Presepe: ri-scrittura per tutti.
Scritto da LORENZO CUFFINI.
Riscrivere per immagini i fatti della notte santa , attraverso una rappresentazione reale o artistica: in fondo il presepe è questo. Una riscrittura alla portata di tutti , che ci riguarda da vicino: tanto da poterla fare a casa nostra, in stretto collegamento alle tradizioni familiari. Grossomodo sempre uguale, ma sempre aperta a mille piccole varianti possibili, in un passaggio affettuoso e tranquillizzante tra le generazioni.
Come ogni riscrittura, il presepio mescola elementi “fedeli” alla narrazione originaria ad altri che vanno a riempire i tanti vuoti di un racconto scarno ed essenziale come quello dei Vangeli. Queste integrazioni di fantasia servono ad attualizzare l’evento, ricostruendolo in una realtà mixata, in cui qualcosa evoca la Palestina di 2000 anni e il resto è libera aggiunta o reinterpretazione. I presepi che prepariamo nelle nostre case e nelle nostre parrocchie presentano tutti un carattere di curiosa, talvolta clamorosa, contaminazione spazio/temporale. Venditori di caldarroste ottocenteschi stanno accanto a cammellieri del deserto, contadinelle provenzali vicino a incantatori di serpenti con tanto di turbante, osterie di stampo inconfondibilmente occidentale accanto a variopinti , scenografici, orientalissimi re Magi. Una riscrittura senza tempo, senza spessore storico, ma che in fondo esprime – in modo immediato anche se ingenuo – l’ universalità e la trasversalità dell’arrivo del Salvatore come l’evento che attraversa e riguarda tutte le epoche e tutti i tempi.
Tuttavia ci sono casi particolari, in cui il presepio si propone una riscrittura decisamente più orientata al reale, quasi cronachistica e meglio attualizzata, ambientando la Natività non genericamente ai giorni nostri, ma in un preciso contesto di riferimento, che diviene così “la chiave di lettura “ del messaggio di salvezza del Natale per noi oggi. E’ il caso dei cosiddetti “presepi dei migranti”, allestiti in questi anni in diverse zone. In tutti, la nascita di Gesù viene rappresentata proprio nel mezzo di quel mondo a parte, di pura emarginazione e abbandono al proprio destino, che sono il mare e la terra attraversati dalle tragiche carovane di chi abbandona, spesso in fuga obbligata, la propria casa – ammesso che ci fosse ancora – in direzione Europa.
A Castenaso, vicino Bologna, niente capanna e niente mangiatoia. Un grosso drappo azzurro a evocare il mare, un gommone autentico, simbolo della migrazione, della condizione e anche della possibile accoglienza o rifiuto dei migranti: le sagome stilizzate in legno della Santa Famiglia, e quelle familiari del bue e dell’asinello, a bordo del gommone. Migranti tra i migranti, rifiutati tra i rifiutati, costretti a sistemazioni di fortuna e a rischio. Nessuna palma o grotta a protezione della intimità del fatto: disadorne pedane in legno chiudono l’orizzonte, a suggerire piuttosto la “ospitalità sorvegliata” dei centri di accoglienza.
Nel 2013, in Diocesi di Mazara del Vallo, nella parrocchia Sant’Antonio da Padova a Mazara Due, piena periferia della città, il “Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani” aveva realizzato un presepe dal contesto e dalla simbologia simile al precedente. ” Dentro una vera zattera in dotazione a un peschereccio, statue di cartone e colla raffigurano gli uomini di colore e una donna con in braccio il proprio bambino. La Natività è stata rappresentata in stile classico e sulla stella cometa c’è scritto Lampedusa. All’ingresso della grotta la simbologia è quella marinara: tipiche imbarcazioni congolesi e ghanesi si trovano davanti ai fari rosso e verde, come all’imbocco di un porto. E a fianco della Natività c’è il faro a luce bianca: simbolo di speranza ma anche di sicurezza per chi naviga per mare.”( dal sito della Diocesi di Mazara del Vallo, 26 dicembre 2013).
Nel 2015 , anche la Comunità di San Domenico di Lamezia aveva dato corpo a un presepe del migrante: “Rispecchiando una problematica sociale attuale: gli sbarchi di migliaia di migranti sulle nostre coste. Una barca della Guardia Costiera e il personale della capitaneria di porto che salva diversi profughi. Questa la scena che il Presepe di quest’anno ha voluto rappresentare. Un modo per sensibilizzare anche a Natale la società verso questo fenomeno che, a causa dei frequenti naufragi dei barconi, causa sempre più morti ( da www.lametino.it , 8 dicembre 2015)
È invece dedicato ” …all’accoglienza dei migranti e al ricordo di Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano di 3 anni trovato morto sulla spiaggia di Bodrum il 2 settembre 2015, e di tutti i caduti nella fuga dalle guerre e dalla fame, il Natale organizzato quest’anno dalla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Palermo nella Chiesa di Sant’Ignazio martire all’Olivella, che sorge sui resti della casa natale di Santa Rosalia.Il presepe del migrante inaugurato sabato scorso è stato allestito dentro una vecchia barca (il “barcone della speranza”) donato dai pescatori dell’Arenella, con la comunità integrata fra palermitani e famiglie di migranti. La rete che sporge dalla barca simboleggia la frase di Gesù “vi farò pescatori di uomini” nel senso della promozione dell’accoglienza. L’opera è stata realizzata dai volontari della Protezione civile regionale con i chierici e i giovani dell’Oratorio secolare di S. Filippo Neri” ( da www.ilgiornale.it cronache di Palermo dell’11/12/17)