La riscrittura magistrale di un cattolico “recusant”.

6 Aprile 2019Lorenzo Cuffini

Scritto da  CHIARA BERTOGLIO.

Thomas Tallis – If ye love me

Come William Byrd, anche Thomas Tallis visse la difficile esperienza di essere un cattolico “recusant” nell’Inghilterra elisabettiana. I “recusants” erano coloro che si rifiutavano di aderire alla confessione anglicana imposta da Elisabetta I, sovrana di grandi luci e grandi ombre. Fra i meriti di Elisabetta ci fu quello di aver portato ad una straordinaria fioritura le arti e la cultura inglesi nel suo tempo, ed anche di aver garantito un periodo di relativa tranquillità in un Paese scosso dai conflitti religiosi; ciò, tuttavia, non avvenne se non a costo di una repressione dura e sanguinaria nei confronti, soprattutto, dei missionari cattolici (come s. Edmund Campion e i suoi compagni).

Tallis e Byrd si trovavano perciò in una situazione particolarmente delicata: cattolici convinti, erano musicisti di corte della Regina, che era anche “governatrice” della Chiesa anglicana. Perciò dovevano mantenere un delicato equilibrio fra le esigenze della propria coscienza e quelle dell’impiego che esercitavano.

Sicuramente, non vi fu conflitto interiore, per Tallis, quando si trattò di creare questo brano squisito. Si tratta di un brevissimo ma indimenticabile brano per coro “a cappella” (senza accompagnamento di strumenti), su testo tratto dal grande discorso sacerdotale di Cristo durante l’ultima Cena, come riportato dal Vangelo di Giovanni: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti…”.

Qui Tallis osserva fedelmente le esigenze liturgiche dell’anglicanesimo, come di altre confessioni evangeliche: la Parola – proclamata nella lingua locale – deve essere pronunciata in modo del tutto intelligibile, senza imitazioni (sfasamenti temporali fra le voci) e senza eccessive decorazioni che potrebbero inibirne la comprensibilità. Laddove tali esigenze, pur legittime sotto un certo punto di vista, rischiavano talora di sacrificare la bellezza e l’incantamento della musica sacra privilegiando una sorta di asservimento alla parola, la magistrale composizione di Tallis realizza una sorta di miracolo musicale: raggiungere una tale perfetta semplicità, una tale economia di mezzi di infinita bellezza, che ogni sillaba è chiarissimamente percepibile ma il fascino ineffabile del sacro è altrettanto indiscutibile.

Le parole di Cristo, fra le più belle e toccanti dell’intera Bibbia, sono rese con una musica di assoluta limpidezza, luminosità e confidenzialità, che traduce perfettamente l’atmosfera di amore senza pari e senza limiti che ha caratterizzato l’ultimo colloquio di Cristo con i suoi discepoli e quello che rimane il testamento spirituale dell’uomo-Gesù e la promessa eterna del Figlio di Dio.

 

 

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  • In copertina: Thomas Tallis  (1505 circa – 1585)

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