Il Matteo pasoliniano: dall’annuncio della passione alle parabole sul regno
Scritto da DARIO COPPOLA.
La narrazione pasoliniana del Vangelo secondo Matteo avanza di otto capitoli fino alla professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo, che il regista chiosa con l’annuncio che Cristo fa della propria sorte (Mt16,13-24). Subito, Pasolini salta al secondo annuncio della passione (Mt 17, 22b); per la prima volta, in assoluto, compare come attore Ninetto Davoli, intento a giocare con un bambino. La trama del regista descrive ora il discorso ecclesiastico, introdotto dalla domanda. «Chi è il più grande nel regno dei cieli?». La scena riprende il Cristo che scende coi discepoli per i sentieri, con una panoramica e poi da varie angolature, senza commento musicale (Mt 18, 1-8).
Pasolini inserisce, dunque, la parabola della pecorella smarrita (Mt 18, 12-14) e subito, ancora senza sottofondo alcuno, prosegue con l’insegnamento di Gesù sul perdono incondizionato, omettendo la parabola del servo spietato (Mt 18,21b-22). Un altro salto pasoliniano raggiunge Mt20,18: per ragioni sceniche «scendiamo a Gerusalemme» cambia in «saliamo». Quindi Pasolini cita il terzo annuncio della passione (Mt 20, 18-19). Ad accompagnare queste scene è Mozart.
L’arrivo a Gerusalemme è rappresentato da bambini che corrono gridando con con rami d’ulivo in mano, ed è citato il discorso diretto di Mt 21, 2-3. L’inquadratura è una panoramica su Matera (alias Gerusalemme). Mentre viene presa l’asina dagli apostoli, risuona la Missa luba. La carrellata sulle donne che dicono: «È Gesù, il figlio di Davide» annuncia l’ingresso del Cristo sull’asina, tra la folla festante che dispone i mantelli per farlo passare sopra di essi col corteo popolare.
Salito alla porta della città, Gesù vede i mercanti al tempio e butta all’aria i loro banchi. Osservato dai farisei, egli si rivolge a loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà una casa di preghiera” (Is 56, 7). Ma voi ne fate “una spelonca di ladri ” (Ger 7, 11)» (Mt 21, 13): nell’inquadratura successiva, su sottofondo mozartiano, compare Pasolini mimetizzato dal mantello che, dalla testa in giù, lo cela ma anche lo rivela tra storpi e ciechi che seguono Gesù; il coro mozartiano aumenta d’intensità: festosi, i bambini coi ramoscelli raggiungono in gruppo una posa per far festa al Cristo.
Nella scena seguente, su sottofondo bachiano, Gesù alzatosi dal letto, prega mentre i discepoli dormono, a parte Giuda. Questi raggiunge Gesù che, recatosi presso un fico, non riesce a prenderne frutti e lo fa seccare. Pasolini prefigura nel correlativo oggettivo del legno arboreo la sorte di Giuda, legandola a quella di Gesù: proprio Giuda, nel film, pone la domanda: «Come mai si è seccato in un istante?» che in Matteo è indistintamente attribuita ai discepoli.
La scena si conclude con la discesa dall’altura (Mt 21, 18-21). I farisei, da un’alta monofora, gridano a Gesù: «Con quale autorità fai queste cose?». La risposta di Gesù è riportata letteralmente fino alla disputa coi capi dei sacerdoti e degli anziani (Mt 21, 23-27). La trama filmica cita poi la parabola dei due figli nella vigna (Mt 21,28-32) sottolineando l’enfasi della risposta «L’ultimo» data dal sacerdote alla domanda di Gesù: «Quale dei due fece la volontà del Padre?». La traduzione, utilizzata da Pasolini, segue il Codice Vaticano (manoscritto B) che inverte i due figli rispetto all’originale greco, nel quale compariva come risposta «Il primo» anziché «L’ultimo». Ecco, per la seconda volta (la prima era Mt 6, 25-34), citata la rara espressione di Matteo (anziché quella sua tipica «regno dei cieli» che compare sempre, per 32 volte) «regno di Dio» (Mt 21, 31).Oltre a queste due, essa compare nel testo di Matteo solo quattro volte e quindi anche in Mt 12, 28e in Mt 19, 24, passi però non citati da Pasolini.
Segue la parabola dei vignaioli omicidi, con inquadrature evocative la ritrattistica dell’umanesimo rinascimentale (Mt 21, 33-44). Così Pasolini passa al detto di Mt 22, 14: «Molti sono i chiamati e pochi gli eletti».
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- Contributo in video : Dal “Vangelo secondo Matteo ” di Pierpaolo Pasolini, Ingresso in Gerusalemme.