LA PASSIONE DI GESU’ (1).

1 Aprile 2017Lorenzo Cuffini

Scritto da NORMA ALESSIO.

 

Uno dei soggetti più ricorrenti dell’arte cristiana del medioevo diventa la rappresentazione della Passione e dei Misteri della vita di Cristo. L’ossessione per le ultime ore di Gesù ha origine nell’Europa settentrionale dove troverà le espressioni più terribili e sublimi e l’oggetto principale della predicazione diventa il dolore affrontato con brutale intensità e con una potenza espressiva tale da coinvolgere e far commuovere gli spettatori, come i dipinti di Hieronymus Bosch.

“Storie della Passione” di Hieronymus Bosch, dipinto su tavola databile al 1489
“Storie della Passione” di Hieronymus Bosch, dipinto su tavola databile al 1489

 

I testi scritturistici solennemente proclamati ogni anno nella settimana che precede la Pasqua cristiana e i riti altrettanto solenni che accompagnano la proclamazione, a loro volta hanno generato una quantità di immagini pittoriche e scultoree come nessun altro dei temi che riguardano Cristo.

La nuova spiritualità promossa dei seguaci di Francesco d’Assisi porta allo sviluppo di una specifica forma di devozione comunitaria denominata “viae crucis” in cui i fedeli, camminando dietro al crocifisso, s’immedesimano psicologicamente col Salvatore che avanza verso la crocifissione.

All’inizio dell’era cristiana non vengono mai rappresentati gli episodi più umilianti della vita di Gesù in quanto uomo e dio; anche quando compare, la croce non è simbolo della Passione e della morte, ma della Resurrezione e del trionfo: infatti viene realizzata in oro e tempestata di pietre preziose come quella di Santa Pudenziana a Roma e in Sant’Apollinare in Classe a Ravenna. Oppure, quando è rappresentato, Gesù ha occhi aperti e vestito di tunica, senza tradire i segni della passione. Anche altre scene inizialmente non vengono mai rappresentate proprio perché non ritenute degne di un dio, come la flagellazione e l’incoronazione di spine.

Nel mondo orientale la Passione di Gesù è contenuta al momento della Crocifissione, ma è vista con una lontananza ieratica e asettica che ignora il dramma della carne, mentre per la cultura d’Occidente, Cristo comincia, o ricomincia, a essere l’individuo di carne che ha assunto sulle spalle i peccati del mondo, che soffrirà e morirà inchiodato a una croce. Gesù non è più simbolo di verità astratte e lontane, è uomo fra gli uomini, col suo corpo, il suo peso e la sua fisicità. Il racconto della Passione, raffigurato nelle chiese, è narrato attraverso una consequenzialità di immagini e di episodi, che precedono e seguono il momento della crocifissione, con grande abbondanza di dettagli ambientali e di personaggi fortemente caratterizzati all’interno di luoghi noti. La stessa varietà di soggetti specifici risulta più articolata che in altre categorie dell’iconografia cristiana.

 

Briga
Parete decorata da Giovanni Canavesio – Sanctuaire Notre-Dame des Fontaine Briga Marittima

 

Nell’area piemontese, ad esempio il ciclo della Passione di Gesù di Giovanni Canavesio, del XV secolo e originario di Pinerolo, che troviamo al Sanctuaire Notre-Dame des Fontaine a Briga Marittima, ora in territorio francese, i riquadri sono veri e propri palcoscenici in cui viene allestita e rappresentata la vita di Cristo. In questi dipinti emerge la conoscenza della scuola provenzale e dell’arte nordica e i contatti più o meno diretti con il mondo teatrale. La catechesi medioevale, in particolare nel corso del XV secolo, suggerisce al fedele di personalizzare e attualizzare le situazioni narrate nel Vangelo trasferendole nella realtà e negli scenari quotidiani, così come avviene solitamente nelle animazioni teatrali e popolari delle sacre rappresentazioni o mystères, dove si presentavano gli episodi salienti della vita di Gesù, soprattutto gli ultimi drammatici momenti.

  • In copertina: H.Bosch, Storie della Passione, dettaglio

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