Insieme a Te non ci sto più
Scritto da LORENZO CUFFINI
Riscrittura inconsapevole *
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». 61 Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64 Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
66 Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?»
Giovanni 6,60-67
______________________________________
Hai capito bene: sì, io mi tiro indietro. No: non vengo più con te.
Che poi, con te: ma quando mai? Al massimo, dietro a te. Con te, io non ci sono mai veramente stato. Oh: non che non lo volessi. L’avrei voluto, con tutte le mie forze. Per questo me n’ero andato da casa mia, e non c’era stato verso di farmi ragionare. All’inizio, la cosa era bella, forte, entusiasmante, grande. Andiamo con il Rabbi! Andiamo con il Nazareno! Non che fosse facile parlare con te, nemmeno i primi tempi: facevano cortina i tuoi intimi, quelli che dicevano di essere stati scelti da te, uno per uno, chiamati per nome, eletti. No: noi si stava a distanza. Noi ti si seguiva da lontano. Noi, al massimo, si parlava con uno di loro, uno dei dodici. Che mettevano su certe arie d’importanza e di protezione, di sussiego e di degnazione: a marcare bene la vicinanza, tutta loro, e la distanza, tutta nostra.
Insieme a te, non ci sto più.
Ti sono venuto dietro pieno di speranze e di illusioni. Non che tu le alimentassi, per la verità: erano speranze e illusioni tutte e solo mie. Dovessi dirti, non saprei nemmeno quello che ero venuto a cercare veramente in te: probabilmente le tenerezze che non ho mai avuto, la comprensione che nessuno mi ha mai dato, e che io non so trovare in questo mondo stupido. A ben vedere, a sentirti parlare – sempre e soltanto da lontano, intendiamoci- non ho mai trovato nulla di tutto ciò: niente coccole, lisciamenti, incoraggiamenti, complicità. Niente di facile. Niente di comodo. Niente di accattivante. Poche parole, spigolose e contropelo. E io a dirmi: colpa mia. Non capisco? Capirò. Non mi esalto? Mi esalterò. Mi sono nascosto i fatti, mi son negato la realtà: perché c’è solo una cosa più amara del credere in una illusione sbagliata: riconoscerlo, e ritornare sui tuoi passi. Adesso, l’incantesimo è finito, adesso il giocattolino si è smontato. Tu non sei la persona che volevo, non lo sei più, anzi non lo sei mai stato. Finisce qua. Io vado via. Me ne torno a casa. Chi se ne va, fa qualcosa di male?
Nessuno puo’ venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio, hai detto oggi. Bene, Tutto chiaro. Il padre tuo, evidentemente, non mi dà il nulla osta. Permesso negato, strada sbarrata, storia finita. Io ho bisogno di leggerezza, di aria pura, di acqua chiara, di boschi verdi; di vallate piene di sole: lo so, lo so. Questa, che io vado cercando, è solo una favola, una storia a lieto fine e tutta rosa. Ma era questo, che mi scaldava il cuore e mi accendeva i sogni. Non le tue parole, dure da capire e fredde da ascoltare.
Me ne vado, adesso. Guardo le nuvole che corrono rapide nel cielo. Già: il cielo. Il regno dei cieli, il figlio dell’uomo, tuo padre. Posso dirtelo, Rabbi? Io non ti capisco, quando parli. E tu non fai nulla per aiutarmi a capirti. Io me ne vado, e so che quando andrò non ci sarà un tuo saluto, un tuo sorriso, un tuo resta!, un tuo dove vai? Non sarà facile. Non sarà facile per niente, andarsene da te. Soprattutto non sarà facile andarsene dalla idea che io mi ero fatta di te. Rinnegare questa idea, sarà un po’ come morire: si ha un bel dire che si muore un po’ per poter vivere. Sarà anche: il fatto è che io, a morirmene, poco a poco, per conto mio, già ero bravissimo, già ero abituato. Era una vita nuova di pacca, bella, miracolosa, vincente, vittoriosa, dritta verso la gloria, quella che mi aspettavo da te. Non una nuova piccola, grande morte : a me stesso. E tutto quel parlare di amore? Ma quale amore c’è, nel dire: forse anche voi ve ne volete andare? Pronti, quella è la strada. Sì, arrivederci, Amore. Ciao, Amore. Corso via, sparito, tutto questo parlar di amore, come corrono inarrestabili le nuvole di questa mattina. Io male non ne ho fatto. Chi se ne va da te, che male fa?
Dicono che sai tutto. Puo’ darsi: io so che ci ho creduto, ciecamente, e ora, che me ne è venuto in tasca? Che me ne torno a casa, dove mi aspettano i lazzi dei parenti e la derisione degli amici. Dicono che leggi nei cuori di chiunque. Se lo hai fatto con me, sei stato bravissimo a nasconderlo. Se lo hai fatto con me, non sai, non capisci che basterebbe uno sguardo, un sorriso del cuore, il mio nome pronunciato dalle tue labbra, per fermarmi, per legarmi a te, per farmi restare , chissà, magari per sempre? Tu invece nulla. Non mi guardi, non mi chiami, non mi consideri. Quindi è vero: si muore un po’ per poter vivere; e io me ne torno alla mia vecchia vita, mezzo morto di delusione e di fallimento.
Non riesco ad avercela con te , però. Ce l’ho con me: questo sì. Tanto. A fondo. Completamente. Con te, no. Non riesco. Mi hai acceso il cuore, lo spirito, la fantasia, la vita. “E’ lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.” hai detto. E non è colpa tua, se queste tue parole io non le capisco.
Non è nemmeno colpa mia, però. E’ forse “colpa” di quel Padre che non mi ha concesso di comprendere? Puo’ darsi, ma ormai non mi importa. Ormai la questione è chiusa. Arrivederci al tuo parlar d’amore. Ciao. Il tempo è scaduto. Le nubi corrono via, e io farò la stessa cosa. Chissà che , da lontano, da lontanissimo, non ci si rincontri un giorno? “ E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?” hai detto. Già: e se lo vedessimo, per davvero? E se ti vedessi io? Salire, essere innalzato? E io, giù, a guardarti, sotto? Per il momento finisce qua. Arrivederci, tuo gran parlar d’amore. Arrivederci: a un altro momento, forse. A un altro tempo, forse. A un altro fallimento, probabilmente. Magari tuo, e non soltanto mio, come lo sento oggi. Forse, tra falliti, il nostro incontro finalmente sarà possibile.
Ciao, Rabbi.
__________________________________________
Guardo le nuvole lassù
Cercavo in te
Le tenerezze che non ho
La comprensione che non so
Trovare in questo mondo stupido
Quella persona non sei più
Quella persona non sei tu
Finisce qua
Chi se ne va che male fa?
Io trascino negli occhi
Dei torrenti di acqua chiara
Dove io berrò
Io cerco boschi per me
E vallate col sole
Più caldo di te
Guardo le nuvole lassù
E quando andrò
Devi sorridermi se puoi
Non sarà facile ma sai
Si muore un po per poter vivere
Arrivederci amore ciao
Le nubi sono già più in là
Finisce qua
Chi se ne va che male fa?
Devi sorridermi se puoi
Non sarà facile ma sai
Si muore un po per poter vivere
Le nubi sono già più in là
Le nubi sono già più in là
Finisce qua-a-a-a
Arrivederci amore ciao
Arrivederci amore
Ciao