Raab, la fedele
Genealogia al femminile (2)
Scritto da MARIA NISII.
Tu vuo’ saper chi è in questa lumera
Che qui appresso me così scintilla,
come raggio di sole in acqua mera.
Or sappi che là entro si tranquilla
Raab; e a nostr’ordine congiunta,
di lei nel sommo grado si sigilla.
Da questo cielo, in cui l’ombra s’appunta
Che ‘l vostro mondo face, pria ch’altr’alma
Del triunfo di Cristo fu assunta.
Ben si convenne lei lasciar per palma
in alcun cielo de l’alta vittoria
che s’acquistò con l’una e l’altra palma,
perch’ella favorò la prima gloria
di Iosuè in su la Terra Santa,
che poco tocca al papa la memoria.
(Dante, Divina Commedia, Paradiso IX, 112ss)
L’anima che scintilla come raggio di sole in acqua mera è Raab, prima delle anime assunte dal Cristo trionfante, collocata nel cielo di Venere a segno di tripudio per la vittoria di Giosuè che lei favorì nella Terra promessa. Quando Dante scrive, la via alla Terrasanta è preclusa: ci vorrebbe una nuova crociata, sembra suggerire, ma per ora il fatto poco tocca al papa la memoria…
Raab, seconda figura femminile citata nella genealogia matteana del Messia, è la prostituta cananea che ospita nella sua casa a Gerico due esploratori dell’esercito di Giosuè, il quale attendeva al di là del Giordano, studiando la tattica migliore per impadronirsi della città. La donna favorisce la missione dei due, prima nascondendoli e poi aiutandoli a fuggire, calandoli dalla propria finestra con una corda. Quando Gerico sarà presa, Raab e la sua famiglia saranno gli unici a scampare dalla legge dello sterminio.
1 Or Giosuè, figlio di Nun, mandò due uomini da Scittim per spiare di nascosto, dicendo: «Andate, ispezionate il paese e Gerico». Così essi andarono ed entrarono in casa di una prostituta, chiamata Rahab, e là alloggiarono. 2 La cosa fu riferita al re di Gerico, e gli fu detto: «Ecco, alcuni dei figli d’Israele sono venuti qui questa notte per esplorare il paese». 3 Allora il re di Gerico mandò a dire a Rahab: «Fa’ uscire gli uomini che sono venuti da te e sono entrati in casa tua, perché sono venuti a esplorare tutto il paese». 4 Ma la donna prese i due uomini e li nascose; poi disse: «È vero, quegli uomini sono venuti da me, ma non sapevo di dove fossero. 5 Al momento in cui si chiudeva la porta della città, quando era buio, quegli uomini sono usciti; dove siano andati non lo so; inseguiteli subito, perché li potete raggiungere». 6 (Essa invece li aveva fatti salire sul tetto e li aveva nascosti fra gli steli di lino, che aveva disteso sul tetto). 7 Essi allora li inseguirono sulla strada del Giordano, verso i guadi; e non appena gli inseguitori furono usciti, la porta fu chiusa. 8 Or prima che le spie si addormentassero, Rahab salì da loro sul tetto, 9 e disse a quegli uomini: «Io so che l’Eterno vi ha dato il paese, che il terrore di voi è caduto su di noi, e che tutti gli abitanti del paese vengono meno dalla paura davanti a voi. 10 Poiché noi abbiamo udito come l’Eterno asciugò le acque del Mar Rosso davanti a voi quando usciste dall’Egitto, e ciò che faceste ai due re degli Amorei, di là dal Giordano, Sihon e Og, che votaste allo sterminio. 11 All’udire queste cose, il nostro cuore è venuto meno e non è più rimasto coraggio in alcuno a motivo di voi, perché l’Eterno, il vostro DIO, è DIO lassù nei cieli e quaggiù sulla terra. 12 Or dunque, vi prego, giuratemi per l’Eterno che, come io vi ho usato clemenza, anche voi userete clemenza con la casa di mio padre; datemi quindi un segno sicuro 13 che lascerete in vita mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle e tutto ciò che appartiene loro, e che risparmierete le nostre vite dalla morte». 14 Quegli uomini le risposero: «Le nostre vite per le vostre, purché non sveliate questo nostro affare; e quando l’Eterno ci darà il paese, noi ti tratteremo con clemenza e lealtà».(Giosuè 2)
Raab è ancora ricordata nella lettera agli Ebrei: Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl’increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori (11, 31).Nel libro di Giosuè prima e nella lettera agli Ebrei poi, a una donna straniera è quindi attribuito il riconoscimento del Dio di Israele, grazie al quale lei deciderà di facilitare la conquista della sua città, mettendola nelle mani di gente sconosciuta. Il racconto avrebbe dell’incredibile, se non fossimo nel libro di Giosuè in cui le vittorie sono assicurate dalla fede nell’Eterno: Sii forte e coraggioso; non aver paura e non sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo DIO, è con te dovunque tu vada (Gs 1,9b). Si tratta di un’obbedienza esemplare che crea un modello paradigmatico. Più che un racconto storico è dunque una lettura teologica volta ad affidare a un tale personaggio una fede ricevuta per grazia e accolta in sé per un intuito probabilmente neppure ben compreso.
Rahav meno ancora di Tamar poteva conoscere quella gente venuta dalle viscere del deserto e la divinità nomade con loro. Eppure ne ha avuto notizia. La prostituzione è mestiere di confine, accoglie uomini di passaggio senza chiedere documenti, raccoglie notizie da chi beve un bicchiere e racconta volentieri. Le prostitute hanno orecchie discrete, sanno tenere i segreti. […] Pronuncia quattro volte il nome prezioso della divinità di Israele, perché si è messa sotto la sua protezione. Fa qui atto di credo ancor più profondo di quello di Tamar, si consegna passando per il tradimento del suo stesso popolo, ma salvando quelli del suo sangue. Fa giurare i due ospiti nel nome di quella divinità, alla quale si affida anche nella richiesta di giuramento (Erri De Luca, Le sante dello scandalo, p. 26-28).
Abbiamo già avuto modo di notare la visione romantica della prostituzione in Erri De Luca (cfr “Prettywomen”https://scrittoridiscrittura.it/senza-categoria/pretty-women?fbclid=IwAR06fSxfIqIbALxn2VRdkIgwRQDG1XeQxdAt-FTOI6jlZCLz6WVnRCTnvDg), il quale tuttavia aggiunge un tassello significativo al racconto biblico, immaginando una ragione possibile, o se vogliamo razionale, alla confessione di fede della donna. Raab diventa credente e fedele al Dio di Israele, anche se questo implica il tradimento della sua città, tanto che a suggello del racconto De Luca riporta una tradizione secondo la quale Raab sposerà Giosuè.
15 Allora ella li calò dalla finestra con una corda, perché la sua casa si trovava sulle mura della città, ed essa abitava sulle mura. 16 E disse loro: «Andate verso il monte, affinché i vostri inseguitori non vi abbiano a trovare; e rimanete nascosti là tre giorni, finché i vostri inseguitori siano ritornati; poi andrete per la vostra strada». 17 Allora quegli uomini le dissero: «Noi saremo sciolti dal giuramento che ci hai fatto fare, 18 a meno che, quando entreremo nel paese, tu attacchi alla finestra per la quale ci fai scendere questa cordicella di filo scarlatto e raduni in casa presso di te tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la famiglia di tuo padre. 19 Se però qualcuno esce fuori dalla porta di casa tua, il suo sangue ricadrà sul suo capo, e noi non ne avremo colpa; ma il sangue di chiunque sarà con te in casa ricadrà sul nostro capo, se qualcuno gli metterà le mani addosso. 20 Ma se tu riveli questo nostro affare, saremo sciolti dal giuramento che ci hai fatto fare». 21 Ella disse: «Sia come avete detto». Poi li congedò, e quelli se ne andarono. Essa allora legò la cordicella scarlatta alla finestra.
La storia della salvezza non è irrazionale ma racconta storie di uomini e donne non sempre lineari, quasi mai comprensibili dall’esterno e, anzi, più sovente cariche di contraddizioni. Ellittica per la sua natura teologica, agli occhi del lettore contemporaneo la storia biblica appare carente di tanti dettagli che meglio aiuterebbero a comprendere. Lo sforzo che richiede è indubbiamente affascinante ma se a questo ci sottraiamo, riduciamo storie di una forza sconvolgente a fiabe disneyane. A differenza di Tamar che si finge prostituta, Raab è connotata dalla sua professione.Ma pur condannandone l’attività al punto da associarla al peccato di idolatria (“Come mai è diventata una prostituta la città fedele?”, Is1,21), la storia sacra introduce figure femminili che diventano salvifiche anche a causa della loro avvenenza o della supposta disponibilità che sembrerebbero esibire, come è il caso di Giuditta. Altrove invece, quando i tempi si fanno più duri, le donne diventano purtroppo merce di scambio per vendette tutte maschili, come nel caso di Dina (Gen 34) o della concubina del levita (Gdc 19).
Aver accolto questo personaggio femminile, la cui professione la relega nelle categorie dell’impurità e del peccato, è quindi indice che con il Messia si inaugurano tempi nuovi.
«In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli» (Mt 21,3b1-32)
Nel vangelo di Matteo, a cui appartiene la genealogia che stiamo commentando, troviamo un riferimento non del tutto positivo, sebbene Gesù segnali la possibilità di una fede maggiore nei peccatori, con cui non casualmente condivide la tavola (Mt 9,1). Forse perché più consapevoli del bisogno di salvezza per via della loro situazione di paria, nei Vangeli prostitute e pubblicani sono spesso presentati in un atteggiamento umile e dimesso. L’esattore Matteo-Levi accoglie senza indugio la chiamata a seguire il Maestro (Mt 9), mentre nel vangelo di Luca troviamo la parabola che vede giustificato il solo pubblicano e non il fariseo che già si riteneva giusto (Lc 18).
È ancora nel vangelo di Luca che scopriamo i gesti di amore di una donna a Gesù, mentre Egli si trova a casa di Simone, il fariseo:
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.(Lc 7,37-38)
La donna è presentata come “peccatrice”, epiteto che torna nei pensieri di Simone: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice» (v. 39). La donna qui non è più persona, ma ridotta al suo peccato. Per questo Gesù invita il suo ospite a cambiare prospettiva: «Vedi questa donna?» (v. 44), gli dice, e prosegue raccontando quello che l’altro non ha saputo vedere, congedando infine la donna con l’assicurazione del suo perdono:«le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato» (v. 47).
La vicinanza di Gesù alle donne che si prostituiscono o l’avvicinamento di queste all’unico uomo capace di trattarle come persone è una delle rivoluzioni divino-umana donataci dal Vangelo, buona notizia per i peccatori e le peccatrici di tutti i tempi. Lieto annuncio per un nuovo Avvento.
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- In copertina: Foster Bible picture