Paolo riscrittore
Scritto da GIAN LUCA CARREGA.
Come ben sanno i lettori non sprovveduti della Bibbia, i primi riscrittori della Scrittura sono gli stessi autori biblici. Già dai primi capitoli della Genesi ci imbattiamo in un duplice racconto della creazione dell’uomo, in cui una versione “corregge” l’altra. Questo modo di procedere è alquanto comune nella Bibbia, dove chi scrive dopo curiosamente non cancella quello che non gli aggrada, ma si limita a giustapporre la sua variante. Trovo squisito questo modo di procedere, così rispettoso di chi la pensa diversamente da non volergli togliere il diritto di parola pur avendo il potere di farlo, forte di parlare per ultimo…
Il meccanismo è all’opera anche nel Nuovo Testamento, dove abbiamo quattro vangeli e non uno soltanto. Ma è su un altro aspetto che vorrei soffermarmi, quello del rapporto tra i due Testamenti. Al tempo in cui scrivono gli autori del NT ne esiste uno, che essi chiamano la Scrittura o le Scritture ed è ovviamente la Bibbia ebraica, perché non sono consapevoli che stanno scrivendo la seconda parte di quella che diventerà la Bibbia cristiana. Il fatto che i vangeli siano intrisi di citazioni dell’AT non fa molto problema perché Gesù dialogava con persone ebree e i vangeli si muovono ancora in quell’ambito giudaico.
Più sorprendente, invece, è il frequente ricorso alle Scritture ebraiche da parte di Paolo. Non per la persona in sé, un fariseo cresciuto nello studio della Legge che la conosceva a menadito, ma per i destinatari, che erano per la maggior parte dei pagani convertiti alla fede cristiana. Non è facile spiegare perché Paolo citi spesso queste Scritture di cui i membri delle chiese paoline non dovevano essere esperti. E forse ancora più stuzzicante, per non dire persino scandaloso, è il modo in cui le cita. La grande venerazione per la Parola di Dio ci spinge a rispettarla e a tramandarla nella forma più corretta possibile, mentre l’apostolo appare un discolo anche su questo punto, modificandola senza problemi quando lo ritiene opportuno. Proviamo allora a esaminare brevemente un paio di queste riscritture paoline dell’AT.
Dovendo convincere i fedeli di Corinto a mettere mano al portafoglio e sostenere la colletta per i poveri delle chiese della Giudea, Paolo mette sul tavolo diversi argomenti, tra i quali anche la garanzia di approvazione divina per queste opere buone. Così si trova a citare un breve passo del libro dei Proverbi: “Dio benedice l’uomo gioioso che dona” (Prv 22,8). Ma Paolo preferisce sostituire il verbo “benedire” con “amare”, così che la frase suona: “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7). I motivi per questa variante non sono del tutto chiari, ma possiamo ipotizzare che Paolo non volesse veicolare l’idea di una sorta di baratto tra Dio e il fedele, così che Dio ricambiasse il dono fatto ad altri come se fosse una logica di scambio economico. Il verbo “amare” esprime maggiore gratuità e certamente ha un’accezione più ampia della semplice benedizione.
Il contesto del discorso influisce anche sul secondo caso che consideriamo, questa volta nella prima lettera che Paolo scrive alla comunità di Corinto (1Cor 1,19). Nella versione greca di Isaia 29,14 l’apostolo leggeva: “farò perire la sapienza dei suoi sapienti e nasconderò l’intelligenza degli intelligenti”. Chi volesse confrontare questo testo con quello che troviamo nelle nostre Bibbie, noterà che i traduttori greci hanno trasformato i verbi dalla terza persona alla prima persona (perirà/farò perire; si nasconderà/nasconderò). Poiché anche Paolo presenta i verbi alla prima persona singolare, è chiaro che sta seguendo la versione greca. Ma con una significativa differenza: al posto di “nasconderò” troviamo “annullerò”. Perché? Il verbo atheteo (“annullare”) rendeva meglio l’idea di ciò che Paolo intendeva dimostrare ai Corinzi: che Dio ha scelto ciò che è ignobile e disprezzato per “ridurre al nulla le cose che sono” (1Cor 1,28). Dunque l’apostolo si è sentito libero di modificare il testo biblico di Isaia per adattarlo al concetto che gli stava a cuore.
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- In copertina: Paolo, in “San Paolo “, film di Roger Young.