Donna Amorevole

14 Dicembre 2019Lorenzo Cuffini

Scritto da  MARIA NISII.

 

 

“Gli sembrò di sentire quanto fosse importante per lei sapere che nei Cieli esisteva una Donna Amorevole, sebbene ce ne fossero di così crudeli sulla terra” (Willa Cather, La morte viene per l’arcivescovo)

Willa Cather, una scrittrice poco nota in Europa ma autrice di grandi classici nel mondo nordamericano, scrive all’inizio del secolo scorso un bel romanzo, in cui racconta la storia di un vescovo francese inviato nel New Mexico a metà del 1800. E se il romanzo vale la lettura è anche grazie al protagonista, un uomo d’altri tempi ma dalla sensibilità squisita e il fine intelletto. È grazie a queste qualità che riesce a mediare, senza strappi, le difficoltà del suo ministero in un luogo in cui la fede cristiana è inestricabilmente legata a culti precedenti rivolti a divinità naturali, ma anche caratterizzata da una devozione popolare straripante di eccessi e fanatismi.

Altrettanto suscettibile a derive devozionali è l’amico d’infanzia che il vescovo ha voluto con sé, appassionatamente devoto alla Madonna e attento a discernere il suo aiuto provvidente in ogni istante. Non che il vescovo non creda ai miracoli, ma “per il suo caro Joseph i miracoli dovevano essere sempre molto diretti e spettacolari, non secondo natura, bensì contrari ad essa. Magari avrebbe anche saputo dire di che colore era il manto che Nostra Signora indossava quando aveva preso la giumenta per le briglie laggiù tra i ginepri e l’aveva guidata fuori da quelle colline prive di sentieri, proprio come l’angelo aveva guidato l’asino nella fuga in Egitto” (30).

Il mondo ritratto da Willa Cather non conosce secolarizzazione, ma al contrario è ancora impregnato dell’incanto del soprannaturale, tanto concreto quanto quella vita povera e semplice, in cui l’emergere dell’acqua è sempre un miracolo e il fumo dei focolari «sale al Cielo come incenso» (32). La sensibilità intellettuale del protagonista tenta una delicata mediazione, senza opporvi una vera resistenza e talvolta persino vinta da quella fede popolare che conserva memoria di racconti edificanti dietro ogni vicenda della storia. È così, ad esempio, per il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, che in qualche modo rappresenta l’apparizione mariana dedicata ed esclusiva del Nuovo Mondo e dunque quasi il riconoscimento celeste della chiesa cristiana lì impiantata. «A me sembra che i miracoli della Chiesa non stiano tanto nei visi e nelle voci o nel potere curativo che ci arriva all’improvviso dall’alto, quanto piuttosto nelle nostre percezioni affinate, cosicché per un istante i nostri occhi possono vedere e le nostre orecchie sentire ciò che è sempre intorno a noi» (47), commenta infine il vescovo, persuaso dell’amorevole attenzione che quelle storie rivelano.

Nostra Signora di Guadalupe

 

Verso la conclusione del romanzo, la figura soprattutto luminosa del protagonista è presentata in un momento di oscurità spirituale. In questo frangente ombroso l’uomo è soccorso dalla profonda devozione di una vecchia serva, obbligata a celare la propria fede ai padroni protestanti e ostili al mondo cattolico, di cui una notte riesce a eludere la sorveglianza per cercare conforto in chiesa. Recatosi a sua volta nello stesso luogo e subito riconosciutala, prega ardentemente con lei tutta la notte, uscendone rinfrancato e pacificato. Quella donna anziana e maltrattata è stata capace di insegnargli il significato della misericordia femminile di Maria: «Gli sembrò di sentire quanto fosse importante per lei sapere che nei Cieli esisteva una Donna Amorevole, sebbene ce ne fossero di così crudeli sulla terra. I vecchi, che hanno subito colpi e fatiche e hanno conosciuto la dura mano del mondo, necessitano, ancor più dei bambini, della tenerezza di una donna. Solo una Donna di natura divina può sapere quanto un’altra donna riesca a sopportare» (192).

È questo volto di Donna Amorevole, capace di confortare l’afflizione di una serva, a convincere il vescovo che comprende come il solo pronunciare il nome di Maria sia per la poveretta un balsamo:“Accolse nel proprio cuore il miracolo che avveniva nel cuore di lei, vide attraverso i suoi occhi, capì che la povertà di entrambi era ugualmente tetra. Quando il Regno dei Cieli si era manifestato nel mondo, in un mondo crudele, di tortura e schiavi e padroni, Colui che lo aveva portato in terra aveva detto: «Beati gli ultimi fra voi, perché saranno i primi nel Regno dei Cieli». Questa chiesa era la casa di Sada, e lui ne era il servo” (192-3).

La Donna Amorevole non è quella dei miracoli spettacolari, sembra suggerire il vescovo. Specie perché i miracoli più grandi sono invisibili ai più. È per questo che sono segni d’amore.

 

 

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  • In copertina : Filippo Lippi, L’oratorio della Madonna dei Terremoti (1448)

 

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