Quando a riscrivere è la Sindone (2)….
“….non è così immediato da intuire il senso del recarsi a venerare, o a guardare, o anche solo a vedere un lenzuolo funebre, di venerdì notte, in agosto, in piena estate, mentre sulle spiagge, sulle montagne e nelle nostre città impazza la festa, freme la movida e brulica il divertimento!
Eppure un appello – che ha quasi il gusto di una provocazione – è stato rivolto a tutti i giovani del Piemonte e della Valle D’Aosta, ma a anche a quanti, non solo in Italia, percepiscono il fascino misterioso di quel Telo.”
Così si legge nel testo di meditazione e di approfondimento edito da Effatà Editrice e preparato per i duemila giovani che si sono iscritti all’eccezionale venerazione della Sindone a loro riservata, nella notte tra il 10 e l’11 agosto 2018, organizzata in occasione del Sinodo per i giovani.
Il “fascino misterioso di quel Telo” ha a che fare intimamente con la sofferenza. E’ di questo che “parla”, in modo universale, trasversale e drammatico, che coinvolge tutti, e che a tutti spalanca domande vertiginose, concatenate, senza facili risposte di nessun tipo. In questo senso possiamo dire che la Sindone non solo riscrive la Passione di Gesù Cristo, ma riscrive anche le infinite storie di dolore – e di ferocia – che si rispecchiano in essa, facendo del nostro Dio Qualcuno che ci è collega e fratello.
“Comunque la mettiamo, non è facile rispondere su chi sia quest’uomo.
Ma di una cosa, guardando questa figura, possiamo avere la certezza.
Chiunque sia, ha sofferto – letteralmente – da morire.
Qualunque cosa sia, questa immagine sembra avere a che fare con la cronaca nera.
Più che con la storia, l’archeologia, per non parlare della religione.
Girala come vuoi, ma questa immagine racconta sempre una storiaccia.
Amico mio: che cosa ti hanno fatto?!
Possiamo guardarti come in uno specchio, e vederci riflessi e riprodotti tutti quanti i segni di un nostro corpo sofferente.
Ma possiamo anche guardarti come la prova visiva, se mai ne avessimo dubitato, di quanta violenza e ferocia sia capace l’uomo.
Ogni uomo.
Metti uno in grado di avere potere e dominio pieno, assoluto, incontrastato, sulla vita e sulla morte di un altro uomo e, prima o poi, ottieni questo.
Prima o poi, si arriva a Te.
Chiunque Tu sia stato, amico mio, sei un uomo come me.
Sei uno di noi.
Uomo, tra noi.”
- Testo tratto da “SINgDONE, Uomo tra noi”, 2015, Concerto reading per la Sindone, by LaPastCulTo.
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https://www.youtube.com/watch?v=Wrz8dS5CkqE
- I Nomadi – Auschwitz live Casalromano (MN) 1989.
“Son morto con altri cento,
son morto ch’ero bambino:
passato per il camino,
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz c’era la neve:
il fumo saliva lento
nel freddo giorno d’inverno
e adesso sono nel vento.
Ad Auschwitz tante persone,
ma un solo grande silenzio;
è strano: non riesco ancora
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo come può l’uomo
uccidere un suo fratello,
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone,
ancora non è contento
di sangue la belva umana,
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sarà
che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare,
e il vento si poserà”
(Francesco Guccini)