Johann Sebastian Bach – Gebt mir meinen Jesus wieder

10 Giugno 2018Lorenzo Cuffini

Scritto da CHIARA BERTOGLIO.

 

 

All’interno della straordinaria Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach, quest’aria per basso e violino “obbligato” (cioè concertante, solista) ci offre uno sguardo particolarissimo sul tradimento di Giuda. Nella Passione secondo Matteo, il testo evangelico della Passione, che costituisce l’annuncio è inframmezzato da corali (la preghiera della Chiesa luterana) e da arie come questa (la contemplazione). Dopo aver ascoltato l’episodio di Giuda che restituisce i soldi del tradimento al Sinedrio, l’aria esprime i sentimenti di un personaggio anonimo, che “chiede indietro” Gesù ora che il denaro con cui era stato ceduto è tornato ai sommi sacerdoti. Il violino solista, la cui parte è di straordinario virtuosismo, interpreta una sorta di eroico sdegno; il ritmo iniziale esprime buona volontà, coraggio e audacia, come potrebbero essere quelli di chi si presentasse al sinedrio per “rivendicare” la liberazione di Cristo. Il virtuosismo stesso, da virtus (e da vir) ha qualcosa di nobile, fiero, quasi cavalleresco.

 

 

Il timbro vocale scelto da Bach, tuttavia, è molto interessante. Al basso, nella Passione secondo Matteo, sono prevalentemente affidati ruoli che esprimono una compassione paterna: Giuseppe di Arimatea, il Cireneo. Si tratta infatti di una voce maschile grave, che quindi trasmette l’idea di un’età avanzata, tale da esprimere una solidarietà e tenerezza che identifichiamo con l’immagine del “padre”. Basso, tuttavia, secondo una grande tradizione cui anche Bach spesso si rifà nelle Cantate, è anche il timbro vocale di Cristo: nella Passione secondo Matteo, inoltre, gli interventi del Cristo sono sempre circondati dall’alone musicale degli archi, quasi un’aureola musicale, e l’accostamento fra voce di basso e suono degli archi che troviamo in quest’aria è sottilmente allusivo alla vox Christi.

 

Testo verbale.

Gebt mir meinen Jesum wieder!

Seht, das Geld, den Mörderlohn

wirft euch der verlorne Sohn

zu den Füssen nieder!

Rendetemi il mio Gesù!

Guardate, il figlio perduto

lo getta ai vostri piedi

il denaro, compenso d’un assassinio.

 

 

Ma anche Giuda è un basso, nella Passione secondo Matteo: in un certo senso, quest’aria sembra suggerire una possibilità di redenzione anche per Giuda stesso, che, pentito, restituisce i trenta denari. Nel testo dell’aria, Giuda è definito “verlorne Sohn”, “figlio perduto”, rievocando l’espressione “figlio della perdizione” che troviamo al cap. 17 di Giovanni: un’espressione dura e apparentemente senza speranza, ma in cui il termine “figlio” quasi smorza la crudezza della “perdizione”.

Come sappiamo dal Vangelo, il pentimento di Giuda non fu sufficiente a salvarlo dalla disperazione che lo condusse al suicidio; tuttavia, forse, nella bellezza di questa musica appassionata e piena di amore per il Cristo, Bach ha voluto nascondere la speranza che anche Giuda possa aver goduto dei frutti della redenzione.

 

 

 

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