Di piede in piede

9 Settembre 2023Lorenzo Cuffini

Scritto da  MARIA NISII.

 

Il messaggero di buone notizie

 

Che la fede cristiana sia più materialista che spirituale diventa evidente quando si osserva l’importanza riservata a una parte del corpo come i piedi. Il sacramento rimosso della lavanda dei piedi ha infatti molto da dire su uno degli atti scandalosi compiuti da Gesù e di un certo modo di essere cristiani che la tradizione ha scelto di non seguire. Troppo difficile, fastidioso, scandaloso appunto. Proviamo allora a seguire questa traccia per gustare i tanti significati che sono stati intessuti dagli autori antichi prima e dai riscrittori poi. Non possiamo seguire le moltissime occorrenze, e ci limiteremo a una scelta limitata. Tuttavia, chi fosse curioso può sempre dare un’occhiata qui:

https://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=testo&Testo=piedi&Cerca=Cerca&libro=0&id_versioni=3&VersettoOn=1

 

Come sono belli sui monti / i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, / che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». (Is 52,7)

Come è giusto attendersi, l’importanza del messaggio convoglia tutte le attenzioni su colui che lo deve annunciare o portare, consegnando materialmente l’incarto. Nei tempi in cui i viaggi non erano veloci e sicuri, era dunque fondamentale poter fare affidamento sulla salute fisica del messaggero e sulle sue doti atletiche. Pensiamo ai casi leggendari, come Filippide, che da Atene arriva a Sparta in un sol giorno, percorrendo 225 km! E anche se all’arrivo il poveretto muore per il grande sforzo, lo scopo di quel viaggio era chiedere appoggio per la battaglia contro i Persiani e quel supporto appunto viene dato. Il fatto che poi la battaglia fosse quella di “Maratona” spiega alcune cose…

 

 

Non so se la citazione del profeta Isaia ci stupisca o sappia sortire un qualche effetto su noi lettori contemporanei. I profeti, specie Isaia, usano preferibilmente la forma poetica e dunque il fatto di lodare la bellezza dei piedi vuole indubbiamente suscitare una qualche meraviglia, perché la poesia e le immagini poetiche intendono farci guardare quello che non siamo abituati a vedere.

Ma la domanda resta, vieppiù rafforzata, specie dopo la storia di Filippide: perché mai i piedi e non la muscolatura delle gambe o meglio ancora la capacità polmonare che potesse garantire il fiato necessario alle lunghe percorrenze?

 

 

Faccio un’ipotesi, che certo non è l’unica o la più arguta, ma tanto per giocare con l’immagine dei piedi. Mi dico che, forse, l’imponenza del corpo non può niente contro la fragilità dei piedi, come tutti sappiamo per aver provato almeno una volta nella vita a camminare con scarpe strette o con vesciche plantari. O come, biblicamente e metaforicamente, il libro del profeta Daniele ben spiega in un celeberrimo passo:

31 Tu, o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, immensa e d’uno splendore straordinario, si ergeva davanti a te, e il suo aspetto era terribile. 32 La testa di questa statua era d’oro puro; il suo petto e le sue braccia erano d’argento; il suo ventre e le sue cosce di bronzo; 33 le sue gambe, di ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d’argilla34 Mentre guardavi, una pietra si staccò, ma non spinta da una mano, e colpì i piedi di ferro e d’argilla della statua e li frantumò. 35 Allora si frantumarono anche il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro e divennero come la pula sulle aie d’estate. Il vento li portò via e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che aveva colpito la statua diventò un gran monte che riempì tutta la terra.36 Questo è il sogno; ora ne daremo l’interpretazione al re.37 Tu, o re, sei il re dei re, a cui il Dio del cielo ha dato il regno, la potenza, la forza e la gloria; 38 e ha messo nelle tue mani tutti i luoghi in cui abitano gli uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, e ti ha fatto dominare sopra tutti loro: la testa d’oro sei tu. 39 Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di bronzo, che dominerà sulla terra; 40 poi vi sarà un quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza e abbatte ogni cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa. 41 Come i piedi e le dita, in parte d’argilla da vasaio e in parte di ferro, che tu hai visto, così sarà diviso quel regno; ma vi sarà in esso qualcosa della consistenza del ferro, poiché tu hai visto il ferro mescolato con la fragile argilla. 42 Come le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte d’argilla, così quel regno sarà in parte forte e in parte fragile43 Hai visto il ferro mescolato con la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante matrimonio, ma non si uniranno l’uno all’altro, così come il ferro non si amalgama con l’argilla. (Daniele 2)

Per quanto magnifica e preziosa, una statua con i piedi in parte di ferro e in parte d’argilla ha un futuro piuttosto instabile, come puntualmente si verificherà visto che il re in questione era Nabucodonosor. La potenza di questa metafora è stata tale da essere preservata nei secoli, al punto che continuiamo a ritrovarla ogni volta che uno Stato potente rivela tutta la sua fragilità, quando appunto si parla di «colosso dai piedi di argilla».

Dopo questo, mi pare però che non tutto torni ancora. Infatti perché mai sarebbero «belli» e non solo forti o saldi i piedi del messaggero che reca buone notizie? E che cos’hanno di bello dei piedi che camminano in strade polverose, avvolti – quando va bene – in sandali?

Quello che fa il verso poetico, in questo caso, è trasferire la bellezza del messaggio su colui che lo reca con sé, meglio ancora: sui suoi piedi, dai quali dipende che arrivi a destinazione. E se i piedi sono belli perché tale è il messaggio, quella che viene messa in scena è una bellezza dinamica, in continuo movimento, perché appunto il messaggio è sempre e ancora da consegnare, leggere, riscrivere.

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