Silenzi e rumore: la tristezza del giovane ricco.
Scritto da LORENZO CUFFINI.
Riscrittura inconsapevole (1) di Quaresima.
Gesù avvicinato dal giovane ricco.
Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. Egli rispose: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese: “Quali?”. Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”. Il giovane gli disse: “Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?”. Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze
( Matteo 19, 16-30)
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Ma perchè mi hai parlato così? Perché mi hai chiesto l’impossibile? Non ho sempre vissuto secondo la legge e i comandamenti? Ho sempre osservato tutte queste cose: e adesso devo sentirmi dire che non è servito a nulla? Ma non lo vedi? Quello che mi chiedi è impraticabile. E’ irrealizzabile. E’ tanto, è troppo. E’ tutto. No, no, no: è fuori dal mondo, quello che mi chiedi. Basta. Basta. Me ne sono andato. Me ne sono dovuto andare. Via da te, lontano da te.Voglio solo dimenticare. Te e le tue parole, te e il tuo invito crudele, te e la strada a senso unico che mi hai indicato: senza uscita, senza ritorno. Voglio star solo, non voglio più vederti, non voglio più ascoltarti. Me ne vado in giro, senza parlare con nessuno, senza sapere bene dove andare. Mi sforzo di non ricordarle, le tue parole, mi sforzo di dimenticarle, e dimenticarle in fretta.
Ma per quanto io scappi, la mia mente torna da te. Per quanto adesso mi faccia paura risentire tra me e me la tua voce, il silenzio che ti ho imposto, quello della tua mancanza, mi pesa, mi opprime e mi ferisce. E alla fine, non so bene come e quando, le tue parole me le ritrovo addosso, me le ritrovo dentro, mi scoppiano nei pensieri, mi riempiono la testa, mi agitano il cuore. Invece di starsene zitte, parlano, e parlano fortissimo. Tornano e ritornano e ritornano ancora, anche se non voglio.. Io non so se ascoltarle – o anche solo sentirle – mi faccia bene, mi convenga. Perché adesso so che sono pericolose, so che tu sei pericoloso: per la mia tranquillità, per il mio quieto vivere, per il mio sentirmi a posto con me stesso e con Dio; so che non li troverò mai più.
Ma, alla fine di tutto, il fatto è uno e uno soltanto: che io non ce la faccio, io non lo sopporto. Io non lo posso sopportare , questo silenzio innaturale tra me e te.
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“Fai rumore”
di Diodato.
Sai che cosa penso,
Che non dovrei pensare,
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un’anima,
Ma forse è questo temporale
Che mi porta da te,
E lo so non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te
Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale
Tra me e te.
E me ne vado in giro senza parlare,
Senza un posto a cui arrivare,
Consumo le mie scarpe
E forse le mie scarpe
Sanno bene dove andare,
Che mi ritrovo negli stessi posti,
Proprio quei posti che dovevo evitare,
E faccio finta di non ricordare,
E faccio finta di dimenticare,
Ma capisco che,
Per quanto io fugga,
Torno sempre a te
Che fai rumore qui,
E non lo so se mi fa bene,
Se il tuo rumore mi conviene,
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale tra me e te.
Ma fai rumore sì,
Che non lo posso sopportare
Questo silenzio innaturale,
E non ne voglio fare a meno oramai
Di quel bellissimo rumore che fai.
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- Ascolta a questo link il brano originale:
https://www.youtube.com/watch?v=FvO1ZALmVkQ
- (1) Riscritture inconsapevoli: canzoni scritte dai loro autori per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.