Intonazione
Scritto da GIAN LUCA CARREGA.
La Domenica delle Palme in molte chiese si approfitta della possibilità di leggere il Passio nella forma drammatizzata che distribuisce il testo tra vari lettori. È una di quelle occasioni in cui il testo biblico diventa una questione di performance e l’intonazione di un lettore o una lettrice può davvero fare la differenza e offrire un significato diverso ad una battuta. Un caso classico, per me, è la risposta di Gesù alla domanda del sommo sacerdote che gli chiede se sia lui il Cristo, il Figlio di Dio. Mt 26,64 riporta laconicamente la risposta: “Tu l’hai detto”.
Il problema è che a seconda dell’intonazione questa frase può voler dire una cosa e il suo contrario. Pronunciata con una certa enfasi diventa un’asserzione esplicita: “È proprio così, perbacco!”. Ma basta aggiungere una lieve flessione nella voce e diventa una dubbia insinuazione: “Sei tu a dirlo, non io”. Al povero diacono o sacerdote cui è affidata la lettura di questa battuta spetta l’ingrato compito di dover decidere se Gesù nega o accetta questo addebito, una questione su cui persino gli studiosi sono in grande imbarazzo, figurarsi se poi se la trova tra capo e collo senza essersi preparato prima…
Un altro dubbio imbarazzante riguarda l’esclamazione di Tommaso dopo che Gesù ha deciso di tornare in Giudea per salvare il suo amico Lazzaro, una scelta che lo espone a parecchi rischi perché poco prima i Giudei avevano tentato di toglierlo di mezzo. Tommaso commenta in maniera sibillina: “Andiamo anche noi a morire con lui” (Gv 11,16). È il lamento rassegnato di un don Abbondio che teme di dover soccombere accanto al suo maestro o il grido entusiasta di un fanatico? Anche qui è difficile decidere. Spesso il giudizio viene condizionato dagli altri due passaggi in cui Tommaso prende la parola (Gv 14,5-7 e 20,24-29), dove l’apostolo ha delle uscite scomposte, per desumere che anche in questo caso dica qualcosa di riprovevole. Ma, in mancanza di prove evidenti in senso contrario, dovremmo presumere la buona fede di un discepolo. Tommaso sembra davvero convinto di voler intraprendere quel destino con Gesù e, come avverrà alla fine del vangelo, pare viaggiare controcorrente rispetto agli altri discepoli. E tuttavia in questa affermazione non manca una certa dose di ironia da parte dell’autore del vangelo: come ben sanno i lettori, nessuno dei discepoli, né lui né altri, andrà a morire con Gesù, ma verrà loro risparmiata questa prova.