Siamo tutti sulla stessa arca!
Scritto da ELETTRA FERRIGNO.
Siamo tutti Noè: tutti sulla stessa arca! Ora tutto il pianeta ha la forma di una stanza, di un’arca, di una cesta. «E’ il tempo che il sasso acconsenta a fiorire, che l’ansia abbia un cuore che batte, è tempo che sia tempo» (Paul Celan su POESIA n.102). E’ il tempo del Risveglio.
«Finché durerà la terra,
seme e mèsse,
freddo e caldo,
estate e inverno
giorno e notte
non cesseranno» (cfr. Gn 8, 22)
Poi la bonaccia sul mare: «Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. Nel decimo mese, nel primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti» (cfr. Gn 8,1; 5). Un corvo che se ne va, la fogliuzza che non tremola più, il vapore che sale dritto dalle narici dei bufali, i loro occhi tranquilli: anche per gli animali era tutto finito. La cessazione: un suono secco di frutto caduto, il palmo di una mano che si chiude nel palmo dell’altra, il ritorno di una colomba bianca con un ramoscello di ulivo nel becco, dopo essere andata raminga per le acque del diluvio e per le aure delle ansie amorose, senza appigli cui posare le sue zampe. L’anima ritorna felice al petto del suo amato a ricordare che misericordia e pace, certo, si baceranno (cfr. Sal 84).
Si può fare, si può tornare indietro e riparare. L’acqua sa perdonare, è una maestra allegra. Il cielo sopra il mondo smette di esplodere e fa posto ad un arcobaleno, un precipizio di grazia che si tende lì, da parte a parte, sulle nubi che abbracciano la madre terra e i suoi abitanti. Le braccia da cantiere che avevano costruito l’arca, appena fuori, trovarono la più alta applicazione nella costruzione di un altare, che recava inciso il grazie, unico olocausto gradito alla divinità quando l’uomo ne riconosce il primato e l’opera di salvezza: «Il Signore ne odorò il profumo gradito». Quelle braccia vengono dall’ordine divino di ripopolare la terra, sono il mondo numero due.
«E Dio disse:
“Questo è il segno dell’alleanza,
che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi,
per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi,
perchè sia il segno dell’alleanza tra me e la terra.
Quando ammasserò le nubi sulla terra
e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi.
L’arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna
tra Dio e ogni essere
che vive in ogni carne che è sulla terra”»
(cfr. Gn 9,22).
Dire fa avvenire le cose, è premessa obbligata del fare. E disse: con questo verbo la divinità crea e disfa, benedice, annulla, ricrea. Fa cieli nuovi e terre nuove, il suo dire contiene la novità dentro ad ogni cosa. Pittore è Dio, che dipinge un arcobaleno nel cielo per rammentare a se stesso, prima che all’uomo, un amore a prima vista che la creazione primordiale aveva fatto scoccare e che l’aveva innamorato follemente e irreversibilmente. Berît è l’allenza che fa seguire all’arcobaleno: un impegno incondizionato, un amore gratuito dichiarato a colpi di colori pastello nel cielo. Una raggiera di fasci luminosi per abbracciare in un colpo solo tutti, l’universo creato e quello di ogni uomo sono la sua eredità. Ecco l’arcobaleno, arco teso sulle nubi pronto a farci scagliare nuove frecce di speranza nel cielo terso e ripulito della nostra condizione umana. Quello spettro, che irradia allegrezza, si è ampliato fino a noi. Il suo fremito è una cupola che copre l’inclinazione al male fin dall’adolescenza del cuore umano, e oggi incita i bambini a disegnare arcobaleni, e i grandi con loro, e riempie ogni casa e i balconi in ogni strada.
Ora sappiamo che il bene è un filo invisibile, violentato e tenuto nascosto spesso nei diagrammi del giorno, confuso e svenduto a poco prezzo, un rovesciarsi attorcigliato di vite in un vicolo poco frequentato.
“Andrà tutto bene” (all shall will be well), disse la voce del Signore e che trovò accoglienza nel cuore di Giuliana di Norwirch, una mistica inglese del ’300, quando la Chiesa era lacerata dalla sofferenza durante lo scisma e il ritorno del Papa da Avignone a Roma.
Ora è anche il leit motiv di questi giorni, che affonda le radici nei racconti della scrittura sacra e nella speranza cristiana. E’ il motto non di chi si illude che tutto tornerà come prima, ma di chi sta integrando la sofferenza e sta rinnovando la sua fede sconfiggendo sordità e cecità per aprirsi alla consolazione.
“Andrà tutto bene” è frase di chi ha in mente un mondo nuovo. E lo farà.