In Paradiso… con i Beatles

20 Maggio 2023Lorenzo Cuffini

 

 

Scritto da  DARIO O. COPPOLA.

 

Concludiamo con questo intervento il nostro viaggio intorno ai testi dei Beatles vicini al linguaggio religioso. Il quartetto più celebre di Liverpool ha cantato l’amore esaltandolo sopra ogni valore umano:

Quando i cieli non sono così blu, / non ho nient’altro da fare, / solo pensare a qualcosa di nuovo da dirti, / ma le parole mi restano sulla punta della lingua […] aspetto un’occasione / per provarti il mio amore“.
(da Tip of my tongue).

 

 

Così gli uccelli nel cielo non saranno tristi e soli, / perché sanno che possiedo il mio unico e solo amore […]“.
(da Bad to me).

 

 

 

Ed eternamente/ sarò sempre innamorato di te […]
(da Thank you, girl).

 

 

In questi testi ritornano, coniugati col tema dell’amore, i concetti dell’eternità e del cielo.

Più espressamente, ecco una chiarificazione tematica ulteriore:

Ogni volta che guardo nei tuoi occhi, / vedo che lì c’è il Paradiso”.

(da Love of the loved)

 

 

 

Anche nei miei sogni guardo nei tuoi occhi, / All’improvviso mi sembra di aver trovato un Paradiso“.
(da Nobody I know)

 

 

Un riferimento agli Hare Krishna, che incontrarono in un primo momento l’entusiasmo di Harrison, si trova in I am the walrus.

 

 

Qualcuno ha anche avanzato interpretazioni religiose di Hey Jude: in realtà Paul Mc Cartney dedicò questo testo al figlio di John Lennon, Julian (Jules), in crisi per ragioni legate alla difficile convivenza matrimoniale dei genitori: Jules fu cambiato per ragioni fonetiche in Jude.

 

 

Concordemente i critici non possono però che accogliere la dichiarazione di Harrison stesso, secondo la quale Long, Long, Long è dedicata proprio a Dio, attraverso riferimenti alla moglie di George. Compare una visione mistica e panteistica, se leggiamo i versi (che tuttavia non accennano a Dio) con la chiave di lettura teocentrica che l’autore ci indica:

È stato un lungo, lungo, lungo tempo, / come ho potuto perderti / quando ti amavo? / C’è voluto un lungo, lungo, lungo tempo, / ora sono così felice di averti ritrovato. / Come ti amo. / In quante lacrime cercavo […] Come posso mai metterti nel posto sbagliato? / Come ti voglio / Oh, ti amo / Sai che ho bisogno di te“.

 

 

 

 

Un intero album dei Beatles è intitolato Abbey Road. In esso Lennon-Mc Cartney, attraverso la canzone You never give me your money, riprendono modi di dire che rivelano ricordi d’infanzia, tenerissimi, della loro educazione religiosa:

Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, / Tutti i bimbi buoni vanno in cielo”.

 

 

Già… il cielo… è un tema ricorrente cantato dai Beatles… come quello del Paradiso: si diceva del termine caelum che può evocare ciò che è nascosto, celato. Paradiso, dal greco paradeisos, significa “giardino”. Il giardino dell’Eden è, fra l’altro, il paradiso terrestre… Il Paradiso è un giardino di delizie, nelle religioni e nella Sacra Scrittura: questo concetto divenne presto atto a designare l’eterno soggiorno delle anime beate. E la musica dei Beatles ci ha fatto assaporare un po’ di paradiso, di beatitudine… e di eternità.

 

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