Un concerto a riscrivere l’umanità di Dio

15 Maggio 2021Lorenzo Cuffini

Scritto da LORENZO CUFFINI.

 

Letto così, il titolo sembra perlomeno temerario. Eppure, proprio di questo si è trattato, quando giusto 6 anni fa  si è ideato, realizzato  e portato sul palco  “SINgDONE. Uomo, tra noi”, il concerto reading con cui, l’Ufficio per la Pastorale della Cultura della Diocesi di Torino e il Marco Nieloud Ensemble hanno voluto accompagnare l’Ostensione della Sindone. Un concerto, di canzoni pop/rock, e un reading: tre recitativi a dare qualche spunto di riflessione sul concetto di “Uomo, tra noi” .

 

 

ll concerto ha offerto, attraverso le suggestioni di un repertorio di canzoni e testi, alcuni spunti sull’intreccio tra la nostra vita e Dio, quale che sia la declinazione con cui viene venerato o creduto.

Pur prendendo le mosse da indimenticabili brani di autori italiani, come De Andrè, Guccini, Finardi, Bertoli, il programma del concerto, non ha poi tralasciato artisti stranieri quali Bob Dylan, i Rem e i Beatles, ad ulteriore testimonianza dell’universalità di questo genere di tematica e dell’attenzione su di essa riversata. In che modo queste canzoni si leghino all’ostensione della Sacra Sindone, è presto detto, ossia attraverso il rimando di questo lenzuolo ad un Uomo che ha subito ogni forma di sofferenza, anche la più atroce. Come disse Papa Francesco, nel 2013 parlando ai cappellani degli Istituti penitenziari, “Anche il Figlio di Dio è stato un carcerato, un giudicato, un condannato”.

Per questa ragione il progetto Singdone ha previsto una serie di tappe in luoghi di particolare sofferenza; così, dopo l’Istituto di pena minorile Ferrante Aporti ed il Cottolengo di Torino, è stata la volta della Casa circondariale “Lorusso-Cutugno” con i suoi oltre milleduecento detenuti, una nutrita rappresentanza dei quali ha avuto modo di assistere ed applaudire lo straordinario quartetto che ha calcato il palcoscenico torinese. A seguire altre due tappe: al Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese, e di nuovo al Santo Volto di Torino, in concomitanza con la visita di Papa Francesco, per la replica finale riservata alle giacchette viola, i Volontari della Sindone.”  ( da https://www.carceretorino.it/news/tra-i-detenuti-in-musica-luomo-della-singdone )

 

 

Il nostro fare canzoni e parole,  impastate come sono nelle storie e nelle vite di tutti i presenti , lasciandole parlare entrambe di noi, della sofferenza e di Dio, ha rappresentato un buon momento di cultura partecipata. Desideravamo portare il messaggio della Sindone ( Dio , uomo tra noi, viene a salvarci tutti condividendo la nostra sofferenza ) a quelli che non avrebbero potuto incontrarlo diversamente. In realtà , facendolo, ci siamo accorti di  averlo  ricevuto da loro, quello stesso messaggio, “incarnato” , per dir così, nella loro   esperienza di vita concreta e quotidiana. Si è realizzata, tra le nostre mani,  una osmosi tra vita vissuta e musica, tra sensibilità artistiche diverse e esperienze umane piu’ diverse ancora. E’ stata una grande e ancora vivissima emozione.

Nell’invitare alla partecipazione alla serata conclusiva del  SINgDONE Tour  2015, Marco Nieloud cosi’ scriveva:

Sono fermamente convinto che una canzone resta una canzone e per cambiare il mondo ci vuole ben altro. Dopo una vita passata ad amare forsennatamente, esplorare, scandagliare e vivisezionare Beatles, Lennon, Dylan, la grande canzone francese, alcuni cantautori, ecc., non è adesso che scopriamo l’acqua calda. Scopriamo e avvertiamo, forse per la prima volta grazie a questo concerto, certi brividi nuovi, certe emozioni, certe corde che vibrano meglio e forse più intensamente, o in modo diverso e, che so, forse viviamo anche meglio certe parole di “My sweet Lord”, o no? …

Ecco perché sono particolarmente legato a questo evento che prepariamo da mesi e a cui vi invito a partecipare, dove partecipare non vorrà dire solo esserci, ma cantare con noi per arrivare all’anima di certe canzoni. La Sindone ci parla di dolore e sofferenza, roba tosta per l’appunto, e roba che esula da qualsiasi convinzione o fede religiosa. La sofferenza ci riguarda tutti, purtroppo, prima o poi, e io lo so bene, quindi … Noi abbiamo affrontato e montato questo concerto “ex-novo” con un approccio totalmente laico, ma a volte mi sono sentito molto preso e toccato, anche “ religiosamente” da tutto il dolore e i disagi che ci stanno attorno da sempre, nelle carceri, negli ospedali, tra la gente con forti disabilità che ha avuto un momento seppure minuscolo di gioia cantando con noi, dentro a un’esistenza spesso impietosa e scevra di bei momenti. Quelle situazioni che ti fanno dire: “ma quanta fortuna ho avuto io?”, oppure, “ma quando mi decido a essere un cristiano un po’ miglior cristiano di quel che sono?”. Ecco, per me cantare la Sindone vuol dire proprio questo: portare anche attraverso una “semplice” canzone un momento di umanità, di riflessione perché chiunque sia stato messo dentro a quel lenzuolo, Gesù o chiunque altro, ne ha viste di cotte e di crude e tutta quella violenza, ahimè e ahinoi!, non è finita e non è scomparsa dal mondo: anzi proprio in questi tempi balordissimi assistiamo, spesso impotenti, a una  sua preoccupante recrudescenza .

In sintesi, non sentirete canzoni di chiesa (senza peraltro nulla togliere alle stesse), non sentirete un concerto palloso, greve, triste, truce o portatore di sfiga, non uscirete dal teatro dicendo: “Sì, vabbè, però che mattonazzo, che angoscia!” Niente di tutto questo, al contrario, potrete cantare e ricordare melodie e parole note e molto note di autori con la “A” maiuscola che hanno saputo andare oltre e trattare temi non sempre facili, sforzandosi di lasciare a modo loro il più bello dei messaggi:  un messaggio di speranza.”

 

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