Il “fiat! ” di Giuseppe
Scritto da MARIA NISII.
“E lei volò fra le tue braccia
come una rondine,
e le sue dita come lacrime,
dal tuo ciglio alla gola,
suggerivano al viso,
una volta ignorato,
la tenerezza d’un sorriso,
un affetto quasi implorato.
E lo stupore nei tuoi occhi
salì dalle tue mani
che vuote intorno alle sue spalle,
si colmarono ai fianchi
della forma precisa
d’una vita recente,
di quel segreto che si svela
quando lievita il ventre.
E a te, che cercavi il motivo
d’un inganno inespresso dal volto,
lei propose l’inquieto ricordo
fra i resti d’un sogno raccolto. “
(Fabrizio De André, Il ritorno di Giuseppe)
Nella Buona novella si immagina una lunga assenza di Giuseppe, al cui ritorno una semplice carezza sul ventre della giovane sposa sarebbe sufficiente a suggerirgli la gravidanza. A dispetto dei fatti l’uomo non riesce a imputarle alcuna colpa e lei gli racconta l’incontro con l’angelo come in un sogno.
È tipico della sensibilità contemporanea porre l’accento sul carico che l’assenso di Maria non può che aver avuto sullo sposo, il quale avrebbe subìto una decisione che lo coinvolgeva, senza prendervi parte. Se infatti la Maria evangelica è vicina e affine all’autonomia delle donne di oggi, alla vita di coppia risultante dalla ricontrattazione dei ruoli, non pare accettabile che una decisione tanto impegnativa per entrambi non sia condivisa con l’altro. Gli odierni riscrittori trovano quindi vari stratagemmi per spiegare al lettore come Giuseppe abbia potuto comprendere e dunque assumere quella scelta al di fuori del paradigma onirico del racconto matteano – per inciso: il vangelo di Luca non fa propria tale preoccupazione ed è solo Matteo a riportare sinteticamente quello che è poi stato trasformato in dramma:
“Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. (Matteo 1,18-21)
Giuseppe figlio di Giacobbe di Silvana De Mari centra il racconto tutto sul dubbio e sul dolore suscitati dalla rivelazione dell’attesa di un “figlio dello Spirito” (p. 41) che Maria pronuncia semplicemente e aproblematicamente al giovane bello e innamorato, giunto da lei per prenderla in sposa. Attenta a non tradire di uno iota il dettato biblico, l’autrice si limita ad amplificare la narrazione per mostrare il turbamento dell’uomo di fronte alla violazione della legge, il tradimento più terribile. Giuseppe fugge verso l’Egitto – come già l’altro Giuseppe del libro della Genesi, figlio amato da Giacobbe e per questo detestato dai fratelli maggiori – a cui pure la versione matteana lo associa. Dopo un lungo girovagare e tormentarsi, sente farsi strada in sé la conferma dell’innocenza di Maria: forse era stata violata da un soldato romano, proprio come la loro terra. Lui però non può abbandonarla a se stessa con un figlio, in balìa della sorte, senza un marito accanto. Solo dopo aver preso la decisione di tornare da lei, arriva puntuale l’angelo in sogno per la rivelazione messianica che la sua libera accettazione aveva preparato.
Appena un po’ meno tormentato, ma ugualmente giovane bello e innamorato è Josef in In nome della madre di Erri De Luca. In questa versione però Miriàm è prodiga di parole, vicina e altrettanto innamorata al promesso sposo. Dunque è lei che lo aiuta ad accusare il colpo – “Mi stava a cuore il suo sgomento” (p.19) – con una forza nuova, sorta in lei da quell’annuncio. E infine, è ancora una volta lei a capire che lui le ha creduto: “Contro ogni evidenza si affidava a me. Sulla sua bella faccia non s’era mosso neanche un muscolo del sospetto, un aggrumo di ciglia, uno sguardo di sbieco… Mi aveva creduto, ero felice e calda di gratitudine per lui. “Fai quello che è giusto, Iosef. Io oggi sono tua più di prima, più della promessa” (p. 24). Anche qui, curiosamente, a quell’intuizione della donna, segue il sogno rivelatore che lo rende forte nella sua decisione di fronte alla comunità scandalizzata – non anticipando le nozze, infatti, la gravidanza della sposa risulta ben evidente.
Quest’ultimo dettaglio immaginato da De Luca sarà funzionale a sostenere che Gesù “un giorno dirà: ‘Chi è senza errore tiri la prima pietra’. L’ha imparato in famiglia. Josef non l’ha tirata” (La faccia delle nuvole, 12). Questo come altri ampliamenti presenti nelle riscritture sembrano tutto subito distorcere inutilmente il racconto originario, salvo poi mostrare la propria efficacia – letteraria, certo, ma talvolta anche teologica. D’altra parte, anche i racconti evangelici dell’infanzia non sono componibili – a loro volte midrash di racconti dell’Antico Testamento, dunque riscritture bibliche. La vicenda originaria è inarrivabile e dunque per comprendere l’evento che ha “tagliato il tempo in due” non si può che immaginarlo, ripensarlo, ri-raccontarlo.
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- In copertina: San Giuseppe interpretato da Oscar Isaac in Nativity ( 2009)