Il vangelo di Tex Willer

7 Novembre 2020Lorenzo Cuffini

Scritto da LORENZO CUFFINI.

 

Ebbene, lo confesso.

Da vecchio lettore di Tex Willer, ho sobbalzato sulla sedia quando ,spulciando i giornali per lavoro nella quotidiana rassegna stampa, mi son trovato sotto il naso un articolo nella sezione cultura de L’Osservatore Romano, dedicato proprio a lui, con tanto di immagine inequivocabile: un’autentica vignetta del vecchio Tex, pistola in mano, cinturone in vita, fazzoletto al collo a sventolare al vento, nell’atto di sparare con la sua pistola “fiammeggiante”.Il titolo poi non lasciava dubbi: “ Credente a modo suo” e, nell’occhiello, un clamoroso “Il vangelo secondo Tex Willer”.

 

Ok: le strade del Signore sono infinite.Ok: lo Spirito del Signore soffia dove vuole. Però mai mi sarei aspettato, di prima botta, di trovarmi l’eroe della mia infanzia, e compagno costante di tutta la mia storia, in bella mostra sul quotidiano della Santa Sede. Non che la cosa mi abbia scandalizzato, naturalmente:  ma sorpreso grandemente, sì. Passato lo stupore iniziale, e letto l’articolo in questione, le cose si sono rapidamente chiarite. Quel“vangelo secondo Tex Willer“, con la v di Vangelo significativamente minuscola , nel suo virgolettato rimandava a un libro, fresco di stampa per i caratteri della Editrice Claudiana,  di cui è il titolo, scritto da Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini. Eccolo qua:

 

 

A questo punto mi sono brevemente interrogato, cercando di scovare nella mia memoria di antico lettore se e quando avessi trovato traccia della religiosità, del “ credere” di Tex. Sinceramente, non l’ho trovata. Anche se, in diverse storie, ricordavo di averlo visto entrare in contatto con realtà spirituali e anche religiose diverse, io personalmente , se interpellato, avrei inserito il buon Tex nella affollata categoria degli “agnostici”, piuttosto che in quella dei credenti. Senza contare che , da ottimo personaggio di un West di matita e vignette, ma a miei occhi certamente autentico (al pari delle jungle o dei pirati di Salgari o dei paesaggi di Sergio Leone) la sua azione mi pareva restare ben poggiata su gran pistolettate e gran pugni, anche se perennemente rifilate   ( se no che eroe sarebbe stato?) dalla parte della giustizia e dei “buoni”.

 

 

In realtà, il libro non cerca di consegnare a Tex una impossibile “patente” di uomo di fede. Piuttosto si industria di  cercare i segni del suo rapporto con il sacro e di individuarne un’etica di fondo. Sul primo punto, si esaminano tutte le realtà religiose o spirituali con cui Tex entra in contatto nelle sue vicende e si scopre che ci sono praticamente tutte. Lui ha a che fare con “le culture antiche( atzechi, egizi, maya), con quelle cristiane ( cattolici, battisti, quaccheri), con le altre religioni ( buddismo Islam e via dicendo) con quelle dei nativi americani fino ad arrivare ai satanisti e al vodoo.”

Paolo Naso, nella prefazione, ritiene di poterlo definire vicino a una sensibilità impastata di protestantesimo metodista, ma poi chiarisce che “in realtà  lo si potrebbe definire un unchurced, traducibile con “schiesato”, ovvero «un credente a modo suo che mal tollera liturgie e preghiere, candele e inni, prediche e devozioni. Cresciuto nello spirito libero del protestantesimo della frontiera, porta dentro di sé la radice puritana della libertà e del rigore, il senso profondo di una vocazione che diventa missione di vita. E vi sono pochi dubbi che sia quella alla giustizia, al sostegno dei truffati e delle vittime di ogni prepotenza». Inconsapevolmente Willer è il paladino di «un vangelo duro, energico, di una giustizia retributiva per cui raccogli in proporzione e in relazione a quello che hai seminato». Mentre  la sua vicinanza  alle tradizioni dei nativi ( non dimentichiamo che  Tex è amche “ aquila della notte”, per gli indiani Navajo che lo riconoscono come capo “ fa sì che Tex sia più spirituale che religioso, con un suo «personale rapporto con il sacro che non si esprime in un’appartenenza formale ma si concretizza nel rapporto col la natura, la trascendenza, il mistero della vita e della morte» ( dall’articolo dell’Osservatore Romano, di Gaetano Vallini https://www.osservatoreromano.va/it/news/2020-10/quo-248/credente-a-modo-suo.html )

Sul secondo punto, quello del’etica secondo cui si muove il personaggio,  le cose si fanno piu’ chiare. Tex, pur tra risse e sparatorie, “difende costantemente i deboli e gli oppressi: in questo senso è molto “evangelico“ e probabilmente piacerebbe anche a Papa Francesco perché, come ricorda Antonio Staglianò (vescovo di Noto e appassionato del fumetto), “è sempre dalla parte dei poveri”. Con molto anticipo rispetto al cinema western (Soldato Blu è del 1970) Tex è un difensore degli indiani (con il nome di Aquila della notte è il capo dei Navajos) e non giudica mai nessuno per il colore della pelle o per la provenienza geografica. E, vedendo certe tendenze nella società contemporanea, in questo è in anticipo anche rispetto ai nostri tempi. (https://www.quotidiano.net/magazine/non-sparare-invano-il-vangelo-di-tex-willer-1.5510524, Roberto Davide Papini su quotidiano.net).

Forse è un tantino  esagerato affermare, come fa  il fumettista Mauro Boselli in una intervista nella parte finale del volume – che Tex rappresenta una «imago Christi, che si carica della responsabilità di fare giustizia». Piuttosto, come dice Antonio Staglianò nella postfazione, «qui “vangelo” è una sorta di metafora: una parola che funziona simbolicamente per concentrare in sé qualcosa di bello, una buona notizia», secondo la quale «il bene vince sempre e la vittoria contro qualunque male è nella disponibilità di Willer». E aggiunge che «una “lettura religiosa” non è immediatamente una “lettura teologica”», ma che tuttavia non si può dimenticare che «il religioso apre al trascendente», «dischiude un’ipotesi di Dio».

 

Morale prima: devo fare ammenda. Non sono poi quel gran conoscitore di Tex che ritenevo. Anche perché ignoravo completamente che ci fosse una storia articolata di rapporti tra il mio fumetto prediletto e la Chiesa Cattolica. Che è passata negli anni da una sostanziale messa all’indice – nel 1951 l’Apostolato della buona stampa l’aveva inserito nella categoria della stampa «moralmente nociva, che non è permesso leggere». -a una progresiva riabilitazione, che è evidenziata da altrettanti articoli proprio sull’Osservatore Romano. ( del 2008, del 2018,del giugno 2020).

Morale seconda : non solo le strade di Dio e della Provvidenza sono infinite. Certamente lo sono anche… quelle della ri-scrittura del messaggio evangelico.

 

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