Situazioni difficili per Knopfler

31 Luglio 2021Lorenzo Cuffini

Scritto da  DARIO COPPOLA.

 

In uno scenario western, al tramonto, possiamo immaginare di sentire la canzone Follow me , nella quale Knopfler dice:

 

“Okay, il prete grida/ Che stasera la Vergine salirà in cielo/ Per tutto il giorno/ Sono rimasto da solo/ E quando la campana della chiesa ha suonato/ Sono rimasto fuori sulla torre/ Nel sole che tramontava/ Ora vieni donna, seguimi a casa/ Bene, non ho bisogno di preti/ Ma amo tutti/ E partecipo alla festa/ quindi bevo il mio vino”.

 

In Skateaway c’è l’esclamazione

“Alleluia, ecco che arriva la regina dei pattini”.

È tipica della religione ebraica, poi trapiantata nel Cristianesimo, la parola “Alleluia“: se la scomponiamo, Allel significa Lodare (Hallelהַלְּל), la desinenza –u esprime la seconda persona plurale voi (וּ), Jah o Yah

(יָהּ) significa Dio ed è proprio l’abbreviazione di YHWH (יהךה), il tetragramma impronunciabile che esprime il concetto del principio dell’Essere (Io Sono) coincidente con Dio stesso

“È stata creata in paradiso/ Il paradiso è nel mondo/ E’ solo un amore al volo […] Sai che sono stato creato per stare con la mia ragazza/ Come un sassofono è fatto per andare con la notte […] “.

 

 

Questa suggestiva sinestesia, che insieme a molte altre compare in Expresso Love, è associata al concetto di creazione, proprio dell’ebraismo e successivamente assunto dal cristianesimo; la creazione si differenzia concettualmente dalla generazione per due punti sostanziali:

  1.  chi crea (il creatore) è ontologicamente superiore a chi è creato (la creatura) e non è possibile una reversibilità fra i due;
  2. il creatore (l’Essere, all’infinito) crea dal nulla ex nihilo una creatura (l’ente o l’essente, al participio; cioè colui che partecipa dell’Essere cioè dell’infinito che è solo Dio); il genitore (che è un ente), invece, genera a partire dalla materia (il seme). Sul concetto di ex nihilo vi sono posizioni filosofiche anche diverse da questa (ma non è questa la sede per elencarle).

Una differenza fra questi due concetti fu resa dogma nei concili di Nicea I (325 d. C.) e di Costantinopoli I (381 d. C.) e rimane espressa nel Simbolo che recita, riferendosi a Gesù Cristo: “generato e non creato, della stessa sostanza del Padre”: perciò Cristo è Dio a tutti gli effetti, per la teologia cristiana, e se fosse stato creato non potrebbe esserlo.

Il concetto di paradiso, evocato a più riprese da questi e altri testi dei Dire Straits esprime una dimensione estranea allo spazio (l’infinito) e al tempo (l’eterno). Si è tentato paradossalmente di spazializzare nelle rappresentazioni il paradiso, che è divenuto un “luogo” nel quale v’è l’eterno scorrere della vita dei defunti. Paradesha è il termine originario sanscrito che esprime questo paradosso della localizzazione di ciò che è fuori dallo spazio e indica infatti un luogo superiore, che venne in seguito compreso e mutuato anche nella nostra cultura occidentale: così, in espressione iranica, pairidaeza indicò un luogo “creato attorno” (pairi= attorno) e (-diz= creare) – una sorta di giardino recintato – che  che confluì nel greco paràdeisos, fino al latino paradisus, da cui derivò il sostantivo italiano paradiso.

Torniamo ora ai Dire Straits, ricordando che tutti i testi del gruppo britannico sono stati scritti da Mark Knopfler:

“Qualcuno nei corridoi è stato sentito starnutire/ Santo Iddio, potrebbe essere una malattia industriale? […] il guardiano è stato messo in croce perché dormiva lì al suo posto […] I lavoratori sono disgustati, depongono gli attrezzi e protestano […] tutti sono d’accordo/ Che questi sono i tipici sintomi di una stretta economica;[…] La filosofia non serve a nulla e ancora meno la teologia/ La storia ribolle, c’è un ristagno nell’economia/ i sociologi inventano nuove parole che significano; La Malattia Industriale; […]Due uomini sostengono di essere Gesù, uno dei due deve aver torto […] Intanto il Gesù originale dice; Avrei il rimedio immediato/ Aboliamo i lunedì mattina e i venerdì pomeriggio;/ l’altro fa lo sciopero della fame, sta morendo lentamente/ Come ha fatto Gesù a prendere la Malattia Industriale?” – (da Industrial Disease).

 

 

In queste parole trapela uno scetticismo religioso che tuttavia fa ricorso al cristianesimo, addirittura clonandone il fondatore, ossia la divinità. Questa antitesi fra il vero e il falso Gesù Cristo evoca in qualche forma un concetto chiave della teologia cristiana, ossia le due nature nella seconda persona della Trinità, che è Dio Figlio, cioè Gesù Cristo stesso: la sua natura divina, affermata dal Concilio di Nicea I, già citato sopra, e la di lui natura umana, affermata dal Concilio di Calcedonia del 451 d. C.

Scrive ancora Knopfler:

“Cammini lassù su un filo sospeso/ sei una danzatrice su un ghiaccio sottile/ Non ti importa del pericolo/ E ancor meno dei consigli/ I tuoi passi sono proibiti/ Ma, conoscendo il tuo peccato/ Butti via il tuo amore agli estranei/ E la prudenza al vento […] Ci vuole l’amore piuttosto che l’oro/ Spirito e non materia/ Per fare quello che devi/ Quando le cose che hai/ possono cadere e andare in frantumi/ O scorrere tra le tue dita come polvere”.  (da Love over Gold).

 

 

Nel Salmo 89 il salmista rivolgendosi a Dio dice: “Tu fai ritornare l’uomo in polvere“; parla della polvere, quella terra rossa originaria, dalla quale deriva Adamo (in ebraicoאָדָם), che significa “fatto di terra rossa” e che designa non solo il primo ma ogni uomo: terra si dice, infatti, Adamah (in ebraicoאֲדָמָה); il concetto di polvere è molto presente nella Bibbia ebraica e in quella cristiana; un altro esempio: “Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero” (Salmo 112). Si parla nei versi di Knopfler anche della prudenza che, con la temperanza, la giustizia e la fortezza, costituisce le quattro virtù cardinali, mutuate dallo Stoicismo, e così chiamate perché poste ai cardini della morale cristiana.

Dice ancora Mark:

“Ho sentito che i Sette Peccati Capitali/ E i Gemelli Terribili sono passati a farti visita/ Più grossi sono, cara/ Più ti attaccano duramente/ E tu sei sempre la stessa tu insisti/ Nello stesso vecchio campo dei piaceri/ Oh e non piove mai qui intorno/ Diluvia soltanto”  – (da It never rains)

 

Oltre ai vizi o peccati capitali, Superbia, Avarizia, Accidia, Invidia Ira, Lussuria, Gola, qui citati compare il tema del diluvio, conseguenza del peccato dell’uomo nella teologia ebraica e cristiana: tutti conosciamo la storia di Noè, per non parlare delle altre mitologie (Utnapishtim nell’Epopea di Gilgamesh; l’Indù Puranica di Manu; il mito di Deucalione e Pirra).

Nella cultura ebraico-cristiana al peccato segue il diluvio come punizione per l’espiazione…

Il peccato e le sue conseguenze; la distruzione e il ritorno alla polvere originaria; la “malattia industriale”: abbiamo riflettuto con Mark Knopfler su queste situazioni difficili che l’esistenza sulla terra impone agli uomini di fede in prospettiva di un’altra vita oltremondana. I Dire Straits con questi testi non analizzano propriamente un’esperienza religiosa del filosofico “male radicale” o del teologico “peccato originale”, ma ci fanno meditare insieme a loro sulle situazioni difficili che si sviluppano nell’esistenza e, infatti, Dire Straits significa letteralmente proprio situazioni difficili.

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  • Ascolta e guarda qui il video di INDUSTRIAL DESEASES ( 1982) :

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