MARIA, IL GREMBO-ARCA

12 Dicembre 2020Lorenzo Cuffini

 

Scritto da MARIA NISII.

 

Il mio corpo è stato vaso. Così è scritto. Ricettacolo fermo di tutte le grazie. Arca della nuova alleanza. Vuota, cava e pronta a ricevere. (Mariapia Veladiano, Lei)

 

Giotto, Visitazione (1306)

 

Per il viaggio che Maria compie dalla Galilea verso Gerusalemme per andare a trovare la cugina Elisabetta, anche lei incinta, qualcuno ha chiamato in causa il cammino dell’Arca dell’Alleanza (2Sam 6), in quanto Maria porta con sé, nel figlio concepito, la presenza di Dio.

Come noto, l’Arca dell’Alleanza era una cassa di legno e oro che conteneva le tavole della Legge ricevute sul Sinai. Costruita e poi trasportata dai leviti durante l’attraversamento del deserto, viene fatta trasferire da re Davide a Gerusalemme quando ne fa la capitale del suo regno. Sarà infine il figlio Salomone a darle dimora stabile nel Tempio all’interno del Sancta Sanctorum.

 

Arca dell’alleanza, (ricostruzione ipotetica)

 

Durante il viaggio verso Gerusalemme, per averla toccata nel gesto spontaneo di trattenerla dalla caduta, un uomo ne muore – un modo, questo, per esprimere il concetto di intangibilità e irraggiungibilità del sacro.  Se infatti apparentemente si tratta di un oggetto, che nello spostamento può anche cadere, di fatto si ha a che fare con il mistero della presenza di Dio in mezzo al popolo.

Dall’antica alla nuova alleanza si verifica però una svolta. Con la giovane Maria, quel concetto di Arca intangibile è superato e il sacro si offre nella carne di un bambino, che a questo punto della vicenda evangelica è celato nel corpo della madre. Tuttavia, a dispetto della novità, ritroviamo alcune risonanze con il primo racconto:

Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo (Lc 1,44) – rivela Elisabetta alla cugina.

Non casualmente, infatti, l’evangelista Luca per esprimere l’azione del sussultare fa uso dello stesso verbo greco (skirtan) che una traduzione dell’Antico Testamento aveva adoperato per la danza compiuta da re Davide davanti all’arca santa per accoglierne l’ingresso a Gerusalemme (2Sam 6,16). Come Davide, Giovanni “danza” nel grembo materno davanti all’Arca dell’Alleanza, che è Maria. Ma al di là del verbo impiegato, comune è l’atmosfera di gioia che pervade entrambi i racconti – come tanti autori hanno evidenziato alla ricerca di corrispondenze.

 

 

Ancora le era facile l’andare, al principio,

ma nella salita a volte lo avvertiva

il suo corpo miracoloso –

e si fermava, allora, respirando, sugli alti

monti di Giuda. Non la terra, ma per lei

la sua pienezza intorno era distesa;

andando lo sentì: questa grandezza

mai sarà varcata – questa, che ora percepiva.

E la spingeva a posare la mano

Sul grembo dell’altra, già più largo.

E barcollando le donne l’una verso l’altra,

e capelli e vesti si toccarono.

 Ciascuna, colma del suo tempio,

nella compagna sua si riparava.

Ah, il Salvatore in lei – ancora un fiore;

ma il Battista in grembo della cugina

ruppe la sua gioia dando guizzi.

 (Rainer Maria Rilke, Visitazione di Maria)

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