Tommaso,prima della fede : ” Io vivrò senza di Te.”

Riscritture inconsapevoli 2020 (6)

 

Tommaso:provare per credere ( Giovanni 20, 24-25)

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.  Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».

**********************************************

 

Tommaso non c’è. Tommaso non vede. Tommaso non crede. La sua protesta razionale di incredulità è netta, radicale, provocatoria. Ma, nonostante  tutto, non è definitiva. C’è quel ” se non ” a tenere aperta la partita: pone delle condizioni, ecco. Piene di pretese, impudenti, persino temerarie. Ma sono la piccola zeppa che tiene socchiuso uno spiraglio. E poi, Tommaso non crede, ma non molla. Non pianta tutto e tutti, Non se ne va. Resta. L’attaccamento a Gesù è tale che Gli rimane fedele, pur non credendo nella Sua risurrezione. Otto giorni di orizzonte chiuso, di solitudine, di incomprensione con gli amici. Ma di passione  e di legame assoluto con il suo Maestro.

 

*******************************

Io vivrò ( Senza te)  di Lucio Battisti
Interpretazione di Shel Shapiro
Io vivrò
Senza te
Anche se ancora non so
Come io vivrò
Senza te
Io senza te
Solo continuerò
E dormirò
Mi sveglierò
Camminerò
Lavorerò
Qualche cosa farò
Qualche cosa farò
Sì qualche cosa farò
Qualche cosa di sicuro io farò
Piangerò
Sì, io piangerò
E se ritorni nella mente
Basta pensare che non ci sei
Che sto soffrendo inutilmente
Perché so
Io lo so
Io so che non tornerai
Senza te
Io senza te
Solo continuerò
E dormirò
Mi sveglierò
Camminerò
Lavorerò
Qualche cosa farò
Qualche cosa farò
Sì, qualche cosa farò
Qualche cosa di sicuro io farò
Piangerò
Sì, io piangerò
Io piangerò
Io piangerò
Io piangerò
Io piangerò
  • Ascolta il brano a questo link:
______________________________
  • Riscritture inconsapevoli” , ovvero una  piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori  per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di evocare e rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.

Edoardo e i dodici: pronti a salpare

Riscritture inconsapevoli 2020 (5)

 

 

“Io vi mando…”: Gesù invia i dodici apostoli. (Matteo 10,5-20)

Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:….

 Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.

Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.”

 

 

***********************************

Non c’è che dire: un bel programmino tosto quello preparato da Gesù per il debutto missionario dei suoi Dodici. E a sentirselo proporre così, diretto e schietto sino alla brutalità, cosa sarà passato nelle teste di quegli uomini appassionati e senza esperienza alcuna?

***********************************

 

 

Edoardo Bennato, Pronti a salpare

Via da quei luoghi comuni verso luoghi eccezionali
Pronti a salpare
Non c’è niente di scontato tutto è ancora da scontare
Pronti a salpare
Contro il rischio di condanne condannati a rischiare
Pronti a salpare
Senza falsi documenti come autentici emigranti
Pronti a salpare, pronti a salpare
Niente rotte regolari solo porti alternativi
Pronti a salpare
Niente orari per gli arrivi niente luci niente fari
Pronti a salpare
Non appena si alza il vento prima che si alzi il mare
Pronti a salpare
Verso terre sempre verdi prima che sia troppo tardi
Pronti a salpare, pronti a salpare
  • Ascolta il brano a questo link:
____________________________
  • Riscritture inconsapevoli” , ovvero una  piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori  per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di evocare e rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.

Fabrizio, Loredana, Francesco e “le storie sbagliate”.

Riscritture inconsapevoli 2020 (4)

 

 

“Ognuno di noi ha la propria storia e non sempre è una storia “for export”, non sempre è una storia pulita. Tante volte è una storia difficile, con tanti dolori, tanti guai e tanti peccati. Cosa faccio, io, con la mia storia? La nascondo? No! Dobbiamo portarla davanti al Signore. “Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!”.

( Papa Francesco, Angelus del 16 agosto 2020 )

 

****************************************

****************************************

E’ una storia da dimenticare
E’ una storia da non raccontare
E’ una storia un po’ complicata
E’ una storia sbagliata.
Comincio’ con la luna sul posto
E fini’ con un fiume d’inchiostro
E’ una storia un poco scontata
E’ una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale
Cos’altro vi serve da queste vite
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E’ una storia di periferia
E’ una storia da una botta e via
E’ una storia sconclusionata
Una storia sbagliata.
Una spiaggia ai piedi del letto
Stazione Termini ai piedi del cuore
Una notte un po’ concitata
Una notte sbagliata.
Notte diversa per gente normale
Notte comune per gente speciale
Cos’altro ti serve da queste vite
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
E’ una storia vestita di nero
E’ una storia da basso impero
E’ una storia mica male insabbiata
E’ una storia sbagliata.
E’ una storia da carabinieri
E’ una storia per parrucchieri
E’ una storia un po’ sputtanata
O è una storia sbagliata.
Storia diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale
Cos’altro vi serve da queste vite
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.
Per il segno che c’e’ rimasto
Non ripeterci quanto ti spiace
Non ci chiedere piu’ come è andata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata.
(Loredana Berté : Una storia sbagliata
di De Andre / Bubola)
Ascolta il brano a questo link:
  • Riscritture inconsapevoli” , ovvero una  piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori  per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di evocare e rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.

Michele e la pelle strappata del figlio prodigo

 

 

Riscritture inconsapevoli 2020 (3).

 

Il Figlio Prodigo: storia di tante “ fami” (Luca 15,11-17)

 

“Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso”

*****************************

 

La consapevolezza, costa.

Tempo, spensieratezza, solitudine, sofferenza, amarezza.

Eppure è il primo, indispensabile passo.

 

*****************************

Il Diario Degli Errori di Michele Bravi.

Ho lasciato troppi segni
Sulla pelle già strappata
Non c’è niente che si insegni prima
Che non l’hai provata
Sono andato sempre dritto come un treno
Ho cercato nel conflitto
La parvenza di un sentiero
Ho sempre fatto tutto in un modo solo mio
E non ho mai detto resta se potevo dire addio
Poche volte ho dato ascolto a chi dovevo dare retta

Ma non ne ho tenuto conto
Ho sempre avuto troppa fretta
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutti i torti e le ragioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Ho giocato con il fuoco
E qualcuna l’ho anche vinta
Ma ci è mancato poco
Mi giocassi anche la vita
Ho lasciato troppe volte
La mia impronta sopra un letto
Senza preoccuparmi troppo
Di cosa prima avevo detto
Ho guardato nell’abisso di un mattino senza alba
Senza avere un punto fisso

O qualcuno che ti salva
Ma almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Da tutte le mie contraddizioni
Da tutte le mie imperfezioni
Dalle paure che convivono con me
Dalle parole di un discorso inutile
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori
Almeno tu
Almeno tu
Almeno tu rimani fuori
Dal mio diario degli errori

 

2017, interprete Michele Bravi, Compositori: Federica Abbate / Alfredo Rapetti Mogol / Giuseppe Anastasi

 

_____________________________________

Riscritture inconsapevoli” , ovvero una  piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori  per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di evocare e rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.

Maria, Giorgia : la memoria donna.

Riscritture inconsapevoli 2020 (2).

 

“Ecco tua Madre!” ( Giovanni 19, 25-27)

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.  Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!».  Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

_______________________________________

Tra il esplicito di Maria all’Angelo e questo, tacito e inespresso, del Calvario si realizza tutta la parabola della  sua storia . Il primo è una accettazione dinamica e drammatica, con la forza e lo slancio  di una ragazza che nulla conosce del suo futuro; il secondo  è una accettazione muta e adorante, di chi tutto ha conservato nel suo cuore, fino a questa devastante rivelazione. Il primo è promessa, il secondo, compimento. Sul Calvario, ci dicono i teologi, Maria diventa “madre della Chiesa” ricevendo , nel momento della massima privazione personale ( quella della mamma che perde il proprio figlio) la prima “consacrazione” pubblica.

Nel mezzo, trent’anni o giù di lì di vita “comune” con quel figlio, e altri tre anni di progressivo distacco e di preparazione al mutare necessario delle loro storie e della loro relazione. Ma la Maria della fede e della Chiesa nascente, verosimilmente, non hanno soppiantato o cancellato la Maria donna e madre. La Risurrezione, l’Ascensione e la Pentecoste le avranno dato certamente una gioia profonda  e la certezza  per il nuovo e definitivo incontro, ma senza togliere un grammo al peso della assenza, alla tenerezza dei ricordi domestici e al desiderio appassionato che colma l’attesa continua.

______________________________________

Gocce di memoria, Giorgia.
Sono gocce di memoria
Queste lacrime nuove
Siamo anime in una storia
Incancellabile
Le infinte volte che
Mi verrai a cercare nelle mie stanze vuote
Inestimabile
È inafferrabile la tua assenza che mi appartiene
Siamo indivisibili
Siamo uguali e fragili
E siamo già così lontani
Con il gelo nella mente
Sto correndo verso te
Siamo nella stessa sorte
Che tagliente ci cambierà
Aspettiamo solo un segno
Un destino, un’eternità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te
Siamo gocce di un passato
Che non può più tornare
Questo tempo ci ha tradito, è inafferabile
Racconterò di te
Inventerò per te quello che non abbiamo
Le promesse sono infrante
Come pioggia su di noi
Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai
Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te
  • Ascolta il pezzo a questo link:
  • In copertina : Maria e Gesù, fotogramma da The Passion di M.Gibson

 

  • Riscritture inconsapevoli” , ovvero una  piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori  per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di evocare e rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.

Disma, Jova e la solitudine spezzata

 

 

Riscritture inconsapevoli 2020 (1).

 

Disma* e Gesù: parole in croce. (Lc 23,39-43) 

«Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. 

***********

Ecco. Ma cosa avrà pensato – il cosiddetto “buon ladrone”- dopo aver avuto il coraggio di vincere la prostrazione delle croci, di riconoscere di fatto,, nel momento della massima desolazione, la divinita’ dell’uomo inchiodato accanto a lui, di affidargli tutto se stesso – ricevendone l’ inaudita promessa della salvezza eterna, in sua compagnia?

************

Fango di Jovanotti.

Io lo so che non sono solo
Anche quando sono solo
Io lo so che non sono solo
E rido e piango
E mi fondo con il cielo e con il fango

Io lo so che non sono solo
Anche quando sono solo
Io lo so che non sono solo
E rido e piango
E mi fondo con il cielo e con il fango.

 

 

_____________________________________

  • Fango, di Lorenzo Cherubini ( Jovanotti), 2008, Album Safari

A questo link il testo completo della canzone

https://www.musixmatch.com/it/testo/Jovanotti/Fango

  • * Disma ( o Dismas) sarebbe il nome del  Buon Ladrone secondo una certa tradizione che si rifà all’apocrifo  Vangelo di Nicodemo ( IV secolo)

 

  • Riscritture inconsapevoli” , ovvero una  piccola raccolta estiva ed estemporanea di canzoni: scritte dai loro autori  per motivi e contesti tutti diversi, eppure in grado di evocare e rappresentare, almeno a qualche orecchio, un pezzo di Scrittura, che si riscopre lì dentro, come inconsapevolmente richiamata.

 

 

 

 

 

La traduzione di Matteo utilizzata da Pasolini e… tanto altro

 

 

Scritto da DARIO COPPOLA.

 

Nell’ultimo nostro intervento abbiamo completato l’analisi del film Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, ma non abbiamo ancora rivelato quale sia la versione del testo evangelico utilizzata, alla lettera, dal regista. Ebbene, eccoci al momento di rivelare la fonte.

Il gesuita Virgilio Fantuzzi, scomparso nel 2019, parlò di «vibrante entusiasmo religioso de Il Vangelo secondo Matteo» (1). Nel 1977, scrisse Fantuzzi:

«[…] è il solo [film, Ndr] nel quale il testo di un Libro Sacro sia seguito alla lettera […] nella traduzione […] approvata dall’Autorità Ecclesiastica»(2). Pasolini «aveva ragione nel dire di non essere credente “nella coscienza”, ponendo […] limite a ciò che […] è sicuro di sapere sul […] suo essere profondo (3)

 

In un programma di Radio Vaticana del 2005 dedicato al film, Fantuzzi fece riferimento a un suo articolo in cui citò il regista che, nel 1963, prima delle riprese, si esprimeva sul Gesù di Matteo: Pasolini diceva che Gesù, in Matteo, è «mite nel cuore, ma mai nella ragione […] non desiste un attimo dalla propria terribile libertà» (4) . Dopo vari decenni, nel 2014, anche L’Osservatore Romano ha scritto:

«Il Vangelo secondo Matteo rimane il miglior film su Gesù […] in cui la parola risuona più fluida, aerea e insieme stentorea. Scolpita nella spoglia pietra come i migliori momenti del cinema pasoliniano»(5)

 

Su un altro numero del giornale vaticano c’è un’autorevole testimonianza, ossia quella di Loris Capovilla:

«[Il film, Ndr] nacque dall’amicizia di […] Pasolini con don […] Rossi, fondatore dell’associazione Pro civitate christiana, e […] da un mancato incontro con Giovanni XXIII […] racconta Capovilla […] Pasolini […] il 4 ottobre del 1962 […] ospite della Cittadella […] avrebbe dovuto parlare […] ma […] Roncalli, in visita a Loreto, aveva deciso […] di concludere la giornata ad Assisi […] il convegno venne sospeso per permettere […] di rendere omaggio al Papa. Don Rossi e gli altri […] chiesero […] se volesse unirsi a loro, ma Pasolini […] passò il pomeriggio nella camera […] «Pier Paolo […] quando il Papa ci ha dato la sua benedizione abbiamo pensato a te» disse […] Rossi […] «[…] anch’io ho pensato a voi – rispose Pasolini – farò un film sul Vangelo di Matteo. L’ho deciso dopo aver letto […] il libretto […] trovato sul comodino. Però dovete aiutarmi, io non sono un credente»(6)

Ed ecco svelato qual è il libretto trovato da Pasolini su quel comodino.

 

 

Si tratta di una traduzione dal greco (Merck) fatta da B. Matteucci, approvata dall’Autorità ecclesiastica (1953); in copertina si vede la miniatura del Prologo giovanneo della Bibbia di Borso d’Este. Reperirla è stato molto emozionante: si trova, tra l’altro, proprio nella Biblioteca del Seminario Maggiore di Torino.

 

Concludiamo con un elenco di alcuni titoli di film di altri registi   ispirati al Cristo, dei quali potremmo parlare ancora:

Il ‘tableau vivant’ in Passion  di Léar, 1897.

The Passion prodotto da M. Klaw ed Erlanger, 1897.

Zecca, L. Nouguet, La vita e la passione di Nostro Signore Gesù Cristo, 1905.

W. Griffith, Intolerance, 1916.

W. Griffith, Intolerance, 1916.

B. De Mille, Il re dei re, 1927.

Duvivier, Golgota, 1934.

Emmer, Racconto da un affresco, 1941.

Emmer, Il dramma di Cristo, 1948.

de Morayta, Il martire del Calvario, 1952.

Vajda, Marcellino pane e vino, 1954.

Buñuel,Nazarin, 1958.

Fleischer, Barabba, (1961).

Rapper, Ponzio Pilato, 1961.

Ray, Il re dei re (remake), 1961.

Buñuel, Viridiana, 1961.

Stevens, La più grande storia mai raccontata, 1964.

Buñuel, La via lattea, 1968.

Bene, Salomé, 1972.

Wajda, Pilato e gli altri, 1972.

Corkidi, Colui che viene dal cielo, 1973.

Jewison, Jesus Christ Superstar, 1973.

Rossellini, Messia, 1975.

Zeffirelli, Gesù di Nazareth, 1977.

Jones, Brian di Nazareth, 1979.

Brooks, La pazza storia del mondo, 1981.

Olmi, Cammina cammina, 1983.

Scorsese, L’ultima tentazione di Cristo, 1988.

Rosi, Un bambino di nome Gesù, 1988.

Arcand, Gesù di Montreal, 1989.

Comencini, Marcellino pane e vino (remake), 1991.

Greenaway, The Baby of Mâcon, 1993.

Veronesi, Per amore solo per amore, 1993.

Boyle, The beach, (2000).

Gibson, Passion (2004).

Majevski, I colori della passione (2012).

 

Sono solo alcune fra le tante riscritture della Scrittura.

 

________________________________________________

  • Note:

(1)   Fantuzzi V., «Rassegna bibliografica. Segnalazioni. Cinema», in La Civiltà Cattolica 126(1975), 3003-3004, 331.

(2)     Id., «Vangeli cinematografici a confronto», in Ibid. 128 (1977) 3048, 579-580.

(3)    Ibid., 581.

(4)   Id., «Rubrica dello spettacolo. “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini. Versione restaurata», in LaCiviltà Cattolica 355(2004) 3706, 360.

(5)  Ranzato E., «Scolpito nella pietra», in L’Osservatore Romano 21-22 luglio 2014, 5.

(6)         Guidi S., «Quell’incontro mancato tra Pasolini e Roncalli», in L’Osservatore Romano 31 agosto 2014, 5.

 

 

Che miracolo! (2)

 

 

Scritto da  MARIA NISII.

(La prima parte dell’articolo è stata pubblicata sul blog l’11 luglio 2020, e la puoi leggere a questo link: https://scrittoridiscrittura.it/senza-categoria/che-miracolo )

 

 

Tornando ai nostri riscrittori degli anni più recenti, notiamo come questa posizione persista anche in Emmanuel Carrère nella sua riscrittura dell’opera lucana (Il Regno, 2015):

«noi, i moderni, preferiamo dimenticare i miracoli, nasconderli sotto il tappeto […e fare di Gesù…] una specie di psicanalista capace di guarire le ferite segrete, rimosse, di natura psichica e fisica, grazie soltanto al potere dell’ascolto e della parola» (Il Regno, p. 284).

Questo «imbarazzo da miracolo» colpisce alcuni, ma non indifferentemente tutti. In Gesù figlio dell’uomo di Kahlil Gibran (1928), un testo composto da numerosi racconti brevi in cui si dà la parola ai tanti che Gesù l’hanno incontrato o di lui hanno sentito parlare, Filemone – uno dei personaggi inventati – un farmacista greco e dunque un pagano, riferisce:

«Guariva malattie sconosciute ai Greci e agli Egizi. Si diceva perfino che richiamasse in vita i morti. Che questo risponda o meno a verità, testimonia comunque il suo potere; perchè solo a colui che ha compiuto grandi cose vengono attribuite cose grandi» (p. 21)

Nella stessa raccolta, dalla voce della sposa di Cana leggiamo:

«non provai stupore: perché già nella sua voce avevo udito i miracoli» (p. 32).

È però nelle parole di un pagano, Malachi di Babilonia, astronomo, che troviamo il più bel resoconto del libro sul tema:

«Questi miracoli di cui ti ho parlato li ritengo piccola cosa rispetto al miracolo più grande: lui, l’Uomo, che ha percorso le vie della terra, e ha trasformato in oro le mie scorie, e mi ha insegnato ad amare quanti mi odiano, e nel far questo mi ha dato conforto e ha ispirato dolci sogni al mio sonno. Nella mia esistenza è questo il miracolo. L’anima mia era cieca, l’anima mia era storpia. Ero preda di spiriti tormentosi, e giacevo privo di vita. Ma ora vedo con chiarezza, ed è eretta la mia persona. Sono in pace e sono vivo, per rendere testimonianza e proclamare il mio esistere a ogni ora del giorno» (p. 92)

Per ridire il miracolo, qualcuno ha pensato di usare parole diverse, per deviare dall’interpretazione classica o per aiutare a ripensarli. È il caso di Amélie Nothomb, nel recente Sete  (2020), in cui i miracoli nascono dal corpo, da un potere avvertito sotto la pelle che, in mancanza di parole adatte, Gesù stesso definisce «scorza». Per ottenere quello sforzo egli ha dovuto annullarsi, dimenticare la sua parte spirituale ed essere solo corpo:

«Non sono mai stato altro che me stesso, ma ho l’intima convinzione che questo potere lo possiedano tutti. La ragione per cui se ne fa così poco uso, è l’enorme difficoltà del procedimento. Occorrono coraggio e forza per sottrarsi allo spirito, non è una metafora» (p. 23).

Ancora adottando il punto di vista di Gesù, ma in questo caso con risultati migliori, in Cominciò in Galilea di Stefano Jacomuzzi (1995), la prostrazione fisica esprime piuttosto un senso di vicinanza al dolore umano:

«Scendono le ombre e desidero che la notte venga rapida, profonda. Per circondarmi del suo silenzio. Ma davanti alla casa di Simone vedo arrivare gente sempre più numerosa. Sono malati, soli o accompagnati da amici e parenti, e mi gridano la loro pena e piangono e hanno piaghe brutte, e tremano in tutte le membra, brancicano ciechi nell’aria vuota. Alzo gli occhi al Padre e tutta quella sofferenza mi cala addosso come un manto di stanchezza estrema. Poi mi metto a benedire, a toccare, a guarire» (p. 39).

Il miracolo in quanto fatica del corpo si presenta come un’alternativa alla completa rimozione, un’interpretazione più vicina alla sensibilità moderna, perché, pur non annullando l’elemento soprannaturale, «umanizza» (talvolta anche normalizza) l’evento che lì si dispiega. Lo ritroviamo infatti, in un’interpretazione molto efficace, anche nel film Maria Maddalena di Garth Davis (2018), in cui vediamo un Gesù interpretato da Joaquin Phoenix (da cui sono tratte le due immagini precedenti) che si sdraia accanto a un uomo per ridargli la vita, e appare fisicamente spossato dopo le guarigioni. Un film «fisico», che parla del corpo, come il romanzo breve di Nothomb, centrato sull’incarnazione. Perché il miracolo è anche una faccenda di corpi e il cristianesimo, in proposito, dovrebbe saperla lunga!

 

Che miracolo!

Scritto da  MARIA NISII.

 

«Diario di un romanzo rubato» posto a conclusione de Il vangelo secondo Pilato di Eric-Emmanuel Schmitt (2000) è un’ampia nota rivolta al lettore, in cui si dà conto del doppio vangelo riscritto (quello di Gesù dal Getsemani nel prologo e quello di Pilato che indaga sul corpo scomparso del condannato a morte).

 

 

 

In questo «Diario» Schmitt racconta la storia della sua conversione e la genesi dell’opera composta, in cui intende dare nuova vita a una figura che ritiene troppo nota per interessare ancora, dipinta raccontata e cantata in opere da museo o dimenticate, soffocata da pensatori che l’avrebbero ridotta a personaggio storico o all’opposto da una predicazione ecclesiale che ne avrebbe esaltato eccessivamente la divinità. Dopo tutto questo accumularsi di strati di vernice, a suo avviso, il personaggio di Gesù non sembra più interessare il grande pubblico, per il quale è ormai diventato un illustre sconosciuto. Una constatazione che sembra, almeno apparentemente, obliare l’ampia produzione di riscritture costantemente riproposte, anche di un certo successo, con le quali evidentemente l’autore non intende misurarsi.

Da questo «Diario» traiamo il discorso sui miracoli:

 

«So l’importanza che hanno i miracoli per certuni […]. Ora, ci tengo a presentare un Gesù distante rispetto ai suoi miracoli come un filosofo scettico, un Gesù che abbia letto Renan! Poiché Gesù non è il solo taumaturgo della sua epoca, i guaritori pullulavano in quei tempi di indistinzione scientifica in cui la frontiera tra il normale e il soprannaturale mancava perlomeno di precisione. Inoltre, credo che questo tema del miracolo non debba inquinare la fede moderna; al di fuori della resurrezione non mi interessa nessun miracolo. Infine Gesù stesso, come dicono molte volte i vangeli, sembrava molto infastidito dai suoi miracoli, al punto da non sopportare più che glieli chiedessero. Parecchie volte, si capisce che vi vede una deriva pericolosa, e precisa che la fede deve precedere il miracolo, non succedergli» (pp. 302-3).

 

A questi fenomeni il Gesù secondo Schmitt non dà quindi importanza e li minimizza – «uno sguardo, una parola possono curare, lo sanno tutti» (p. 59) – perché ritiene di non avere altro potere all’infuori di «aiutare ad aprire la porta» che conduce gli uomini a Dio. Riferisce dunque tutto come si trattasse di un grande malinteso e i racconti di miracolo diventano frutto dell’esaltazione di chi lo ama.

Come altri, Schmitt opera una riscrittura selettiva, persuaso di aver compreso quali tratti della vicenda evangelica siano meglio adatti al racconto nell’oggi e quali non lo siano. L’omissione del sovrannaturale, come ha appunto ricordato nel «Diario», era stata infatti già adottata da Ernest Renan in Vita di Gesù (1863):

 

«i miracoli furono per Gesù una violenza che gli fece il suo secolo, una concessione strappata da necessità contingenti. L’esorcista e il taumaturgo sono poi caduti, ma il riformatore religioso vivrà eternamente».

 

 

 

 

Ma per Renan, appunto, Gesù è stato solo un riformatore religioso. Eppure questa rimozione non nasce neppure con Renan, in quanto era già stata avviata nell’Illuminismo filosofico (cfr.Voltaire e Rousseau) dal giovane Hegel in Vita di Gesù (1795), in cui non si racconta la resurrezione né in precedenza si è parlato di prodigi, sfumando o eliminando del tutto ogni riferimento al miracolo.

 

 

1 – Continua

Touch (2)

 

 

Scritto da  NORMA ALESSIO.

Il miracolo di Gesù che segue quello dell’emorroissa è la guarigione della figlia di Giairo e le immagini nell’arte figurativa che ne abbiamo, colgono il fatto nella sua centralità quando Gesù e Giairo arrivano alla casa, come è descritto in modo colorito in Matteo (Mt 9,23-26) :

Gesù vide i suonatori di flauto e la folla che faceva lamenti funebri. Disse: «Andate via! La ragazza non è morta, dorme». Ma quelli ridevano di lui. Quando la folla fu mandata fuori, Gesù entrò, prese la ragazza per mano e quella si alzò. E in tutto quel territorio la gente parlò di Gesù”.

A quel tempo era consueta, in caso di un lutto, la presenza di personaggi come le lamentatrici e i flautisti per sottolineare il dolore della perdita, come vediamo nel rilievo, dell’epigrafe del 1810 per la tomba di Maria Magdalena Winkler, nella chiesa cimitero di Santa Croce a Landau an derIsar in Bassa Baviera.

 

 

 

Molti dipinti colgono il momento della resurrezione/risveglio della ragazza dalla morte/sonno. Per Gabriel Cornelius von Max, pittore e illustratore nato a Praga nel 1840 e morto a Monaco nel 1915, fascinato dall’occulto, il miracolo è lo spunto per dipingere nel 1881 il volto di Gesù con le sembianze di uno spirito ultraterreno, perché nell’azione che sta per compiere supera i confini tra questo mondo e l’aldilà; la ragazzina ha lo sguardo stupefatto in una luce bianca, surreale, in contrasto netto rispetto la figura completamente al buio di Gesù. Von Max vede nello spiritismo una scienza capace di spiegare una parte della esistenza umana e nell’espressione artistica la possibilità di catturare la momentanea risposta al mistero della vita, senza darsi la spiegazione cristiana. Questo pittore fu introdotto nel mondo del sonnambulismo, dello spiritismo e dell’occultismo negli anni Ottanta del XIX secolo, attraverso importanti rappresentanti della psicologia tedesca trascendentale come Carl du Prel e Albert von Schrenck-Notzing. Tuttavia, von Max dimostra interesse e quasi ossessione verso l’elemento misterioso e il segreto della vita e della morte.

 

 

 

 

George Percy Jacob Hood, (1857–1929) inglese, pittore e soprattutto illustratore di libri, contemporaneo di Von Max, rappresenta la stessa scena in un  dipinto del 1885 conservato alla Guildhall Art Gallery. Gesù, in abiti orientali del tempo, è solo nella stanza della ragazzina e, dietro ad una tenda scostata,  le persone cacciate fuori – non ben individuabili –  osservano. L’azione di Gesù non c’è, sembra stia ancora pensando a quello che deve fare, ma la ragazzina è evidentemente morta: da notare il braccio disteso verso il basso detto il “braccio della morte”, ricorrente nell’iconografia cristiana nelle Pietà: è il braccio del Cristo morto, che comunica con intensità espressiva la gravità dell’avvenimento presentato come dato irreversibile.

 

 

 

 

 

Tutt’altra è l’impostazione della scena dello stesso miracolo di Lin Delija, (1926 – 1994), artista albanese esule in Italia, nel periodo del regime comunista. Qui vediamo la ragazza che giace ancora distesa sul letto/sepolcro, attorno a lei figure semplici, quasi rozze, tristi e Gesù in bianca veste, figura immota e senza tempo, vicino a lei che le tende la mano. Per comprendere a fondo questo quadro, invito ad immergersi nei sentimenti dell’autore, nel suo senso religioso della vita, approfondendo la sua vicenda personale e la sua lunga amicizia con la conterranea santa Madre Teresa di Calcutta.

 

 

 

 

 

_____________________________________

 

  • In copertina: fotogramma dal Gesù di Nazaret , di Franco Zeffirelli  (1977)