L’INCOMPIUTA (La perdita dell’Unità)

16 Dicembre 2023Lorenzo Cuffini

 

Scritto da  NORMA ALESSIO.

 

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. (Gn. 11, 1-9)

Babele è la città dove, secondo il racconto delle Sacre Scritture, i discendenti di Noè vollero costruire una città e una torre alta fino a raggiungere il cielo (e dunque Dio), ma che non riuscirono a completare perché Dio stesso creò scompiglio nei popoli e, facendo in modo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la torre fosse portata a termine. Gli esegeti distinguono in questo racconto due momenti diversi fusi insieme, in cui Dio discende due volte dal cielo: una per vedere la costruzione e l’altra per confondere le lingue della gente. Infine Dio  infligge due castighi diversi agli uomini: la confusione delle lingue e la loro dispersione per tutta la terra.

Questo mio post fa seguito a quello scritto da Lorenzo Cuffini sullo stesso tema il 19 maggio 2018, sempre su questo blog (https://scrittoridiscrittura.it/senza-categoria/benedetto-pentecoste-risana-e-supera-babele), a cui aggiungo le interpretazioni figurative. Nella maggioranza di queste, gli artisti hanno posto l’attenzione soprattutto sui particolari architettonici dell’immagine della torre e sulle modalità della sua costruzione – un vero e proprio cantiere – tralasciando spesso le azioni di Dio. Queste ultime  invece sono presenti in alcune delle rappresentazioni più antiche, come nel bassorilievo romanico in avorio della sagrestia della Cattedrale di Salerno risalente al 1050 dove è presente Dio alto quanto la torre in costruzione:

 

 

oppure nelle miniature, come quella del Libro d’Ore del maestro di Bedford (1424-1430) conservato alla British Library a Londra, dove, sulla sommità della torre, vi sono un paio di angeli che impediscono la continuazione della costruzione, con uomini che iniziano a picchiarsi e a buttarsi giù.

 

 

Ancora, nell’affresco del 1110-1130 sulla navata della Chiesa di Saint Savin sur Gartempe in Francia, Dio è presente, sceso sulla terra per fermare l’edificazione della torre e sembra frenato dalle proteste di un gruppo di operai.

 

 

Nel mosaico del XIII secolo dell’atrio della Basilica di San Marco a Venezia abbiamo il racconto suddiviso in due momenti: uno relativo alla costruzione della torre, con Dio che ne vede la realizzazione; l’altro con la discesa di Dio e la dispersione. A sinistra, il cantiere edile è in piena attività e Dio si affaccia da una lunetta di cielo  insieme a tre angeli; a destra appare Dio al centro della torre incompiuta a far cessare la costruzione mentre due angeli si allontanano in direzione opposte. Un particolare curioso è quello di un uomo che ha due dita alle labbra (allusione alla futura incomunicabilità linguistica?).

 

 

Edoardo Bennato, cantautore e rocker italiano, ma anche autore della copertina del suo album discografico dal titolo “La Torre di Babele” del 1976, rappresenta in modo originale una umanità dedita alla guerra componendo la torre quale evoluzione tecnologica dell’uomo attraverso lo sviluppo delle armi, strumento utilizzato costantemente nei secoli per farsi strada e conquistare la terra e lo spazio. Cento figurine di guerrieri e soldati sono disposte in un’ideale Torre di Babele cronologica: in basso a sinistra l’uomo primitivo con l’ascia, sulla sommità un missile. Lui stesso spiega: “È un’immagine che rappresenta il concetto biblico della Torre di Babele, con gli uomini determinati a sfidare la natura e Dio stesso, che alla fine li punì per questa loro presunzione. Tutti i brani di questo disco seguono un filo conduttore ben preciso e riflettono la mia posizione in contrapposizione ad ogni forma di conflitto. Avevo intuito che il modo migliore per descrivere i mali della società era quello di ridicolizzarli ed è per questo che le varie canzoni trattano in modo provocatorio ed ironico i vari argomenti legati alla guerra ed all’odio tra i popoli che non riescono a comunicare tra loro e quindi sentono l’esigenza di confrontarsi con la forza”.

 

 

Nel mosaico realizzato nel 2015 nella Chiesa Redemptor Hominis a Washington, negli Stati Uniti, da Marko Ivan Rupnik, non c’è la torre: ne vediamo solo la base, una scala e una zona confusa e contorta di blu, nero e grigio, segno dell’oscurità del male e della morte, mentre uomini dal volto coperto dai mattoni che portano sulle spalle, vestiti tutti allo stesso modo e con gli stessi colori cupi, salgono tutti per l’unica via.

 

 

L’unione tra le diversità dei popoli e delle lingue sarà concretizzata poi con la venuta di Cristo Risorto attraverso lo Spirito Santo a Pentecoste (At 2,4): “Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi”. L’artista contemporaneo Cristian Del Col, nella sua tavola realizzata nel 2020 per la Diocesi di Concordia-Pordenone, fa incontrare e dialogare bene le due scene di Babele e della Pentecoste. La torre è rappresentata nella confusione con una forma distorta, e solo un uomo tra quelli che salgono una scala a pioli ha una parte di volto scoperto (il secondo dal basso):  vede oltre la catasta di mattoni e incontra le fiammelle rosse che partono dalla mano di Dio e che scendono anche sulla torre di Babele, in segno dell’incontro con l’umanità. Risaltano la monocromaticità della torre in contrasto con la varietà di colori che sono nella Pentecoste; ciò a significare,come dice l’autore, che la ricchezza è contenuta proprio nella diversità, nell’identità personale di ciascuno e nella creatività di Dio.

 

 

 

Il cardinale Gianfranco RAVASI sottolinea che “La pluralità di culture e civiltà è, invece, un segno positivo quando si sviluppa nell’armonia, nella libertà, nella creatività. Diventa allora simile a una musica o a un coro dai mille suoni e dalle tante voci che si muovono in concerto, proprio come accade nella Pentecoste cristiana”.

Per una panoramica sulle varie opere con questo soggetto invito a visionare il link https://www.notedipastoralegiovanile.it/images/ARTE/babele.pdf , un opuscolo di note di pastorale giovanile di Maria Rattà dal titolo Immagini di salvezza – Il piano salvifico di Dio nell’arte (quinta parte) Babele: l’uomo sfida Dio.

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  • In copertina : particolare di una vetrata del Duomo di Milano

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