I messaggi dell’Angelo a Giuseppe

24 Dicembre 2022Lorenzo Cuffini

Scritto da  NORMA ALESSIO.

 

In questo tempo di Avvento e di Natale, l’elemento che caratterizza il racconto della venuta di Gesù nel Vangelo di Matteo è il “sogno” che Giuseppe ha in più momenti da quando entra in scena, nei quali vi è sempre un angelo che annuncia e ordina la volontà di Dio. Sono proprio gli angeli che si mostrano a ogni evento importante e in episodi significativi nelle sacre scritture; la loro funzione principale è quella di portare messaggi, insieme al compito di rivelare  la volontà di Dio agli uomini.

Sono quattro i sogni in cui il protagonista è Giuseppe. Nel primo, l’angelo (del Signore) gli annuncia: “Giuseppe, discendente di Davide, non devi aver paura di sposare Maria, la tua fidanzata: il bambino che lei aspetta è opera dello Spirito Santo” (Mt 1-20,21). Nel secondo, dopo la nascita, sempre l’angelo (di Dio) gli ordinaÀlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Tu devi rimanere là, fino a quando io non ti avvertirò” (Mt 2, 13). Il terzo, dopo la fine del racconto dei Magi e della morte di Erode: mentre Maria e il Bambino sono in Egitto, Giuseppe riceve nuovamente ordini dall’angelo (del Signore). Infine il quarto dove, gli ordina di riportare la famiglia a Nazaret: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d‘Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino. Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno» (Mt, 2-19,23).

Nelle varie raffigurazioni non sempre è immediato  riconoscere a quale dei quattro sogni ci si riferisca, anche per la mancanza di dettagli nelle scene descritte nei Vangeli canonici . Gli artisti, nel corso dei secoli, si sono così immaginati questi avvenimenti in vario modo facendo riferimento anche ai Vangeli apocrifi. Nell’iconografia comune Giuseppe dorme sdraiato o seduto, con un braccio appoggiato a un piano e la mano che sorregge la testa, mentre l’angelo gli sussurra la volontà divina.

Sintetico è il “Sogno di Giuseppe” in uno dei venti capitelli di ciò che resta del chiostro nel monastero di San Juan de la Peña, in Aragona (Spagna) del tardo XII secolo, in cui vediamo Giuseppe che dorme, all’apparenza anche profondamente, e un angelo, sospeso in volo, che lo tocca e gli parla, ma non vi è nessun altro elemento che possa darci la certezza che sia l’annuncio del concepimento di Gesù di Maria.

 

 

Insolita è la rappresentazione in un capitello di Notre-Dame-du-Port a Clermont-Ferrand: Giuseppe è in piedi e ben sveglio: un Angelo gli tira la barba dandogli la notizia.

 

 

Nell’opera di fine ottocento degli ultimi anni di attività del pittore ticinese Antonio Ciseri per la chiesa di S. Maria delle Grazie a Firenze è la presenza del giglio in mano all’angelo, simbolo della purezza della futura sposa, che indica l’Annuncio.

 

 

Un altro dipinto, parte di un ciclo di decorazioni per la chiesa St. Hugues de Chartreuse iniziato nel 1953 e terminato nel 1986, del pittore Jean-Marie Pirot (Arcabas), è tutto incentrato sulla luce della fiaccola dai colori notturni, retta dall’angelo, che crea una scia luminosa, come se volesse coinvolgere Giuseppe nel disegno divino dell’Annuncio. Gli occhi di Giuseppe dormiente, oscurati, riflettono il medesimo sguardo dell’angelo che è chino su di lui con la bocca aperta e la mano sulla guancia vicino alla bocca, nell’atto di comunicargli il messaggio di Dio.

Non è così chiaro, invece, a quale sogno si riferisca l’opera in marmo nella Cappella Capocaccia in Santa Maria della Vittoria a Roma, di Domenico Guidi, di fine settecento; probabilmente si tratta di quello in cui vi è l’ordine di andare in Egitto, mostrato con il gesto perentorio dell’angelo che punta l’indice della mano destra davanti a sé, mentre con il suo braccio destro inizia a scuotere delicatamente Giuseppe.

 

Anche il piccolo dipinto su tela del 1645, del pittore olandese Rembrandt van Rijn, conservato nello Staatliche Museen di Berlino, fa pensare all’ordine dell’angelo di fuggire in Egitto perché, completamente immersi nell’oscurità, rispetto a lui illuminato, compaiono Giuseppe, Maria e il Bambino.

 

Il protovangelo di Giacomo e lo pseudo Matteo ispirano la produzione, in ambito bizantino, della doppia Annunciazione a Maria e il sogno di Giuseppe, mosaico del V secolo d.C. al centro dell’arco trionfale della Chiesa Santa Maria Maggiore a Roma; è un’iconografia che si discosta ampiamente da quella più nota: si snoda in una sorta di immagine continua, senza alcuna partizione architettonica, con Maria in abiti di una nobile romana, seduta su un piccolo trono con il fuso della matassa di porpora per il velo del Tempio che dovrà essere squarciato. La colomba dello Spirito Santo e l’angelo che le porta l’annuncio volteggiano su di lei. Tre angeli la circondano, l’assistono e sembrano parlarle. Un quarto angelo fa, invece, da raccordo a un quinto che porta l’annuncio a Giuseppe dall’aspetto giovanile, anch’egli in abiti romani, che non dorme ed è in piedi. È certo che sono fidanzati perché a sottolinearlo vi sono due abitazioni distinte alle spalle di Maria e Giuseppe.

 

 

Nella tavoletta in avorio della cattedra di Massimiano del VI sec. d.C., conservata al Museo arcivescovile di Ravenna, abbiamo insieme due racconti tratti da due evangelisti perché è raffigurato il Sogno di Giuseppe (Matteo) nella parte superiore con un angelo, intento a parlare con Giuseppe che dorme disteso, e in basso il Viaggio verso Betlemme (Lc 2,4-5) dove Maria, con il volto pensieroso, gravida, su un asino, e il braccio destro attorno al collo di Giuseppe che la segue a piedi col volto stanco e preoccupato. Le redini della cavalcatura sono tenute da un angelo.

 

Sieger Köder, pittore tedesco contemporaneo e sacerdote, scomparso nel 2015, che ha illustrato quasi tutta la Bibbia, interpreta la doppia Annunciazione a Giuseppe e a Maria destinata all’altare maggiore della chiesa di San Giuseppe di Bad Urach in Germania. Il dipinto, parte di un trittico, mostra nella parte superiore due grandi mani (di Dio) che sorreggono una specie di bolla con dentro un bambino che protende le braccia in basso verso Maria, in posizione centrale con lo sguardo verso l’alto e le braccia che mostrano a Dio il promesso sposo Giuseppe, disteso, che sta dormendo con una mano sotto la testa. Manca la figura dell’angelo! Il sogno di Giuseppe è direttamente la rivelazione che riceve dall’angelo: il Figlio della sua promessa sposa viene da Dio!

 

Koder ha la capacità di metterci davanti alle due diverse prospettive, la materna di Maria e la paterna di Giuseppe; solo leggendo lentamente questa immagine si potrà comprendere ciò che di sacro ha da comunicare.

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