L’Oriente religioso dei Beatles

Scritto da DARIO O. COPPOLA.
Across the universe è stata definita una sorta di manifesto poetico di John Lennon. In questa
canzone è vivo il richiamo religioso: il riferimento, sempre ricorrente, è questa volta diretto alla
cultura indiana, ove chi vuole iniziare il percorso religioso deve affidarsi a un guru, termine che,
in sanscrito, significa profondo; questi addita la via ai suoi seguaci che iniziano il discepolato
per arrivare, con la sua guida, alla più alta saggezza spirituale.

Dice John:
“Le parole volano come pioggia senza fine in una tazza di carta, / scivolano mentre passano, si
disperdono per tutto l’universo. / Pozzanghere di dolore, onde di gioia fluttuano nella mia /
mente aperta./ S’impossessano di me e mi accarezzano. / Jai Guru Deva Om. / Niente cambierà
il mio mondo […] Immagini di luce spezzata che mi danzano davanti come / un milione di occhi,/ che mi chiamano per tutto l’universo […] Jai Guru Deva Om / […] Amore senza fine né limitiche mi splende intorno, come / un milione di soli, / mi chiama […] per tutto l’universo. / Jai Guru Deva Om […] “.

Un altro testo di Paul Mc Cartney, The long and winding road, appartiene a una ballata
dell’album Let it be. Ancora una volta, su musica di Lennon-Mc Cartney, emerge l’invocazione
tipica del linguaggio religioso, che Paul rivolge a un “tu” indefinito (si pensi alla corrente
filosofico-teologica del personalismo):
“La strada lunga e tortuosa che porta a te, / non scomparirà mai, ho già visto quella strada. / Mi porta sempre qui, mi porta da te. / La notte di vento e tempesta che la pioggia ha lavato via, /
ha lasciato una pozza di lacrime piangendo per il giorno. / Perché lasciarmi qui, insegnami la
strada. / Molte volte sono stato solo e […] ho pianto, / […] Mi hai lasciato qui molto tempo fa. /
Non tenermi qui ad aspettare, guidami da te”.

Può essere un riferimento a una persona in particolare, ma richiama i versi dei salmi ebraici,
ove la ricerca di un amore protettivo in cui rifugiarsi è un leitmotiv

Un gioco di parole di Ringo Starr diede il titolo a Tomorrow never knows:
“Spegni la tua mente e rilassati e abbandonati alla corrente, / non è morire […] arrenditi al
vuoto. / E’ risplendere […] che tu possa capire il significato del profondo, / è esistere. / Che
l’amore è tutto in tutti […] è sapere. / Quando l’ignoranza e l’odio possono piangere il morto, / è credere […] gioca il gioco dell’esistenza fino alla fine / del principio […] “.
Questo testo fu ispirato dal Libro dei Morti, testo sacro del Buddhismo tibetano.

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(4. continua)
- Questo articolo di Dario Coppola è stato già pubblicato sul Corriere di Torino e della Provincia il 14/09/96
- A questi link puoi ascoltare i brani citati nell’articolo:
https://www.youtube.com/watch?v=fR4HjTH_fTM
https://www.youtube.com/watch?v=pHNbHn3i9S4