Essere nel gruppo
Scritto da GIAN LUCA CARREGA.
Mi sono già occupato di Tommaso in altri post, ma sembra che questo personaggio sia una miniera di sollecitazioni continue e quindi vale la pena soffermarsi ancora sul percorso di questo discepolo anticonformista. Nel vangelo di Giovanni, Tommaso compare in tre circostanze. Una prima volta è nell’ambito del risuscitamento di Lazzaro. Gesù aveva corso il rischio di essere lapidato a Gerusalemme e tornare in Giudea rappresentava un rischio non da poco. I discepoli cercano di metterlo in guardia, ma lui non vuole sentire ragioni. Così Tommaso prende la parola e dice: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv 11,16). Sull’intonazione e il senso da dare a queste parole ho già scritto nel post del 27 gennaio 2018. Qui mi interessa solo notare che Tommaso parla a nome di un gruppo, perché si rivolge ai suoi colleghi e parla al plurale.
Stessa situazione in Gv 14,5, dove l’obiezione che pone a Gesù (“Non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?”) è sì di carattere personale, ma espressa nuovamente al plurale, segno che ritiene che anche gli altri condividano la stessa incertezza. E infine c’è l’episodio più noto, Gv 20,24-29. Qui il senso di appartenenza al gruppo è reso evidente dalla presentazione che lo descrive come “uno dei Dodici” (v.24). Ma il dato curioso è che, per motivi che non vengono spiegati, Tommaso aveva lasciato il gruppo al momento dell’apparizione del Risorto. Siamo liberi di pensare che i motivi potessero essere positivi o negativi. Resta il fatto che Tommaso, l’uomo del gruppo, non ha vissuto l’esperienza fondamentale del gruppo. Per certi versi è naturale che chieda di poter esser partecipe della stessa esperienza. Gli altri dicono di avere visto il Signore e lui domanda di vederlo per poter credere. Fino a qui non ci sarebbe molta da obiettare e la sua richiesta appare sensata, quasi lecita. Ma poi aggiunge la mano nel fianco e il dito nel segno dei chiodi e questo rappresenta un di più che appare una sorta di compensazione che dovrebbe porlo al di sopra degli altri.
Infatti quando Gesù riappare otto giorni dopo il rimprovero che muove a Tommaso è sostanzialmente incentrato su questo aspetto e lo provoca a mettere davvero il dito e la mano dove desiderava avere le prove della risurrezione. Anche in questo caso non sappiamo se poi effettivamente lo abbia fatto o meno, ma se ciò non è avvenuto possiamo dire che la visione del Risorto abbia riportato Tommaso nel gruppo e il fatto che abbia creduto lo certifica a tutti gli effetti come vero discepolo di Gesù: nel Quarto vangelo si è discepoli se si crede ai segni descritti in questo libro (20,30-31), perciò Tommaso può ritenersi reintegrato.