Il battesimo di Gesù .
Scritto da NORMA ALESSIO.
Le iconografie sacre nascono a partire da testi come le sacre scritture, le riflessioni esegetiche, gli scritti teologici e pastorali, i testi liturgici e devozionali, i testi canonici o apocrifi, le leggende e i racconti, i testi letterari e poetici di argomento religioso. Raffigurare è inevitabilmente interpretare: qualsiasi elemento inserito o escluso ha il suo peso sul significato dell’immagine.
Il tema del Battesimo di Gesù è molto diffuso nell’arte ed è una delle poche immagini che non viene relegata a un momento, a una fase storica e artistica e giunge fino all’epoca moderna rimanendo praticamente fedele allo schema originario. Questa scena, nei dipinti del periodo medioevale, è inserita tra i momenti salienti della vita di Gesù nei cicli della passione, oppure come icona propria nelle cappelle battesimali.
Tutti e quattro gli evangelisti citano questo episodio anche se in modo tra loro differente. Le opere fanno riferimento soprattutto ai vangeli di Marco e di Matteo.
(Mc 1,9-11) Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento“.
(Mt 3,13-17) In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
Nei passi evangelici citati è riferito il momento in cui Gesù esce dall’acqua dopo essere stato battezzato, mentre nelle raffigurazioni generalmente è rappresentato l’atto in cui avviene il battesimo da parte di Giovanni Battista che alza la mano sulla testa di Gesù; lo Spirito sotto forma di colomba; la “voce” resa spesso visibile, simbolicamente, dalla mano paterna che esce da una nube luminosa, oppure l’effige del padre con sembianze umane e, nella riva, degli angeli che tengono le vesti di Gesù.
Nella chiesa della SS. Trinità di Momo nella provincia di Novara, nel Battesimo di Gesù di Francesco Cagnola risalente al 1512, ci sono solo gli elementi essenziali: la figura di Gesù, centro logico e composizionale dell’icona in asse verticale con la colomba, spogliato, mentre riceve il battesimo, Giovanni Battista vestito con una tunica di pelli, fedele al racconto di Mt 3,4, e l’acqua del Giordano messa in risalto che investe in modo impetuoso il corpo di Gesù e la mano di Giovanni che la versa in abbondanza sulla testa. In questo caso l’artista ha dato importanza all’acqua nel suo significato simbolico di purificazione.
Nella parete del battistero della Chiesa di Santa Caterina di Villanova Mondovì un frammento di affresco, dipinto da Rufino di Alessandria, rappresenta il Battesimo di Gesù e il Giordano sembra fermarsi prima dei suoi piedi: non soltanto il Battista riconosce la grandezza di Gesù, ma anche il fiume e ricorda le parole del Salmo 114,3: “Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro“. Particolare è la presenza di un airone cinerino che nel Medioevo veniva indicato come simbolo della penitenza, qui a suggellare il valore del battesimo come rinuncia al male e acquisizione della salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova.
Per rimarcare questo aspetto Gaudenzio Ferrari, nel 1513, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo Sesia, alla scena principale ne introduce un’altra in alto a destra tra le rocce che rappresenta le tentazioni di Gesù nel deserto, come racconta, ad esempio, l’evangelista Matteo: Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». (Mt 4-1,3)
L’episodio delle tentazioni di Gesù è situato unanimemente dai tre Sinottici subito dopo il battesimo e tutti e tre i Vangeli mettono questa permanenza di Gesù nel deserto in rapporto con il dono dello Spirito Santo, ricevuto da lui immediatamente prima, nel battesimo.
In ognuna di queste raffigurazioni gli artisti hanno illustrato l’episodio con il sistema ritenuto più efficace per veicolare dei contenuti che venivano loro forniti da ecclesiastici che seguivano da vicino l’esecuzione delle opere, scegliendo i soggetti e facendo in modo che ogni episodio fosse fedele ai testi evangelici. Il controllo ecclesiastico fu fondamentale per secoli proprio perché le immagini sono state ritenute utili per evangelizzare, persuadere, far ricordare e memorizzare degli eventi e dei personaggi; illustrare una storia e attestarne la veridicità, tramandare un sistema di significati, di dogmi, di insegnamenti morali, suggerire e guidare delle pratiche devozionali, coinvolgere emotivamente chi le guarda.
- In copertina: Chiesa della Santa Trinità di Momo ( No) – Affreschi interni