La moltiplicazione e la “divisione” dei pani e dei pesci
Scritto da NORMA ALESSIO.
L’unico miracolo narrato da tutti i quattro evangelisti è la “moltiplicazione” dei pani e dei pesci, “divisi” tra cinquemila uomini (Mt.14,13-21; Mc. 6,32-44; Lc. 9,10b-17; Gv.6,1-13). Matteo e Marco raccontano anche di un secondo pasto per quattromila persone (Mt. 15,32-38; Mc. 8,1-9).
Il primo è uno dei miracoli di Gesù descritto in modo piuttosto minuzioso, con diversi particolari comuni per i quattro evangelisti, come il numero di uomini che sono stati sfamati, che Matteo però precisa ad esclusione di donne e bambini; il numero dei pani, che Giovanni specifica di orzo, e dei pesci, distribuiti con indicazione della quantità e il numero di ceste di cibo avanzato.
Analizzando alcune delle opere risalenti ai periodi che vanno dal IV al XVII secolo, si può notare che a questo miracolo sono state date letture diverse così come anche la loro iconografia, ricorrendo prevalentemente alla simbologia più che alla narrazione del fatto.
Una è la relazione dell’eucaristia con la vita oltre la morte, che ricorre con una certa frequenza nella letteratura paleocristiana; l’altra viene collegata a di Gesù e all’anticipazione del dono di sé stesso.
Gli artisti hanno rappresentato questo miracolo sin dagli inizi del Cristianesimo: dapprima nelle catacombe e sui sarcofagi, poi nei refettori di conventi o luoghi religiosi; raramente nelle chiese. A partire dall’inizio del IV secolo e per l’intero corso dello stesso, l’episodio viene rappresentato con pochi elementi, quelli essenziali per rammentare il simbolo dell’Eucaristia, la fede e la speranza in Cristo nel banchetto celeste dopo la morte e/o la comunione con Dio grazie alla forza salvifica di Cristo.
Infatti in questi Cristo appare per lo più da solo e indirizza la virga, il segno del suo potere divino, verso la cesta dei pani. Solo in un cubicolo della catacomba di San Callisto, probabilmente databile alla metà o alla seconda metà del IV secolo, Cristo appare in compagnia di sette persone, numero simbolico, che indica che tutti sono da Dio chiamati alla salvezza, che siedono attorno a una mensa dove sono posti due piatti con pani e pesci e ai lati della tavola ci sono i cesti di pane.
Un mosaico del V secolo raffigurante questo episodio, che sottolinea ancora la valenza eucaristica dell’immagine, è a Ravenna in Sant’Apollinare Nuovo. Al centro della composizione c’è Cristo nell’atto di stendere le braccia per dare i pani e i pesci agli apostoli che li distribuiranno alla folla. I particolari simbolici sono originali: Cristo veste una toga purpurea, ha le braccia aperte in atto di benedire i “cinque pani e due pesci”, benedice, sì, due pesci, ma solo quattro pani, perché il quinto pane è la mano di Gesù.
Ravenna – Chiesa di Sant’Apollinare Nuovo – mosaico V secolo
Più tardi, nel XVI secolo, l’affresco staccato, oggi nella chiesa di Sant’Antonino a Firenze ma originariamente nel refettorio del convento di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi (1503), nel luogo normalmente occupata dall’ultima cena, vi è Gesù circondato dagli apostoli a cui vengono presentati i pani e i pesci da un bambino come descritto da S. Giovanni “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”. La scelta nel rappresentare questo episodio evangelico è riassunto nel gesto del dono: i pani e i pesci si ricollegano all’offertorio nella liturgia eucaristica e al dono che Cristo fa di sé.
Giovanni Antonio Bazzi detto Sodoma, nel 1503, nell’affresco per il refettorio del convento di Sant’Anna in Camprena a Pienza, dà un’altra interpretazione dello stesso miracolo. Qui si evidenzia il concetto della carità: in una delle edicole le ceste sono vuote in attesa di essere riempite dalla sovrabbondante carità del miracolo di Gesù.
Jacopo Tintoretto, invece, nella sala superiore della Scuola Grande di San Rocco a Venezia, ci offre una suggestiva rilettura del miracolo, collocato – proprio come nel Vangelo di Marco – entro la cornice della Pasqua, probabilmente su suggerimenti di teologi. Egli dipinge su diverse tele scene che si collegano tra loro evidenziando i significati simbolici del pane come cibo divino. Una rimanda a quella accanto o a quella di fronte, come un discorso ininterrotto. Sulle pareti, in perfetta corrispondenza, stanno una di fronte all’altra “L’ultima cena” e “La moltiplicazione dei pani e dei pesci”; sui lati del soffitto la “Caduta e raccolta della manna”, negli ovali “Eliseo che moltiplica e distribuisce i pani” ed “Elia che riceve dall’angelo i pani e l’acqua”. Il tema del pane ricorre ancora nella “Natività con i pastori” che offrono un pane buono e di fronte la scena della “Tentazione nel deserto” in cui un demonio offre a Gesù due pietre affinché le tramuti in pane.