Impacciato di bocca e di lingua

24 Settembre 2017Lorenzo Cuffini

Scritto da MARIA NISII.

 

Quando Dio si rivela a Mosè nel roveto ardente ha grandi progetti: liberare il popolo dalla schiavitù d’Egitto e condurlo nella terra promessa. Per fare tutto questo, Mosè dovrà rivolgersi al faraone e ottenerne il consenso. Ma al sentire questo, nascono le riserve di colui che era arrivato fin lì solo per pascolare il gregge del suocero: chi sono io per andare dal faraone…qual è il nome di Colui che mi vuole inviare… E poi: non mi ascolteranno… non mi crederanno…

A tutte le obiezioni Dio offre ogni genere di rassicurazione, fino al potere del miracolo: il bastone con cui Mosè potrà compiere grandi segni e prodigi nel nome del Signore. Non sapendo più che cosa obiettare ed evidentemente preoccupato, Mosè tenta l’ultima carta: “non so parlare”. Letteralmente il testo ebraico dice: “per cortesia, io non sono un uomo di parole, non lo sono stato, né ieri, né avanti ieri, né adesso che mi parli, pesante di bocca e di lingua sono io”. L’alibi di Mosè assomiglia molto a quello di Geremia: «Ahimè, Signore Dio!Ecco, io non so parlare, perché sono giovane»(Ger 1,6).

Marc Chagall, Mosè davanti al roveto ardente
Marc Chagall, Mosè davanti al roveto ardente

La vocazione profetica suscita sempre resistenze. Ma quanto al parlare, Dio offre la più grande delle rassicurazioni e si fa addirittura “suggeritore”: «Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire» (Es 4,12), dice a Mosè; «io metto le mie parole sulla tua bocca» (Ger 1,9), dice al giovane Geremia. Il profeta diventa così la “bocca” di Dio!

Che cosa possano diventare le obiezioni di Mosè nella penna dei riscrittori apre a tutto un gioco di interpretazioni, di cui Deserto. Il romanzo di Mosè (1977) di Ian Dobraczyńskisembra proprio la più “impacciata”.

Nel romanzo la vicenda biblica riscritta prende avvio dalla contrattazione con il faraone: quattro uomini escono dal suo palazzo, turbati per quanto appena accaduto. Solo dopo qualche istante uno di loro spezza il silenzio ed esprime i propri dubbi a un altro, che viene ampiamente descritto come qualcuno dall’età indefinibile, fronte spaziosa, bocca grande ma timida come quella di un ragazzo. Il primo tratto con cui si caratterizza l’identità del protagonista è infatti la “timidezza” della parola. In risposta l’uomo sembra muovere le labbra, ma di fatto non emette suono e di fronte all’impazienza dei due accompagnatori è un terzo a difenderne il silenzio, precisamente il fratello Aronne, come il Dio biblico aveva suggerito:«Non vi è forse tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlare bene. Anzi, sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. Tu gli parlerai e porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà la tua bocca e tu farai per lui le veci di Dio» (Es 4,14-16). E tuttavia, quando infine Mosè prenderà la parola, il suo sarà quel balbettio che nella Bibbia ha esitato ad assumere forma esplicita: “Jjjavé Dddio d’Aaabramo cccossì hha dddetto” (15).

L’ampiezza del romanzo (oltre 400 pagine) è indicativa del tentativo compiuto: dare corpo e vita a quanto è rimasto in ombra nel testo biblico. E il realismo narrativo di questo autore polacco (molto letto e ben recensito dal mondo cattolico) impone quindi di far balbettare Mosè, già che egli è “impacciato di parola”, e di ricorrere in soccorso alla voce di Aronne. La lettura dei balbettii che all’inizio risulta spiazzante, dopo un po’ infastidisce fino ad apparire ridicola. Se infatti gli spazi bianchi aprono alla creatività dell’artista, talvolta dobbiamo proprio ammettere che l’ellitticità biblica sia di gran lunga più evocativa. Interpretare quell’ “impaccio” come balbuzie è indubbiamente un’ipotesi possibile, ma se diventa l’unica chiude il testo a un iperletteralismo esasperato che fa male prima alla Bibbia e poi alla letteratura.

Mosè di Michelangelo, basilica di san Pietro in Vincoli, RomaMosè di Michelangelo, basilica di san Pietro in Vincoli, Roma.

  • In copertina: Michelangelo, Mosè, ( particolare del volto)

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