Il ” fiat! ” di Maria.
Scritto da MARIA NISII.
A differenza dell’Annunciazione raccontata nel Vangelo di Luca, lo stesso episodio riportato nel Corano riconduce Maria al ruolo di “vera credente”, fedele e obbediente, dalla quale non si attende un consenso in quanto già implicito nel suo essere oggetto di quell’annuncio. «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34): come nel racconto evangelico, anche la Maria del Corano chiede ragione di questa gravidanza alla figura dalle sembianze umane che le si para innanzi (è lo Spirito che le appare in forma di “uomo perfetto”): “Come potrò avere un figlio…se nessun uomo m’ha toccata mai, e non sono una donna cattiva?” (Sura 19,20 – narrazione già anticipata nella Sura 3). Le risposte a questa obiezione si differenziano quanto a tono, ma risultano pressoché simili quanto a contenuto giacchè questo figlio nascerà grazie alla potenza divina e non attraverso il consueto canale generativo umano. E tuttavia il consenso evangelico di Maria non vede corrispondenza nel racconto coranico, immediatamente seguito dalla decisione di recarsi in un luogo lontano e quindi subito saltando – al versetto successivo con una notevole cesura temporale – alle doglie del parto (“Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano.I dolori del parto la condussero presso il tronco di una palma”,19,22-23). Non è irrilevante ricordare che l’islam attribuisce grande importanza alla figura di Maryam, la donna più elogiata nel Corano, l’unica a essere chiamata per nome, l’unica a cui sia dedicata e intitolata un’intera Sura, nominata ben 34 volte (contro le 19 del Nuovo Testamento!), di lei sola si dice che è “eletta” da Dio e preferita tra tutte le donne della terra. La venerazione mariana è attestata anche dai numerosi santuari in Medio Oriente, in cui si uniscono in preghiera cristiani e musulmani. In particolare nella pietà musulmana, Maria è considerata un simbolo di fertilità, amore materno e femminilità, ragione per cui la Sura 19 a lei dedicata è recitata dalle donne sterili, gravide e dalle neomadri.
Il sì di Maria è invece importante che sia esplicitato, perché questo più di altro ne dice l’umanità, evitando il rischio di considerarla divina, al pari di un principio creatore materno e femmineo che controbilanci il maschile dell’universo cristiano. Un rischio, questo, mai completamente messo al bando sin dalle origini, quando su di lei convergono i caratteri delle divinità femminili del mediterraneo, la Dea Madre dai tanti nomi (Ishtar, Iside, Artemide, Demetra, Persefone, Cibele), come attestato ne Le metamorfosi di Lucio Apuleio, che si rivolge a Iside in preghiera chiamandola “santa Vergine”, “Regina del cielo”, “Dispensatrice di Grazie”, “Regina del Mare”, “Stella mattutina”, “Salvatrice”, “Madre misericordiosa che ascolta e preghiere”:gli stessi appellativi che saranno poi attribuiti a Maria.
Proprio perché non è una dea ma una giovane donna, l’assenso di Maria scaturisce dalla sua personale libertà. E solo nella libertà può farsi strada il progetto divino per l’umanità: “Dio non lascia la parola, la sua parola dentro Maria affinché essa vi germogli come in un terra feconda, quasi a sua insaputa e indipendentemente dalla sua volontà. Dio scambia parole con Maria attraverso il suo messaggero, chiedendole se accetta che venga a vivere con lei, in lei” (Irigaray, Il mistero di Maria, 16). Per questo un celebre brano di s. Bernardo di Chiaravalle ritrae la scena come un fermo-immagine in cui tutta l’umanità, la creazione e la storia passata e futura sono come sospese, in attesa della risposta di Maria:
“Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati. Noi tutti fummo creati nel Verbo eterno di Dio, ma ora siamo soggetti alla morte: per la tua breve risposta dobbiamo essere rinnovati e richiamati in vita.
Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; te ne supplicano Abramo e David; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.
O Vergine, dà presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna. Perché tardi? perché temi? Credi all’opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola.
Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. Non sia, che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.” (dalle Omelie sulla Madonna).
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In copertina: Immagine da Il Vangelo secondo Matteo, di Pierpaolo Pasolini.