La croce e il crocifisso

7 Aprile 2023Lorenzo Cuffini

Scritto da  NORMA ALESSIO.

Per il Venerdì Santo.

 

La Croce è il segno per eccellenza riconosciuto del cristianesimo che anticipa e va oltre i suoi limiti spazio-temporali. La Croce non è nata con il cristianesimo ma è un simbolo di antica origine e la si trova sia nelle culture precristiane che in quelle non cristiane, dove ha in gran parte un significato cosmico o naturale. In taluni casi è rappresentata in forma di Tau, ultima lettera dell’alfabeto ebraico, usata come segno di riconoscimento da Dio per evitare lo sterminio (Ezechiele 9,4-6). Per ogni credente il solo segno cruciforme ha sempre avuto e ha ancora un suo importante significato ed è tutt’oggi un simbolo universale comune a tutte le confessioni. Recentemente abbiamo visto una Croce portata in processione a Cutro, realizzata dall’artista Maurizio Giglio, con i legni, i bulloni e i chiodi del barcone naufragato, di migranti di culture diverse. Da un’intervista rilasciata a Ida NUCERA per il sito web della Comunità di vita cristiana, Giglio ha motivato così la sua riscrittura della croce. “Ero incerto sui bracci della croce, poi ho avuto un’intuizione e ho detto a don Francesco (il parroco di Isola Capo Rizzuto): “Se questo è il braccio di Cristo appeso alla croce, perché non immaginiamo che l’altro, più lungo, lo stende verso l’umanità?”.

 

 

La Croce per i cristiani è il principale attributo di Cristo e simbolo del messaggio evangelico attraverso la simultaneità dei suoi significati: l’incarnazione, la passione, la morte, la risurrezione e il suo ritorno in gloria. Nei secoli gli artisti hanno sintetizzato la Croce, con innumerevoli invenzioni e sviluppi iconografici, condizionati anche dalle interpretazioni dei primi autori cristiani del I-III secolo d.C., i cosiddetti Padri Apostolici e i primi Apologeti. Nelle Sacre Scritture, solo nel Nuovo Testamento è citato diverse volte il termine Croce, sempre riferito all’avvenimento della crocifissione di Gesù. Appare nel Vangelo di Giovanni, al versetto 19 del capitolo 19 “Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”, ancora al versetto 25“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala” e al versetto 14 della seconda lettera di San Paolo ai Colossesi “…e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce”. Studi del XXI secolo sui testi neotestamentari affermano che “nei Vangeli canonici la croce non è descritta” e“si può affermare con tranquillità che le tradizionali rappresentazioni della croce corrispondono sostanzialmente al vero”.

Le croci si differenziano in Croci e Crocifissi, le prime come segno crucifero senza Cristo, in legno o altro materiale, sagomato a croce o a tau; i secondi, con Cristo solo, appeso alla croce con il corpo posizionato in molte varianti o in forma di racconto della crocifissione. La vediamo nella narrazione della Passione di Gesù fino alla crocifissione, attraverso le stazioni di via crucis, per far meditare passo dopo passo il fedele, immergendolo nell’esperienza umana di Cristo che porta la Croce e percorre il cammino del Calvario andando incontro alla morte.

Gli artisti del Novecento e quelli contemporanei, anche se non dichiaratamente cristiani, essendo più liberi nelle loro modalità di espressioni artistiche, hanno trovato in questo tema la fonte di ispirazione per rappresentare le inquietudini, i drammi del loro tempo e il loro personale senso religioso. Nella prima parte della mia ricerca, possiamo scoprire come la sola immagine della croce o “telaio della croce” è stata riscritta in vari contesti che coinvolgono emotivamente l’osservatore e il suo senso del sacro. Come fece il noto pubblicitario e disegnatore grafico Armando Testa nell’immagine “Manifesto Vota no”, per molti versi provocatoria, a favore del “No” al referendum sul divorzio del 1974, in cui utilizza questo simbolo per un messaggio che si opponeva a uno schieramento guidato dalla Chiesa: vi sono due dita che formano una croce tenute insieme da un chiodo con lo slogan “meglio il divorzio che inchiodati nell’odio”.

 

 

 

Anche negli ultimi anni della sua vita (1992) si dedicò alla figura della Croce, evidenziandone il pathos drammatico, nella sua essenzialità contemporanea, in numerose versioni.

 

 

Così si è espresso al proposito: “Sono sempre stato affascinato dalla croce, uno dei segni più elementari creati dall’uomo. La forza, l’essenzialità della sua forma e la storia che narra nella tradizione religiosa ne fanno l’emblema più significante del mondo”.

 

Parole confermate anche a riguardo di “Segno, una delle croci, del 1990: “ho sempre amato la croce per la sua bellezza formale e per la sua forza strutturale, al di là del significato religioso che l’accompagna”.

 

 

Lo scultore Giuseppe Spagnuolo con il materiale, la forma e la collocazione della sua opera “Croce”, realizzata nel 1992, ha voluto dare un messaggio inducendo chiunque la guardi ad avvicinarsi e toccarla per entrare dentro il Mistero e percepire, indipendentemente dal suo credo, il calore dell’amore che Cristo lascia diffondere dalla croce. La croce, collocata all’esterno del Santuario San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sasso (Teramo), è realizzata in ferro, come una tau che proietta l’ombra sulla terra, che ne diventa il piedistallo; è esposta al sole in ogni stagione così che alla fine della giornata ne assorbe i raggi e, scaldandosi al tramonto, toccandola, emana il suo calore.

 

 

Il tema è interpretato dal punto di vista dell’Apocalisse, la rivelazione, evento di liberazione, nell’opera “Senza Titolo, Svelamento” del2012, da Jannis Kounellis (1936 – 2017) artista protagonista dell’arte povera, di origine greca. Solo da un’osservazione diretta, dal vero, di quest’opera riusciamo a cogliere al massimo grado il suo radicale segno poetico e spirituale. Essa è collocata nel sacello della cripta della chiesa San Fedele di Milano, costituita da un grande sacco appeso con una corda a una trave. Il suo contenuto non è visibile, ma è rivelato dal peso che l’oggetto misterioso esercita sul tessuto: è una grande croce che preme infatti sulla tela, rendendo percepibile la sua presenza manifestandone la sagoma. Il telo del sacco è teso, quasi portasse un carico che non può sopportare a lungo, e appare destinato a essere squarciato dagli spigoli vivi dei bracci di legno.

 

 

Chi tra i vari artisti si è dedicato al tema della croce declinandolo in innumerevoli variazioni, con continuità e profonda convinzione, è l’artista austriaco Arnulf Rainer, nato nel 1929. Per Rainer la croce è una sintesi del volto umano: «Mettiti davanti allo specchio, osserva il tuo volto, vedrai che all’interno vi è tracciata una croce, ovunque».

 

 

Nelle sue prime serie di croci non vi dipinge un corpo ma vi sono solo i colori che lasciano una traccia sulla sagoma della croce, depositati dall’artista con violenza, applicati con le mani o con le dita, per essere poi spalmati in diverse direzioni suggerendo dramma e dolore a chi li osserva.

 

 

Visto che sempre più spesso l’arte contemporaneasi distacca dall’aspetto visivo per concentrarsi sugli elementi intellettivi, è necessaria la spiegazione dei presupposti che hanno condotto all’espressività di Reiner: “[Il Crocifisso] È iniziato come una struttura figurale nera. Ho tentato di fare una figura crocifissa. All’inizio era una specie di allungamento cubico. Ma non ha avuto successo. Era una banalità stilistica. Così ho continuato a dipingere e la figura di Cristo è diventata una croce. E infine, questa croce è stata velata da una nuvola oscura. Ma sono abbastanza soddisfatto che qualcosa sia ancora percepibile.Non deve nemmeno essere percepibile consapevolmente.Egli [Cristo] si ritira quando tentiamo di rappresentarlo. Forse è lì in un accenno, in modo spento, frammentario. In certi segni. Eppure si ritira anche lì. Non appena lo si ripete sconsideratamente”.

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