Stragi di innocenti

16 Settembre 2016Lorenzo Cuffini

Scritto da Maria NISII

 

Nascerà in una stiva tra viaggiatori clandestini…

Niente della sua vita è una parabola,

nessun martello di falegname gli batterà le ore dell’infanzia,

poi i chiodi nella carne.

Io non mi chiamo Maria, ma questi figli miei

Che non hanno portato manco un vestito e un nome

I marinai li chiamano Gesù.

Perché nascono in viaggio, senza arrivo.

 

Nasce nelle stive dei clandestini,

resta meno di un’ora di dicembre.

Dura di più il percorso dei Magi e dei contrabbandieri.

Nasce in mezzo a una strage di bambini.

(Erri De Luca, Natale in Opera sull’acqua, p. 33)

immigrati

In queste estati calde di barconi di immigrati e di sbarchi che quasi non fanno più notizia tornano alla mente i delicati versi del napoletano De Luca, non credente eppure appassionato lettore della Scrittura. Tra i suoi temi più ricorrenti vi è quello del Natale di Gesù associato alla nascita dei tanti piccoli clandestini di tutti i tempi: “nascesse oggi, sarebbe in una barca di immigrati, gettato a mare insieme alla madre in vista delle coste di Puglia o di Calabria. Forse continua a nascere così, senza sopravvivere, e il venticinque dicembre è solo il più celebre dei suoi compleanni. Dopo di lui nessuno è residente, ma tutti ospiti in attesa di un visto. Siamo noi, pasciuti di occidente, la colonna di stranieri in fila fuori all’ultimo sportello” (Penultime notizie, p. 51).

( Tintoretto )
( Tintoretto )

Appena nato Gesù scampa il pericolo di una strage di innocenti voluta da Erode, di cui solo il Vangelo di Matteo (Mt 2,13-18) dà conto. Non entriamo qui nella questione della storicità dell’evento, adatta ad altri approfondimenti. Invece ci interessiamo del valore simbolico o se vogliamo delle ricadute antropologiche, più affini alla sensibilità letteraria che infatti non ha mancato di interrogarsi su questioni forse meno rilevanti all’indagine storica ed esegetica, ma estremamente convincenti per il lettore contemporaneo. “L’angelo avvisò in sogno solamente suo padre. Mancavano angeli per visitare pure qualcun altro, in sogno o in veglia? Mancava di personale specializzato o di volontà, il cielo? A volte la salvezza di uno solo è un’avarizia della provvidenza. Poteva spendersi, sprecarsi per qualcuno in più, tanto per non lasciare solitario il povero scampato, troppo raccomandato” (Penultime notizie, 45).

Analoga preoccupazione affligge il sarcastico e irriverente narratore de Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago, che di questa strage scampata dal piccolo Gesù ne fa la grande colpa del padre Giuseppe, venuto a conoscenza dell’intenzione di Erode ma, per l’angoscia, chiusosi in una preoccupazione cieca rivolta al solo figlio suo. Così il diavolo, sotto spoglie angeliche, annuncia a Maria il destino dello sposo: “è la crudeltà di Erode che ha fatto sguainare i pugnali, ma il vostro egoismo e la vostra vigliaccheria sono le corde che hanno legato mani e piedi alle vittime. Disse Maria, Che cosa avrei potuto fare. Disse l’angelo, Tu, niente, ché lo hai saputo troppo tardi, ma il falegname avrebbe potuto fare tutto, avvertire il paese che i soldati stavano andando a uccidere i bambini, c’era ancora tempo perché i genitori li prendessero e scappassero… non c’è perdono per questo delitto” (90).

Le scritture non spiegano e l’esegesi non si sofferma, ma il grido dell’uomo si solleva nelle parole che la letteratura fissa per dare voce ai tanti sofferenti le ingiustizie del mondo.

MADRE

 

Ci pensa invece la madre, preoccupata per questo destino di scampato del figlio, in uno dei due testi delucani che rinarrano i vangeli dal suo punto di vista: “Hanno ammazzato i bimbi per cercare il nostro, hanno versato il più innocente sangue. Che possa ricadere su di loro il fuoco delle nuvole. Questo nostro bambino inizia la sua vita da scampato alla strage. Si porta dietro uno strascico di sangue e il grido di dolore delle madri. Quanto dovrà fare per ripagare il loro strazio? Quanta misura di risarcimento dovrà versare in cambio?” (La faccia delle nuvole, 35).

Nel duetto che qui ricomponiamo, lasciamo rispondere il giovane Gesù di Saramago che, dopo aver appreso la colpa del padre, vive il tormento del suo destino neonatale, a cui non si sottrae: “e adesso io, cui la vita fu risparmiata perché conoscessi il delitto che mi ha salvato, anche se non avrò altre colpe, questa mi ucciderà” (173).

(Chagall )
(Chagall )

Ed è così che, “allo scadere del fiato disse con amore e con rabbia: la volontà tua. E si arrese. All’età di circa trentatré anni pagò tutto in un giorno il debito ai bambini ammazzati al posto suo” (Penultime notizie, 46).

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Erri De Luca, Penultime notizie circa Ieshu / Gesù, Ed. Messaggero Padova, 2009

  • La faccia delle nuvole, Feltrinelli, Milano, 2016
  • Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi, Torino, 2002

 

José Saramago, Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Feltrinelli, Milano, 2011 [1991]

 

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