Perché la parabola non è una favola
Scritto da GIAN LUCA CARREGA.
Gli studi biblici si avvalgono spesso degli schemi comparativisti, cioè cercano all’interno di altre tradizioni gli elementi che possano aiutare a fare luce sull’origine e le dinamiche di ciò che si trova all’interno della Bibbia. È naturale, perciò, che in ambito narrativo si esplorino i testi della cultura greco-romana per trovare un parallelo a quella forma assai particolare di narrazione simbolica che troviamo diffusa nei vangeli sinottici e a cui diamo il nome di “parabola”. Di per sé il concetto di parabolè, intesa come similitudine, è conosciuto anche da Aristotele, ma questo non ci è di grande aiuto per capire come funziona una parabola evangelica. Più interessante può essere il confronto con un’altra espressione tipica della narrazione simbolica greco-romana, la favola. Qui abbiamo degli autentici campioni nel genere, basti pensare a Esopo, Fedro, Babrio. Si tratta nella maggior parte dei casi di brevi racconti aforistici che mettono in scena animali parlanti che diventano protagonisti di una vicenda allegorica da cui viene tratto un insegnamento morale. Il grammatico Teone definì la favola: “Lógos pseudès eikonízon aléthiean”, ovvero “Un racconto fittizio che mette in luce una verità”. Questa definizione potrebbe adattarsi benissimo anche alla maggior parte delle parabole evangeliche: Gesù racconta vicende verosimili che hanno come scopo evidenziare un comportamento da seguire o evitare oppure indicare il modo in cui si compie quella realtà così complessa e misteriosa che è il Regno di Dio. Ma rispetto alle favole, i racconti di Gesù hanno delle caratteristiche differenti. Il realismo delle situazioni è accentuato dal fatto che protagonisti sono sempre degli esseri umani e non animali od oggetti animati, una situazione che accentua il realismo e favorisce il processo di identificazione da parte del lettore o ascoltatore. Inoltre la favole rispondono ad un meccanismo universale, sono presenti nel patrimonio culturale di quasi tutti i popoli e si tramandano e si contaminano tra loro proprio perché il messaggio che esse trasmettono è di natura generica, adatto a tutti i tempi e a tutte le latitudini. Generalmente, invece, lo scopo delle parabole di Gesù è trasmettere un insegnamento specifico collegato alla sua persona e alla sua predicazione, difficilmente esportabile senza il contesto che l’ha originato.