Con i Pink Floyd… a cercare Dio

26 Novembre 2022Lorenzo Cuffini

Scritto da  DARIO O. COPPOLA.

 

Rileggiamo ancora i testi dei primi Pink Floyd in cui compaiono vive immagini, nelle quali cerchiamo la presenza del legame uomo-Dio.

È interessante notare quale nome sia stato dato al gatto della canzone Lucifer Sam… è qui evocato un travaglio interiore, che “faustianamente” pone l’autore in relazione col sacro, sia pure in modo simbolico.

 

 

Si parla poi di totem in Che cosa sia più luce: il ruolo del totem è fondamentale nello studio delle origini della religione (come scrive S. Freud in Totem e Tabù).

 

 

Continuiamo a scorrere queste parole che a qualcuno evocano anche la musica associata: “C’è chi nasce e chi muore sotto l’infinità del cielo” (da Childhood’s End).

 

 

Ma tu sei l’angelo della Morte” (da Free four): questa figura dell’angelo della morte compare nella Bibbia (Esodo 11) e anche nel Corano (Sura 32) col nome di Azrael (عزرائیل‎).

 

 

Col brano tratto da Breathe, che recita “Il rintocco della campana di ferro ricorda ai fedeli di inginocchiarsi ad ascoltare le magiche note sommesse“, l’aria emana realmente aromi di incenso tipici di una sacralità tradizionale vissuta con solennità grave.

 

 

In Welcome to The Machine il canto fa riferimento a un manuale da boy scout…

 

 

Ma il vertice rigoglioso e sereno della spiritualità inconscia (o anche conscia…) dei Pink Floyd della prima generazione si trova in questi versi:

Ho guardato oltre il Giordano e ho visto […] il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà. Mi fa giacere disteso attraverso verdi pascoli, mi conduce presso le acque quiete, con coltelli lucenti mi solleva l’anima […] Egli ha grande forza“.

Questi versi sono tratti da Sheep, ove è esplicito il riferimento al Salmo 23 [22].

 

 

A questo punto i miei lettori increduli possono anche cambiare idea… Ma ci sono per loro ancora alcuni riferimenti: “Dimmi la verità, dimmi perché Gesù fu crocifisso?” è l’agghiacciante domanda posta nei versi di The Post-War Dream.

 

 

 

 

Un’amara esperienza si legge in Your Possible Pasts: “Gente fredda e pia ci teneva in pugno. Ci insegnavano a […] pregare“.

Tuttavia il riferimento a Cristo è sempre vivo: “Gesù, Gesù ma perché poi a provare a far filare quei piccoli ingrati?” (da The Hero’s return). Meglio Cristo che la sua Chiesa… per i Pink Floyd.

 

 

 

In conclusione, le parole si fanno preghiera negli inconfondibili suoni e ritmi delle canzoni dei Pink Floyd:
Anima tesa che impara a volare […] Non posso staccare gli occhi dal cerchio dei cieli. Ammutolito ruota un […] essere terreno […] io […] sopra il pianeta, un’ala e una preghiera […] stato d’estasi […] Ora ho visto gli avvertimenti, urlano da ogni parte. È facile ignorarli e Dio sa se ci ho provato. Tutta questa tentazione, la mia fede s’è trasformata in menzogna […]” (da Learning to fly).

 

 

L’amarezza e il senso di colpa per una religione che chiama e non risponde ancora si assapora nei versi ”Quando il Giusto se n’esce dalla porta. Non ci sarà salvezza nei numeri’‘ (da Lost For Words).  Il “giusto” è una figura che compare nell’Antico (Genesi, Siracide, Sapienza, Proverbi, Giobbe, Salmo 1… per citare solo alcuni libri) e arriva al Nuovo Testamento (dai Vangeli a Paolo, fino all’Apocalisse).

 

 

E così, così, tu credi di poter raccontare il Paradiso dall’Inferno/ cieli azzurri dal dolore./ Riesci a narrare di verdi campi/ da un freddo binario d’acciaio? ” (da Wish you were here).

 

 

Con questa domanda, che può far nascere anche delle speranze, concludiamo il nostro viaggio in questi profondi testi, presi in prestito dai Pink Floyd, i quali hanno attinto anche dalla Scrittura.

 

 

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  • Questo è l’ampliamento di due articoli di Dario Coppola pubblicati sul Corriere di Torino e della Provincia il 24/02 e il 20/04/1996.

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