Mimì , profumo versato e sciolti capelli
Riscritture inconsapevoli (6).
“Riscritture inconsapevoli” , ovvero una piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.
La donna che versò sui piedi di Cristo un vasetto di costoso olio profumato e li asciugò con i propri capelli.
Luca 7, 36-50:
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, di’ pure”. […]
E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.
____________________________________________________
Io la conosco, la gente di questo posto. Benissimo, la conosco. E la gente conosce me: benissimo, mi conosce. Anche se mi passa vicino fingendo di non vedermi. O di non sapere chi sono. E mi giudica: anzi, mi condanna, senza appello. Compresi alcuni di quelli che mi vengono a cercare, e non una volta sola. Anzi: soprattutto quelli. Sai, la gente è strana, a guardarla da vicino. Ma non è strana per me, che la conosco come il bordo della mia veste. Distolgono lo sguardo e voltano la testa davanti a me. Per strada e nello loro case , mi odiano, mi maledicono. Ma quando hanno bisogno – bisogno di me, voglio dire, di quello che trovano da me, voglio dire – insomma, quando gli monta la voglia, quando decidono di volere il piacere, e di comprarselo , allora mi cercano , allora mi guardano, allora mi parlano, allora entrano nella mia casa . Allora mi amano, per dir così. Amano solo la mia carne, certo. In quale altro modo potrebbero amare una come me?
Loro non lo sanno, ma io lo dico sempre : solo con me, sono veri. Non si preoccupano di mentire, nel mio letto. Non mi devono nulla, se non il prezzo stabilito. E’ quando se ne vanno, che scivolano in un momento dalla verità alla menzogna. Quando escono per strada:cauti, nascosti, guardinghi, prudenti. Da quel momento mentono, anzi tornano a mentire. Quando escono da me, si rivestono. Dei loro abiti. E della loro rispettabilità, della loro onestà, del loro rigore . Della loro legge. Appena fuori dalla mia porta, tutto il loro mondo è salvo, e lo ritrovano. Lo fanno, così: senza serietà, ma senza alcun problema. Come se non avessero fatto niente, lì da me. Come se fosse stato niente: come se io fossi niente. A volte mi chiedo se non sono pazzi, a rischiare così: basterebbe un volto che si scopre, una persona che ti incrocia, uno sguardo che ti riconosce, e il loro universo sicuro e garantito andrebbe in pezzi. Tanto puo’, la loro insoddisfazione.
Quando ho saputo dal mercante di Genesaret che il Rabbi della Galilea sarebbe venuto e sarebbe andato a casa di Simone, quel fariseone che abita non lontano da qui, beh, mi sono sentita prendere da una curiosità mai provata. Da un bisogno, quasi. Indefinibile . Persino fastidioso, dal momento che mi rendevo conto che non riuscivo a rintuzzarlo con una risata e un’alzata di spalle. All’inizio, era solo una inquietudine strana, che non riuscivo a spiegarmi. Poi, piano piano, ho capito cosa mi si agitava nella mente. Era questo: e se io, la reproba, la peccatrice, quella che nessuno nomina, quella che nessuno conosce, se proprio io avessi potuto incontrarlo, il Rabbi? Vederlo, parlargli? Non era una pazzia, questa? Certo che lo era. Mai mi avrebbero fatto avvicinare. Figurarsi, una come me. Ma perché avrei dovuto, poi: per cosa? Mai stata religiosa, io. E come avrei potuto, anche volendolo, io, la reietta?
Il fatto è che avevo sentito su quel Rabbi molte e differenti cose. Mirabolanti, alcune: miracoli, miracoli, miracoli. Ma di quelli mi importava poco o niente. Non erano quelli a spingermi. Avevo sentito invece di parole nuove, di insegnamenti nuovi, di predicazioni diverse e mai ascoltate. C’era anche chi diceva che lui, figlio di un falegname, falegname lui medesimo, fosse addirittura l’ Unto, il Promesso, il Messia atteso. Dicevano che non dimostrasse paura o ritegno a parlare con tutti, ma proprio tutti. Compresi i pubblicani, compresi i romani. Comprese quelle come me . Dicevano di averlo sentito parlare della Legge in modo nuovo, del sabato fatto per l’uomo, e che insegnasse a chiamare Yahweh, abbà. Soprattutto, mi aveva raccontato il mercante di pelli, lo avevano sentito dire: le prostitute vi passano davanti nel Regno dei cieli. Una pazzia, vero? Però… e se davvero lo avesse detto? E se davvero lui fosse quello che dicevano , e , essendolo, davvero avesse detto questo?
Ecco, era questa la cosa che mi aveva toccato: continuava a tornarmi in mente, anche se continuamente la scacciavo (ci manca pure che mi metta a fantasticare come una verginella!) e continuamente me la ritrovavo tra i pensieri. Tra gli ansimi del cliente di turno, e i miei sguardi fissi sul soffitto della stanza, in attesa di quello successivo. Senza nemmeno sapere se le avesse detto per davvero, quelle parole, me le scoprivo piantate dentro, ad accendermi il cuore e a rivelarmi un mondo. Più che una rivelazione, una specie di conferma. Di qualcosa che, sotto sotto, mi apparteneva da sempre, anche se non sapevo di averla o di conoscerla. Una verità non detta e non dicibile. Nemmeno sperata. Inespressa, sotterrata, sepolta nel mio spirito. E adesso, era come se quel Rabbi sconosciuto le avesse detto: vieni fuori.
Prima l’ idea di incontrarlo, pensata quasi per scherzo. Poi l’idea che diventa un proposito, e il proposito mi metteva la febbre addosso. E mi faceva strana. Mi ero sorpresa persino a pensare ai mercanti e ai padri di famiglia che frequentavano il mio letto e il mio corpo quasi con una specie di tenerezza piena di comprensione. Mi dicevo: sai, la gente è sola, e , in fondo, si consola come puo’.
I giorni passavano e perché la mia mente non si perdesse in congetture inutili, in paure
per nulla, troncai con quell’ansia crescente e decisi che sarei andata a vedere, che avrei fatto di tutto per parlargli. Ma a dirgli, che, poi? Basta, il giorno alla fine venne, e non era più tempo di pensare, di fantasticare, di ragionare. Venne il giorno, e il Rabbi venne, e fu in casa di Simone. E siccome quello lo aveva invitato a pranzo, lui ci andò per pranzo e si mise a tavola con gli altri. La ressa di gente era tanta, fuori dalla porta, e non mi fu difficile mettermi nel mezzo, mescolarmi e, al momento giusto, avvolto il capo in una tela che mi coprisse il volto, scivolare dentro e raggiungerlo al suo posto. Mi ero portata un vasetto d’olio profumato: e non sapendo come fare, cosa fare e cosa dirgli, alla fine feci l’unica cosa che sapevo fare . Usare il mio corpo. Davanti a lui, mi rannicchiai ai suoi piedi. Piangevo, come mai avevo fatto prima. Lacrime mute, irrefrenabili, che mi venivano non so da dove e non so perché ; e con quelle gli bagnavo i piedi, e glieli asciugavo con i miei capelli sciolti, e glieli baciavo, i piedi, ungendoli intanto e cospargendoli di olio profumato e ricoprendoli con le mie carezze.
Ci fu un gran silenzio in quella sala. Poi un un gran trambusto. Un mormorio sempre piu’ forte. Una indignazione crescente e minacciosa. Sentii che qualcuno diceva, tra i presenti: ma che razza di profeta è, questo, se non sa che donna è quella che lo sta toccando? E un altro rispondeva : e se lo sa, perché la lascia fare? La parola scandalo! iniziava a sibilare e a serpeggiare ripetuta tra la gente. Poi parlò il Rabbi . Disse cose che mai avrei pensato di sentire. Parlava a Simone, ma io sentivo il suo sguardo fisso su di me, e la sua voce che mi pioveva dritta sulla testa. : “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Ci fu una pausa, poi mi sentii dire : “Ti sono perdonati i tuoi peccati“. Qui scoppio’ il putiferio: molti tra gli invitati, senza più tenersi, dicevano fra loro a voce alta “ Ma senti questo! Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?”. Li ignorò completamente, e mi parlò ancora. E disse, a me e a me sola : “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.
Tu. Tu sei diverso da tutti. Almeno tu, nell’universo. Sei un punto fermo, che non ruota mai intorno a me. Ho trovato un sole che splende per me soltanto, come un diamante in mezzo al cuore. Proprio Tu. Tu che sei diverso. So che almeno tu, nell’universo, non cambierai. Dimmi che per sempre sarai sincero. Dimmi che tu mi amerai. Davvero. Di più, di più, di più.
________________________________________________
“Almeno Tu nell’universo”
di Mia Martini.
Prima si odia e poi si ama
Cambia idea improvvisamente
Prima la verità poi mentirà lui
Senza serietà
Come fosse niente
Forse è troppo insoddisfatta
Segue il mondo ciecamente
Quando la moda cambia
Lei pure cambia
Continuamente, scioccamente
Almeno tu nell’universo
Un punto sei, che non ruota mai intorno a me
Un sole che splende per me soltanto
Come un diamante in mezzo al cuore
Almeno tu nell’universo
Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero di più, di più, di più
Come può lei si consola
Per non far sì che la mia mente
Si perda in congetture, in paure
Inutilmente e poi per niente
Almeno tu nell’universo
Un punto sei, che non ruota mai intorno a me
Un sole che splende per me soltanto
Come un diamante in mezzo al cuore
Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Non cambierai, dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero di più, di più, di più
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero, davvero di più
- Almeno tu nell’universo – Compositori: Bruno Lauzi / Maurizio Fabrizio