Quando a riscrivere è la guerra
Scritto da LORENZO CUFFINI.
La guerra, quella vera, è quella che ti vivi addosso. Nessun racconto, e nessuna rappresentazione, per quanto veritiera e senza filtri, può naturalmente essere paragonabile. Per la maggior parte di noi, che del “ tempo di guerra” abbiamo avuto solo una vaga percezione indiretta, tramite i racconti dei nostri genitori e dei nostri nonni, è come se quelle storie adesso prendessero carne e vita nelle immagini che la tv ci porta quotidianamente in casa. Eppure la sensazione, e il rischio, è che tutto resti “incapsulato” nel modo delle immagini e dello schermo, a maggior ragione perché è da lì che ci è sempre arrivato tutto quello che abbiamo visto negli anni sull’argomento, attraverso documentari, film e fiction di ogni tipo.
Se della guerra solo pochi di noi hanno avuto esperienza diretta, la narrazione della guerra invece ci accompagna da sempre: dagli anni della scuola ad oggi, da Omero al cinema, passando per la letteratura, la musica e il giornalismo. Abbiamo incontrato tanti diversi modi di racconto, a seconda del punto di vista di chi ne parla ( storico, politico, militare, sociale ) dello strumento che si adotta ( parola, suono, immagine), di quello che si vuole trasmettere ( esperienze personali, storie di vita, battaglie, fatti storici). Naturalmente, insieme a tutti gli altri, sappiamo esistere anche un modo religioso di parlare e di raccontar la guerra. A cui gli ultimi papi, a partire perlomeno da Benedetto XV, quello della “ inutile strage” e in modo sempre più marcato dalla “ Pacem in terris” di Giovanni XXIII in avanti, han dato una sempre maggiore importanza e attenzione.
Ovvio che nella narrazione, quella per immagini occupi un posto di primo piano, per l’incisività, l’impatto e la forza espressiva sue proprie. Un’ immagine da sola, in certi casi, sa imprimersi nella memoria e comunicare con maggior potenza di un intero servizio o di una serata di approfondimento via dibattito. Senza voler toglier importanza all’uno e all’altra. A titolo di esempio, ne riportiamo qui di seguito alcune, tratte dalla cronaca di questo mese di guerra, che presentano anche una ulteriore caratteristica : rimandano visivamente a un’opera d’arte religiosa. In questo modo, succede che il singolo fatto che raccontano si trasfiguri, assumendo anche un altro significato e aprendosi su un orizzonte universale; e succede che l’opera d’arte richiamata, si attualizzi, come se fosse reinterpretata nel momento presente. Va da sé che essendo queste opere d’arte altrettante riscritture di pezzi di Scrittura, le immagini odierne correlate diventino in qualche modo esse stesse una rivisitazione contemporanea , giornalistica, di Scrittura. Come a dire: flash di Bibbia riscritti da un reporter.
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