Gerloff , Emmaus, 1992

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