Ora rialzatevi!

8 Giugno 2019Lorenzo Cuffini

 

 

Scritto da MARIA NISII.

 

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo…

Dopo l’ascensione i discepoli sono rimasti a Gerusalemme, obbedienti al comando del Signore: ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, “quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo” (Atti 1,4-5). Sono i giorni della Pentecoste, che prima di diventare una solennità del calendario cristiano, era già una delle principali festività ebraiche (memoria del dono della Torah sul Sinai) per le quali a Gerusalemme si attendeva l’arrivo dei tanti ebrei residenti fuori dalla regione della Giudea e persino al di là dei confini della Palestina.

…Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (Atti 2,1-4)

È la Pentecoste, la discesa dello Spirito sui discepoli in forma di fuoco, il battesimo annunciato e atteso. E poiché in questo blog è di riscritture che ci occupiamo, non possiamo non ricordare come questo brano sia stato interpretato da molti esegeti proprio come una riscrittura dell’episodio della torre di Babele di Genesi 11. Là la dispersione in tanti popoli e tante lingue, qui la riunificazione dei popoli e la reciproca comprensione pur nella diversità degli idiomi:

…Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo.A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? (Atti 2,5-8)

 

La Pentecoste, Mosaico del Centro Aletti.

 

Leggiamo ora l’affascinante riscrittura in versi offertaci da Didier Rimaud, gesuita e poeta francese:

 

Ora rialzatevi! Prendete lo Spirito

come la vela prende il vento;

non tenetelo chiuso in voi stessi:

si gonfi di lui il vostro grido

– che sia d’impazienza o di gioia! –

poiché ben sapete per quale battesimo

viventi soffi voi rinascete!

A vele spiegate, prendete lo Spirito

come la vela prende il vento:

nel prenderlo, siatene preda!

 

La parola poetica non dice, piuttosto suggerisce, evoca. Per questo occorre leggerla e rileggerla. Le quattro letture proposte da Cartesio per i suoi scritti filosofici sono spesso insufficienti per comprendere un testo in versi. Si tratta infatti di un esercizio di attenzione ai suoi massimi livelli, quasi come quello richiesto per la preghiera. Ecco perché si parla di un connubio speciale tra le due. Nella Bibbia poi, Dio si esprime preferibilmente in poesia e forse anche per questo il linguaggio in versi (vedi i Salmi) sembra il più adatto per rivolgersi a Lui o per dire di Lui.

La poesia inizia laddove il linguaggio comune mostra i suoi limiti, si fa inaffidabile e ingannevole, insufficiente a esprimere la tensione al trascendente che pure abita la coscienza umana.Quale esempio più efficace allora del tema dello Spirito, che è stato formulato in preghiera prima ancora di essere compreso in concetti e definito in dogmi?

Ora rialzatevi! Il dono dello Spirito mette in moto, lo Spirito è vento che muove quella vela che noi siamo – un vento impetuoso secondo la nuova traduzione della Bibbia Cei, gagliardo nella precedente, che con questo gustoso aggettivo sottraeva il vento all’ambito del naturale, per attribuirgli già i caratteri di persona divina. Alzati! è anche il comando negli episodi di resurrezione (il figlio della vedova, la figlia di Giairo, Lazzaro), con tutta la portata di nuovo inizio che qui assume.

Prendete lo Spirito / come la vela prende il vento traduce il biblico “essere colmati”, “riempiti”. Nel racconto biblico, prima si riempie la casa (riempì tutta la casa dove stavano) e poi i presenti (tutti furono colmati).Qui invece l’immagine analogica suggerita dal “come” invita a visualizzare una vela penetrata dal vento, che non può restare immobile, impassibile, distratta. Il vento l’ha riempita e lei si gonfia, tanto che si può parlare di vela quasi solo se è gonfia, come del discepolo quando è “riempito” dello spirito divino.

Tale è la forza dirompente dello Spirito da non poterlo trattenere – non tenetelo chiuso in voi stessi. E come già quei primi discepoli cominciarono a parlare in altre lingue, qui lo Spirito/vento gonfia il grido… d’impazienza e di gioia. Lo Spirito muove, spinge oltre, forza il grido. La gioia è incontenibile, una scarica di adrenalina in chi è nato soffio vivente (Gen 2,7).

L’immagine si colora di nuove sfumature e la vela si fa voce, grido. Si viene al mondo con il pianto e con il battesimo nello Spirito si rinasce grido, voce impetuosa e gagliarda di chi non può trattenere quanto ha dentro.

A vele spiegate, prendete lo Spirito / come la vela prende il vento: / nel prenderlo, siatene preda! Non temere di diventare preda dello Spirito, prendilo come fa la vela, che prende vita quando è spiegata. Dunque, alzati e vai!

 

Vele gonfiate dal vento

 

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  • In copertina: Duccio di Boninsegna, La Pentecoste.

 

 

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